Vico, quel ragazzo che alla maturità del 1939 fece spostare la classe tra i banchi riservati agli allievi discriminati dalle leggi razziali

Martedì 27 Dicembre 2022 di Alessandro Marzo Magno
Vico Sprocani
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Vico Sprocani, alla maturità del 1939, fece spostare la classe tra i banchi riservati agli allievi discriminati dalle leggi razziali. Tra questi anche la futura stilista Giuliana Coen Camerino che per prima rivelò l’episodio e non smise mai di raccontarlo. Ora spuntano nuove carte: quel ragazzo dopo il diploma a Venezia si laureò in legge a Bologna e fece l’agente di commercio.

Continua a riservare sorprese la storia di Vico Spròcani, il ragazzo mulatto che alla maturità del 1939 al liceo Marco Polo di Venezia difese le sue compagne di classe ebree, e in particolare Giuliana Coen, destinata a diventare famosa come Roberta di Camerino. Ora dagli archivi dell'Alma Mater riemerge il suo fascicolo universitario, con la laurea in giurisprudenza ottenuta a Bologna dove si era trasferito provenendo dall'università di Padova.
Un breve riassunto della vicenda.

Giuliana Coen Camerino nel suo libro di memorie, R come Roberta, pubblicato nel 1981, spiega che le leggi razziali del 1938 l'avevano obbligata a lasciare la scuola. L'anno successivo dà la maturità come privatista nel liceo da cui era stata cacciata, il Marco Polo, con i suoi vecchi compagni di classe. Quando arriva in aula va per sedersi in un banco a caso, ma il presidente della commissione le dice si spostarsi in un banco discosto dagli altri. Quando sono tutti ai loro posti, da un banco centrale alza la mano un ragazzo mulatto e pone una domanda: «Volevo sapere perché quei candidati son tenuti da parte» è scritto nell'autobiografia, che così prosegue: «Ha una voce sonora, un accento romanesco, ma elegante. Il professore ha un momento d'imbarazzo, ma si riprende. Sono privatisti. Il mulatto sorride. Certo: privatisti. Ma perché sono ebrei, non è vero?. Questa volta l'imbarazzo del professore è più evidente. Il giovane eritreo non gli dà nemmeno il tempo di dire una parola. Se è per una questione di razza, nemmeno io sono ariano, come certo non vi sarà sfuggito, non è vero? Perciò, con il suo permesso.... Ma non aspetta il permesso di nessuno. Prende l'ultimo banco della fila, che era vuoto, e lo spinge verso i nostri, di lato. Allora accade l'imprevedibile, davvero. Tutta la classe si alza, alcuni mi fanno alzare, prendono anche il mio banco. In un niente la classe è tornata normale: tutti i banchi tornano in tre file, noi siamo con gli altri. Il giovane mulatto, prima di sedersi a sua volta, fa un rigoroso inchino al professore. C'è un attimo di silenzio. L'insegnante è turbato. Si leva gli occhiali, passa una mano sugli occhi. Poi, quasi parlando a se stesso, ma lo sentiamo benissimo dal posto, si lascia scappare un: Vorrei abbracciarvi tutti quanti».


LA RICOSTRUZIONE
Questa scena da Attimo fuggente è rimasta in sospeso per decenni. Giuliana Coen Camerino la raccontava spesso, lo confermano sia la figlia Roberta, sia alcuni conoscenti che l'hanno udita da lei, ma non si sapeva chi fosse quel ragazzo, nel libro non c'era scritto come si chiamasse. Ne fa il nome in un'intervista rilasciata nel marzo 2009, un anno prima di morire, lo studente si chiamava Ludovico Sprocani, detto Vico, era figlio di un ufficiale del Regio esercito e di un'eritrea. Di lui, tuttavia, non si riuscivano ad avere notizie, sembrava sparito nel nulla. Dopo qualche anno si fa viva sui social una persona di Gallarate dicendo che conosceva Sprocani: abitava in quella città con la moglie veneziana, ma questa, una volta rimasta vedova era tornata a vivere nella città d'origine. Passano ancora degli anni e nel 2018 arriva un messaggio su Facebook da parte di Andrea Faccini, che vive a Monza: «Sono il nipote di Vico Sprocani». Ed ecco che il cerchio si chiude, il 20 dicembre 2018 il Gazzettino pubblica un articolo dove si racconta la vita di Vico Sprocani: ufficiale di cavalleria in Russia, quando torna si unisce alle formazioni partigiane monarchiche, si laurea in giurisprudenza e per circa un anno fa pratica legale a Venezia, poi si sposa con Adalgisa Cendali e si trasferisce a Gallarate, dove farà l'agente di commercio.


LA MORTE
Per tutta la vita Sprocani rimane un fervente monarchico, tutti gli anni va a Cascais, dov'è esiliato Umberto II, il re di maggio. Proprio lì, nel 1983, in occasione del compleanno dell'ex sovrano, si sente male e muore all'improvviso, non aveva ancora compiuto 63 anni. Non ha figli, né discendenti diretti. La moglie si reca in Portogallo per rimpatriare la salma del marito, in seguito va a vivere con una sorella, a Mestre, e muore nel 2015. Tutti quelli che l'hanno conosciuto lo ricordano come un uomo alto, elegante, compassato, che odiava ingiustizie e soprusi. Un autentico ufficiale di cavalleria, insomma. Era discreto: non ha mai parlato ai suoi familiari né della vicenda del 1939 al liceo Marco Polo, né degli avvenimenti della campagna di Russia. Raccontava solo dei gatti selvatici affamati che di sicuro non costituivano il maggiore pericolo per i militari italiani dell'Armir.


OGGI
Un po' di giorni fa arriva una mail di Andrea Daltri, archivista dell'università di Bologna. Scrive che stavano facendo una revisione degli elenchi dei laureati dell'Alma Mater e si erano imbattuti in Vico Sprocani, pensavano potesse essere un refuso per Vito e, al fine di assicurarsi quale fosse il nome esatto, hanno fatto una ricerca su Google e si sono imbattuti nell'articolo del Gazzettino. Vico Sprocani si è laureato in giurisprudenza a Bologna il 19 novembre 1946, con tesi in diritto penale, relatore Pietro Vasilotta, avvocato, partigiano di Giustizia e Libertà con il nome di Ultor. Tra i documenti c'è il diploma di maturità classica conseguito al liceo ginnasio Marco Polo, di Venezia, il 14 ottobre 1939, dopo aver dato l'esame di riparazione in matematica e fisica. Non era stato uno studente brillante: tutti sei. Il libretto universitario è decisamente migliore, fino al dicembre 1945 studia a Padova, quindi si trasferisce a Bologna dove gli riconoscono tutti gli esami dati fino a quel momento e lo iscrivono come fuori corso. A Bologna dà gli ultimi cinque esami, prendendo anche due ventotto, in Procedura civile e Diritto romano.  Tra i documenti del suo fascicolo universitario c'è pure una dichiarazione provvisoria rilasciata dall'Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia) e per uso scolastico a riprova del fatto che Sprocani aveva combattuto la guerra partigiana nelle formazioni monarchiche, i cosiddetti azzurri, che erano legati al governo del Sud. Come detto, la laurea in giurisprudenza gli servirà per fare un periodo di praticantato nello studio legale Dian, che si trovava di fronte al teatro Goldoni, a Venezia. Dopodiché appenderà la laurea a un chiodo, visto che non era necessaria per il mestiere di rappresentante di commercio.

Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 10:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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