Un “ticket” per la pipì dopo la rissa a San Marco? I bar: «Troppi turisti cafoni»

Mercoledì 27 Settembre 2023 di Tomaso Borzomì
Il parapiglia scoppiato in piazza San Marco, all’esterno del Gran Caffé Chioggia

VENEZIA - Il video alla Bud Spencer e Terence Hill al Caffè Chioggia di Piazza San Marco racchiude in sé tanti significati.

Da un lato c’è l’opportunità di equilibrare le esigenze fisiologiche con quelle di una città che è invasa dai turisti, e dall’altro, nei bar, l’asticella della sopportazione della pipì abusiva si è alzata, con la proposta dell’Aepe di introdurre il “ticket” da un euro e 50 centesimi che stuzzica, ma è ritenuta di difficile applicazione. Tra tutti, però su un punto si è d’accordo: siamo in ritardo. 


LE PROPOSTE
«È una cosa già in uso in altre nazioni. In Austria la serratura del bagno si apre con una moneta. Poi, se si consuma, il prezzo dell’utilizzo dei servizi viene scontato dal conto. Questa sarebbe la soluzione più corretta», sostiene Antonio Rosa Salva. L’imprenditore racconta anche l’esperienza in un punto di passaggio come San Salvador: «In cinque seduti ordinano un caffè e vanno in bagno. È snervante, perché i costi di gestione aumentano. C’è una massa di turismo che crea disastri... Mi hanno distrutto l’area dei servizi igienici più volte, è sparito l’attaccapanni, sono spariti i copri-interruttore al punto che ho dovuto mettere quelli più economici, e mi è stato portato via anche il porta sacchetti igienici. In forma provocatoria sarebbe giusto applicare un ticket, resta però difficile fiscalizzarlo. Non è comunque una novità, in alcuni locali di grandi catene internazionali (McDonald’s o Burger King, ndr.) si entra solo con il codice riportato sullo scontrino».


Stesse considerazioni le offre Luciano Delli Santi, del Duchamp, a Santa Margherita: «In Austria lo fanno da 30 anni, c’è una macchinetta, ma non si può fare un girello per entrare in bagno. Da noi è difficile applicarlo perché quando c’è confusione lo si capisce solo se chi entra chiede di usare il bagno. Sarei favorevole, ma è difficile capire come, anche perché ci sarebbe uno scontrino da fare».


«SERVE UN ACCORDO»
Dalla Strada Nova Angelo Zamprotta, che gestisce il “Santo Bevitore”, racconta diplomatico l’esperienza di altre nazioni: «In alcuni Paesi l’amministrazione comunale si è messa d’accordo con i pubblici esercizi che desiderano mettere a disposizione i propri servizi igienici, dietro compenso o meno. Io non lo farei, perché comunque faccio entrare i clienti. Certo, se entra una mamma o un bambino, li si fa sempre andare. In linea di massima resta lecito per il servizio che si offre, chiedere un prezzo». 
Del tutto in disaccordo il direttore del Caffé Lavena a San Marco, Massimo: «È sempre una questione di buonsenso. Chiaro che per una donna incinta o un bimbo non si può negare l’utilizzo del bagno. Mi pare ingiusto far pagare un euro e mezzo per il servizio igienico, perché semmai devono esser resi visibili i bagni pubblici». Il responsabile dell’attività rincara: «È possibile che i bagni di piazza San Marco o Giardinetti non siano visibili? Chiudono alle 17.30, con l’orario scritto a penna. Sarebbe opportuno tenerli aperti più a lungo. Il problema verificatosi al Chioggia ce l’abbiamo tutti, si deve filtrare per quanto possibile». 


CON IL BIMBO
Simulando invece l’impellenza di un bambino, le porte si aprono dappertutto tra sorrisi e benvenuto. A Santa Margherita qualsiasi locale non ci fa quasi neanche caso. Diversa l’esperienza altrove. Ma qualcuno si è dimostrato reticente anche alla richiesta di aiuto di un genitore alle prese con l’emergenza, il take-away “Pasta & Pasta - Fresh pasta to go”. «Non abbiamo il bagno», la frase dei titolari, di origine orientale. Encomiabile invece il comportamento degli esercenti, che in alcuni casi hanno però strizzato l’occhio, facendo capire che la disponibilità sì, c’è, ma a patto che si usi cortesia. 
Resta però difficile mandar giù il boccone quando l’avventore entra, pretende e non consuma. Lì allora la gentilezza rischia di venir meno e, forse, anche comprensibilmente. In un percorso ideale che parte da San Bortolo, i primi “occhi dolci” delle dipendenti al bambino sono quelle di Farini. Alla richiesta di poter assecondare l’emergenza, le banconiere acconsentono e indicano la strada. Poi la confessione: «Non si fa sempre, ma per i bambini si fa un’eccezione». Stesso comportamento, però espresso tra le righe, avviene al Barbanera, a pochi passi dalla Casseleria. Entrando attorno alle 16.30, quando i camerieri stavano mangiando, uno si è alzato per venire incontro alla richiesta: «Certo, vada pure di là». Alla domanda se fosse una consuetudine, scappa però un sorriso sornione. Braccia aperte anche al “Lucano” in campo de la Guerra: «Ghe mancarìa altro», risponde il titolare alla richiesta. Che aggiunge: «Soprattutto per chi chiede con cortesia». Spostandosi alle Mercerie, altra zona che soffre una pressione turistica considerevole e quindi potrebbe portare gli animi a scaldarsi, al “Vecio Goppion” il dipendente non fa una piega: «È lì in fondo, prego». Da ultimo, anche al Verde Bistrot nessuna fatica. Pure qui, entrando con in braccio il bambino che deve fare pipì, i responsabili del locale si danno da fare per aiutare: «Sì, prego, vada pure, è lì». Per poi aggiungere: «Circa l’80 per cento entra, non saluta e va in bagno senza chiedere. Solo uno su dieci chiede come ha fatto lei, con garbo, e fa piacere. E poi c’è un altro 10 per cento che addirittura offre una piccola mancia, che non vogliamo neanche, ma viene lasciata sul bancone». 

Ultimo aggiornamento: 17:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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