Sorelle morte a Venezia, quelle tre ore di buco a Punta Sabbioni prima di salire sul battello e uccidersi

Giovedì 9 Aprile 2020 di Nicola Munaro
Sorelle morte a Venezia, quelle tre ore di buco a Punta Sabbioni prima di salire sul battello e uccidersi

Sorelle morte a Venezia, il mistero sugli ultimi momenti di vita di  Bouchra e Sanae El Haoudi, ritrovate morte in acqua mano nella mano. Avevano perso il lavoro.

Più o meno tre ore di vuoto: è su questo che si stanno concentrando le indagini della procura per ricostruire gli ultimi capitoli della vita delle due sorelle di 39 e 43 anni, residenti a Marghera e di origine marocchina, ripescate nelle acque della laguna poco dopo le due di martedì mattina. Erano ancora mano nella mano quando i sommozzatori dei vigili del fuoco le hanno individuate all'altezza della bocca di porto del Lido, vicino al cantiere del Mose, a conclusione di una ricerca durata più di un'ora. Da lì è partita l'inchiesta a ritroso e per la quale il sostituto procuratore Alessia Tavarnesi ha aperto un fascicolo senza reati né indagati. 
L'indagine è coordinata dalla Capitaneria di Porto di Venezia che con l'ausilio dei carabinieri e della polizia, dovrà ricostruire tutti i movimenti delle due sorelle dalla tarda serata di lunedì. L'altro corno dell'indagine è capire cos'abbia portato le due a Punta Sabbioni in una sera di inizio aprile, in piena era coronavirus, con ogni attività chiusa. Pochi, al momento, i punti fermi dell'indagine. Le due donne infatti sono state notate lunedì sera sul motobattello delle 21.30 diretto a Punta Sabbioni e arrivato poco dopo le 22. Poi sono sparite nel nulla per risalire a bordo del mezzo pubblico in partenza da Punta Sabbioni alle 00.40 e diretto al Lido. 

Le due sorelle sono state viste imbarcarsi dal marinaio del motobattello che però poi non ha notato nulla di strano durante la navigazione. L'allarme è scattato in piena notte quando l'imbarcazione ha attraccato all'imbarcadero del Lido: è lì che l'equipaggio Actv del motobattello Gaudi si è accorto di due paia di scarpe abbandonate in ordine accanto a una bottiglia mentre non c'era alcuna traccia delle due donne, le uniche passeggere della tratta. Marinaio e comandante verranno sentiti in Capitaneria come persone informate sui fatti. Possibile che le sorelle abbiano deciso di salire a bordo dell'imbarcazione Actv e gettarsi nelle acque di fronte alla bocca di porto del Lido. 

Una delle due, la più giovane, aveva con sé i documenti che hanno permesso di identificarla immediatamente. Servirà invece il test del Dna per certificare la parentela tra le due, già comunque ricostruita nelle prime fasi dell'indagine. A complicare la situazione, il fatto che le due fossero sole a Venezia: nessun parente era con loro e nessuno le può riconoscere o provare a dare un appiglio dal quale partire per spiegare il gesto.

Come siano andate le cose, lo dirà anche l'autopsia disposta dal pm per fugare ogni dubbio, anche se un primo esame esterno dei due corpi ha escluso segni di violenza. Così com'è difficile pensare ad un incidente: le condizioni meteo-marine ottime nella notte tra lunedì e martedì e le scarpe ritrovate in ordine sul battello portano gli inquirenti a ipotizzare al gesto volontario delle due donne, impiegate nel settore alberghiero a Venezia. Una grossa mano gli inquirenti la chiedono anche alle telecamere di sicurezza dell'imbarcadero di Punta Sabbioni e soprattutto a quelle installate all'interno del motobattello. La speranza è che possano aver ripreso i movimenti delle due sorelle. Tutte mosse per cercare di ricostruire quel buco di quasi tre ore a Punta Sabbioni.
Nicola Munaro

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