Tecnico ucciso da una bombola a gas: chiesto il processo per i datori di lavoro di Fabio da Prat. «Incaricato senza manometro e formazione»

Mercoledì 18 Ottobre 2023 di Redazione web
Tecnico ucciso da una bombola a gas: chiesto il processo per i datori di lavoro di Fabio da Prat. «Incaricato senza manometro e formazione»

VENEZIA - Era stato mandato a rimuovere le bombole dell’impianto antincendio, che gli era stato detto essere vuote, ma poi una di questa era scoppiata, travolgendolo. È così che aveva perso la vita, il 29 Novembre 2021, Fabio da Prat, un tecnico specializzato di Dolo. Era successo nel noto “palazzo del Turismo” e Centro Congressi di Jesolo. Ora, a conclusione delle indagini preliminari sul drammatico incidente sul lavoro, il Pubblico Ministero della Procura di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio per il suo datore di lavoro, A. S., 47 anni, di Salzano, amministratore unico della R.G. Impianti srl, l’impresa per la quale appunto la vittima lavorava, e per un preposto della stessa, M. G., 53 anni di Mira.

Il punto su cui si concentrano i legali della famiglia della vittima - Studio 3A - è che l'uomo fosse stato mandato a svolgere il compito senza formazione e senza alcun manometro di prova, che gli avrebbe consentito di appurare come in realtà di gas compresso all'interno delle bombole, purtroppo e fatalmente, ve ne fosse ancora parecchio.

Con la vitima era stato incaricato anche un collega più giovane, M. T., 35 anni, di Casale sul Sile (Tv), vivo per miracolo.

I due accusati dovranno rispondere di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di essere stato commesso con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. L’udienza preliminare del processo è stata fissata per il 18 marzo 2024 presso la Cittadella della Giustizia di piazzale Roma a Venezia.

Le cause e le responsabilità dell'incidente, secondo le indagini e una consulenza tecnica d’ufficio ad hoc per ricostruire la dinamica, partirebbero da un equivoco di fondo. L’ufficio Lavori Pubblici della Città Metropolitana di Venezia, all’epoca proprietaria del Kursaal, incarica la R.G. Impianti dell’intervento e fa presente una serie di prescrizioni da ottemperare per ottenere il Certificato di Prevenzione Incendi, tra cui quella di ricaricare le tre bombole a gas per lo spegnimento collocate nell’interrato: il preposto dell’impresa, nell’inviare i due operai nell’edificio, come gli è stato riferito, dice dunque loro che queste sono vuote, e questa falsa informazione, su cui i due faranno pieno affidamento, giocherà un ruolo importante nella drammatica vicenda. Tuttavia, la Procura non ha ravvisato responsabilità penalmente rilevanti in capo agli Enti pubblici coinvolti.

La prima contestazione a Pm e imputati è dunque che «non fosse stata effettuata la prima operazione, cioà la verifica della presenza di gas nelle bombole, cosa che i due lavoratori non avrebbero mai potuta fare senza manometri» sottolineano gli avvocati.

L’altra è quella, per il datore di lavoro, di «non aver adempiuto agli obblighi di informazione, formazione e addestramento dei lavoratori e di aver omesso di valutare i rischi connessi all’attività di manutenzione ordinaria e straordinaria dei sistemi antincendio e di predisporre modalità operative per la gestione delle bombole a gas compresso» e, per il preposto dell’azienda, di aver incaricato i due dipendenti «pur sapendo che erano sprovvisti di adeguata formazione ed informazione sui rischi specifici, che tale tipologia di lavorazione non era stata oggetto di valutazione e che non esistevano procedure operative aziendali dedicate» concludono.

«I due operai, infatti, non avevano neanche posizionato il cappellotto di sicurezza prima dello sgancio della bombola dall’ancoraggio a parete, procedure a loro ignote, in quanto non erano stati formati e informati su rischi e procedure operative» conclude l’istanza di processo del dott. Del Turco.

Ultimo aggiornamento: 19:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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