Ca' Foscari: «Tornelli a Venezia? No, la svolta è l'intelligenza artificiale»

Domenica 5 Settembre 2021 di Michele Fullin
Turisti a Venezia
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VENEZIA - Rimane caldo il tema dei tornelli, dopo le perplessità (per non dire contrarietà) di merito esplicitate qualche giorno fa dal ministro Dario Franceschini e, ieri dall'assessore regionale al Turismo, Federico Caner (ne riferiamo a pagina 8 del fascicolo nazionale).

Anche il sindaco Luigi Brugnaro, dicendo «nessuno ha la verità in tasca» si è mostrato pronto a nuove soluzioni meno impattanti che si dovessero prospettare, ma nel frattempo la sperimentazione di Comune con i partner industriali continua. La necessità di limitare i flussi turistici ad un numero massimo ben definito si è vista anche ieri, con la città piena di escursionisti come lo è peraltro dall'inizio di agosto.

CA' FOSCARI

Una mano tesa, in questo momento un po' di confusione, arriva dal mondo universitario e precisamente da Carlo Bagnoli, docente di Pianificazione strategica a Ca' Foscari, il quale coordina un progetto sul turismo a livello regionale cui partecipano quattro università e un centinaio di aziende. Al di là del dilemma tornelli sì - tornelli no in questo caso il paradigma del ragionamento viene spostato dall'impedimento alla redistribuzione dei turisti, fermo restando che un qualche sistema di numero chiuso Venezia dovrà averlo, se vorrà ancora continuare a chiamarsi città.


LA PROPOSTA

«Il Comune con Tim hanno già tutta la dotazione hardware e software sufficiente a impostare un certo tipo di discorso - spiega Bagnoli - Con i sensori e le celle telefoniche la Smart control room raccoglie quantità enormi di dati e la mia proposta è: e se cominciassimo a sperimentare pacchetti turistici personalizzati ai visitatori che si registrano e si fanno profilare? In questo modo si arriverebbe a proporre itinerari e destinazioni alternative a San Marco, evitando ai visitatori ore di coda e decentrando i flussi in altre parti della città e, perché no, anche all'M9 e ai gioielli che si trovano in terraferma».
Il professore di Ca' Foscari, insomma, propone un passaggio al digitale più spinto di quello che sia stato fatto finora. E rapporti in questo senso sono già stati stretti con l'amministrazione e in particolare con l'assessore al Turismo, Simone Venturini.
«Finora - prosegue - l'impatto del digitale sul turismo è stato solo di cambiare il mezzo di offerta (dall'agenzia di viaggio con le sue brochure stampate ai portali internet), ma i pacchetti sono sempre statici e non personalizzati. Noi oggi, con l'intelligenza artificiale potremmo generare proposte dinamiche e personalizzate in tempo reale per ogni turista. Una cosa, come dicevo, già tecnologicamente possibile a Venezia. Quasi sempre il turista segue le mete mainstream, non sa che esistono tanti luoghi interessanti al di fuori dell'area di San Marco e quindi tende a dirigersi sempre lì, anche se poi non riesce a vedere quasi nulla. Se queste persone le conosco molto bene con la profilazione, può essere che una vada a visitare la tessitura Bevilaqua, un altro al museo dei colori Orsoni, un altro in quel determinato ristorante che propone innovazioni enogastronomiche e così via. Il tutto attraverso proposte personalizzate che arrivano sui cellulari. Nello stesso modo, si potrebbe avvertire che a San Marco è già tutto pieno e potrebbe essere difficile visitare qualcosa, proponendo che so, una visita alla Scuola Grande di San Rocco o all'isola degli Armeni. O, addirittura, se il ponte è bloccato, intercettare il visitatore già in viaggio spiegandogli che in attesa che il traffico si sblocchi può visitare l'M9 e pranzare a Mestre e poi andare a Venezia nel pomeriggio».

IL TETTO ALLE PRESENZE

Insomma, ci sarebbero molteplici possibilità di intervento. Ma prima è essenziale fissare un tetto al numero di turisti pendolari che possono arrivare ogni giorno a Venezia.
«Occorre stabilire che in linea di principio - puntualizza - non solo è possibile limitare gli accessi alla città o a una parte di essa, ma è obbligatorio se si chiama in causa la sicurezza. In base a norme già esistenti, se consideriamo l'area tra Rialto e San Marco come uno stadio, e non è tanto più grande, considerate le vie di fuga, arriveremmo a un numero massimo di persone evacuabile in piena sicurezza. E quello dovrebbe essere. Si possono fare molti calcoli, ma direi che Venezia può ospitare in sicurezza fino a 30mila turisti al giorno. A patto, però, che si limitino i letti destinati alle attività ricettive e si converta una parte di quelli esistenti a residenze a medio termine, tra uno e sei anni a beneficio soprattutto dei pendolari. Non entro infine sulla diatriba dei tornelli, che probabilmente potrebbe essere superata. Ci sono molti progetti validi, già presentati all'amministrazione per regolare i flussi ed eventualmente limitarli magari utilizzando momenti di controllo agli accessi. Avrebbe senso - conclude - anche un pass che a pagamento preveda una scontistica, ma il futuro - avendo già la Control room - è certamente l'offerta personalizzata».
 

Ultimo aggiornamento: 17:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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