Dario Meneghetti, l'uomo che parla e scrive con gli occhi. L'ex tenore della Fenice è malato di Sla dal 10 anni

Domenica 25 Giugno 2023 di Elena Filini
Dario Meneghetti, l'uomo che parla e scrive con gli occhi. L'ex tenore della Fenice è malato di Sla dal 10 anni

Il libro di Dario Meneghetti, l’ex tenore della Fenice malato di Sla: 520 pagine autobiografiche, irriverenti e poetiche, composte in 4 anni (dopo essere rimasto senza voce) con un puntatore ottico.

Senza mai arrendersi. Nemmeno alle previsioni dei medici. L’editor Bruna Graziani: «Lui sa ridere di se stesso e delle assurdità dell’esistenza, senza vittimismo. La volontà porta lontano».


Ogni giorno la stessa stanza, lo stesso letto, lo stesso soffitto. Ogni giorno un corpo a corpo contro i propri limiti. Ogni giorno una scommessa per guadare un senso alle cose. Da dieci anni la vita di Dario Meneghetti è un orizzonte che nessuno può davvero immaginare. E ci vuole realmente del talento per guadagnarsi, in quello spicchio di cielo uno spazio che davvero si possa chiamare lebensraum. Quando devi dire basta alla tua musica, alle tue giornate, al tuo teatro, al tuo sogno perché un destino ha deciso che quella malattia devastante, la Sla, dovesse capitare proprio a te. Ma è la sfida, la volontà di affondare il cuore e le energie in questa nuova storia che è una vita di totale immobilità che sta la parte più alta e se vogliamo artistica. Dario Meneghetti oggi ha 53 anni. La sua vita precedente si è fermata a 43. Quando era un artista lirico, tenore alla Fenice e scrittore di poesie satiriche, con Venezia a fare da fondale ai suoi sogni. Poi i primi sintomi, la diagnosi implacabile e il progredire del male. Ma l'artista, il creativo che era in lui si è risvegliato, ancora una volta. Ha scelto la scrittura come voce sul mondo.


LA PERDITA
Nel 2018 ha perso la voce, il suo strumento di lavoro e comunicazione. I medici gli avevano dato al massimo cinque anni. Ma Dario resiste. La sua finestra sul mondo è un puntatore ottico. Così scrive e guarda la vita che gli accade davanti. Gli occhi sono le sue mani, le sue gambe, le sue parole. E con quegli occhi, che guardano con disincanto anche gli inevitabili esiti tragicomici di una condizione estrema, Meneghetti è riuscito a terminare il suo primo romanzo, "Una pinta di nuvole" edito da Ronzani Editore (520 pagine - 22 euro), autobiografia irriverente e poetica, un fluviale memoir, per la cui stesura l'autore ha impiegato quattro anni con il solo aiuto del puntatore ottico. Racconta le ascese e le cadute di un ragazzo che combatte per trovare il suo posto nel mondo, un ragazzo cresciuto nella Venezia degli anni Novanta, quando la città era vissuta come un palcoscenico su cui esibirsi solo se tutta la compagnia sta sul palco.


MEMOIR
«Questo libro - scrive Fulvio Ervas nell'introduzione - vi mostrerà che avere parole luccicanti aiuta a navigare nell'oceano della vita, anche quando vi siano grandi onde e forti venti. Leggetelo, vi riempirà di sorrisi".
Bruna Graziani, curatrice del libro e direttrice della collana Carvifoglio di Ronzani Editore, racconta più a fondo cosa ha significato questa avventura editoriale: «Scrivere 800 cartelle editoriali con il puntatore ottico è una sfida da eroi, e Dario l'ha affrontata e vinta. È la dimostrazione che la scrittura può accompagnare e ricreare i tuoi giorni, anche quando sei costretto in una stanza e puoi comunicare solo con il movimento degli occhi. È, per me, editor, espressione di valore letterario. Meneghetti sa ridere di se stesso e delle assurdità dell'esistenza, sorprendendoti per profondità e intensità espressiva. Libro e autore danno molto. Senza vittimismo o autocompiacimento, insegnano ad attribuire alla vita il valore che merita, e anche che scrittura e volontà portano lontano e tutto possono, se solo si è fortemente motivati a esercitarle, come ogni giorno fa Dario».


GLI STUDI
Dario Meneghetti nasce a San Donà di Piave. Immerso fin da piccolo in un ambiente familiare dedito alla musica e all'arte, ha frequentato il Conservatorio di Venezia Benedetto Marcello (il violino, lo strumento principale). Ha studiato canto lirico con il maestro Antonietti e con i maestri Rosetta Pizzo e Francesco Signori ed è stato tenore nel coro del Teatro La Fenice. Nei primi anni Novanta fonda la fanzine "Limbranauta" raccolta di temi che analizzano il reale alla luce dell'autoironia e del nonsense. Esperienze queste che diventano un fondamentale appiglio nella sua nuova vita. Il libro racconta tutto questo: agli episodi esilaranti si alternano dunque quelli più intimi, dove l'intelligenza e la sensibilità di Dario sono costrette al confronto con le ingiustizie della vita.


"Domani - scrive Meneghetti - arrivano quelli della bilancia, sono curioso di capire come faranno a pesarmi. Mi appenderanno come un enorme pesce? Speriamo di sì, mi gratifica essere come un pregiato pinna gialla. Da quando ho scoperto che riesco ancora a mandare giù il gelato, c'ho dato dentro; che sensazione incredibile, dopo due mesi che non mangiavo più, è forse l'unica volta che ho ingranato la retromarcia. Non mi illudo, lo vedo il filo spinato delle mie ossa. Non so cosa ci possa essere di peggiore, non voglio saperlo, tutto sommato mi sono ammalato in un'epoca tecnologica, che culo eh. Posso parlare grazie al computer, non è il massimo ma non riesco a pensare a quanti hanno dovuto fare senza. Posso scrivere e fare una serie di cose che danno significato a questa condanna. Posso persino trovare me stesso, nel mio lebensraum, una parte sconosciuta, che forse non avrei sentito la necessità di esplorare".

Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 11:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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