Venezia. L'hotel non versa tre anni di tassa di soggiorno al Comune, evasi 315mila euro

La Corte dei conti definisce «palesemente illecito e doloso» il comportamento da loro tenuto in violazione degli obblighi

Domenica 24 Settembre 2023 di Gianluca Amadori
La corte dei conti

VENEZIA - Per quasi tre anni, tra il 2016 e il 2018, gli allora gestori dell'hotel all'Angelo, a Venezia, non versarono al Comune l'ammontare riscosso dai propri ospiti a titolo di tassa di soggiorno. Ora la Corte dei conti ha condannato la società Laguna srl di Genova in persona del commissario liquidatore, Marco Abbondanza, al pagamento in favore di Ca' Farsetti dell'ingente somma di 315mila euro, oltre agli eventuali interessi.
I due ex amministratori, sono stati condannati in solido con la società: la veneziana Paola del Brocco fino alla concorrenza di 300mila euro; il genovese Maurizio Santoro fino alla concorrenza di 100mila euro, in quanto ha ricoperto l'incarico per un breve periodo. Entrambi, secondo i giudici erariali, erano pienamente consapevoli dell'obbligo di versamento di quelle somme al Comune di Venezia ma, nonostante le ripetute intimazione ricevute da parte dell'ente pubblico, non hanno mai adempiuto. Santoro, subentrato nel novembre del 2018, era a conoscenza della posizione debitoria della società, ma non fece nulla per regolarizzare la situazione.
La sentenza, emessa dalla sezione giurisdizionale della Corte regionale, presieduta da Marta Tonolo, potrà ovviamente essere impugnata di fronte alla sezione centrale di Roma.


COMPORTAMENTI DOLOSI
Nel corso della causa, la difesa dell'unica parte che si è costituita, Maurizio Santoro (assistito dall'avvocato Jacopo Stefani) aveva sollevato alcune eccezioni, che però sono state respinte.
«La quantificazione del danno operata dalla Procura non è mai stata contestata», scrivono i giudici, che nella sentenza spiegano come le condotte contestate «siano palesemente illecite e di natura dolosa», a fronte di persone che hanno «agito con la consapevolezza e volontà di violare gli obblighi di legge e le puntuali prescrizioni nel regolamento comunale».
Negli ultimi anni sono numerosi i casi di strutture ricettive che hanno omesso il versamento della tassa di soggiorno, creando un grave danno per le casse comunali.

La Corte dei conti ha già ricostruito parecchie vicende chiamando a risarcire diversi gestori. In passato chi faceva il furbo poteva anche essere perseguito in sede penale per il reato di peculato. Il legislatore, però, nel 2020 ha deciso di depenalizzare questo tipo di comportamento, facendo venir meno un forte deterrente e lasciando di fatto impunite le sottrazioni di somme ingenti. Quasi sempre, infatti, il recupero dei soldi risulta impossibile: quando le condanne al risarcimento arrivano a distanza di anni, chi li aveva indebitamente intascati risulta ormai nullatenente. Aggiungendo beffa a beffa.

Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 07:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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