Turismo (e non solo), 20.000 senza lavoro, sul litorale crollano le assunzioni

Lunedì 27 Aprile 2020 di Giuseppe Babbo
Spiaggia di Jesolo

JESOLO - Una crisi economica e sociale. Ma, soprattutto, un trend negativo che ha portato ad oggi un calo del lavoro dipendente, soprattutto turistico, di circa 20mila unità su tutta la costa veneta per il clima d’incertezza globale dovuto all’impossibilità di fare previsioni, anche a medio termine, a fronte dell’emergenza Covid-19. La fotografia che emerge dall’analisi sviluppata da Apindustria, l’associazione delle piccole e medie imprese di Jesolo, è drammatica. E proprio a Jesolo rischia di essere pesantissimo il conto per gli occupati negli hotel, tanto che secondo le stime dell’Associazione jesolana albergatori, rispetto allo scorso anno, ci sono seimila dipendenti non ancora assunti. 
«TORNATI INDIETRO»
«Di fatto – spiega Roberto Dal Cin, presidente di Apindustria Jesolo – si sono annullati gli effetti dei positivi ereditati nel 2019. L’emergenza sanitaria ha vanificato in un brevissimo lasso di tempo buona parte dell’incremento occupazionale che era stato realizzato nella lunga fase di recupero, rispetto ai livelli precedenti la crisi finanziaria del 2007-2008, iniziata nel 2014». Il rischio è che la tendenza possa peggiorare ulteriormente, fino ad arrivare alla perdita di 40mila posti di lavoro legati al comparto turistico e all’indotto. In caduta sono soprattutto i contratti a tempo determinato, sia per i settori “essenziali” che per il turismo. Nei servizi, dove l’attivazione di rapporti temporanei si riduce rispetto allo scorso anno mediamente del 68%, sono sempre i servizi turistici a segnare livelli da vero e proprio “blocco” (-82% dei contratti temporanei e -72% di quelli stabili). 
«La situazione di difficoltà è generalizzata – aggiunge il presidente di Apindustria Jesolo – e non ci consente di fare previsioni a lungo termine, ma non possiamo piangerci addosso ed esimerci dal programmare la ripresa sin da subito, partendo dal turismo, dalla riscoperta del territorio e delle sue eccellenze come l’ambiente, l’enogastronomia, il cicloturismo e i percorsi a cavallo. Come Apindustria stiamo mettendo in campo diverse risorse e opportunità al fine di supportare e nostre imprese ad avere le informazioni e gli strumenti per rimettersi in moto, nel migliore dei modi, facendo squadra. Sentiamo l’esigenza, ora più che mai, di rimanere saldamente in prima linea a fronteggiare la crisi offrendo una chiave di lettura propositiva e ottimistica, che consenta di interpretare il prossimo futuro attivamente. Sono azioni che facciamo in costante dialogo e sinergia con le varie Istituzioni e tutti i vari attori in campo, facendo ciascuno la propria parte per il bene dell’intero territorio». 
PRESSING DELL’AJA
In questo senso va registrata anche la presa di posizione dell’Aja, che ha sollecitato nuovamente una maggiore attenzione per il mondo del turismo. «Ad oggi – dice il presidente degli albergatori, Alberto Maschio – il governo non ha fatto nulla per la nostra categoria e in generale per tutto il settore. Ricordo che gli hotel sono chiusi semplicemente perché il mercato è bloccato, ma in nessun decreto ci è stata imposta la chiusura. Si parla tanto di ripartenza, ma ancora non abbiamo una data certa e non sappiamo che tipo di protocollo ci verrà imposto. A tal proposito, ribadiamo che le nostre strutture non sono ospedali e che l’ospitalità va salvaguardata». Ad essere ribadita è anche l’attenzione per i lavoratori stagionali. «Al governo – conclude Maschio – abbiamo proposto delle assunzioni con degli sgravi fiscali, ovvero di consentire alle aziende di pagare solo il costo del lavoro e di lasciare allo Stato il pagamento dei contributi per lo stesso importo dei bonus assegnati a chi è disoccupato. Risposte ottenute? Nessuna».
 

Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 10:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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