VENEZIA - Ha acquistato casa a Venezia, zona San Marco, insieme alla moglie Laura Moretti di origini veneziane. Tom Berenger è un attore e produttore cinematografico statunitense, tra i suoi ruoli più conosciuti c'è senza ombre di dubbio il sergente Barnes in "Platoon" del regista Oliver Stone che gli è valso una candidatura agli Oscar e la conquista di un Golden Globe.
Perché ha rinunciato alla carriera da giornalista?
«Ho studiato giornalismo all'università del Missouri e mi sono laureato negli anni Settanta. Mentre studiavo ho fatto qualcosa di differente, avevo scoperto di avere anche un'altra aspirazione, quella di attore e ho accettato di recitare. Eravamo quattro aspiranti attori, io avevo 19 anni, e abbiamo messo in scena un importante dramma teatrale della durata di quattro ore, "Chi ha paura di Virginia Woolf", che aveva già ottenuto successo con il debutto a Brodaway ed è diventato famoso grazie a Elizabeth Taylor e Richard Burton. Sono quelle emozioni, comunque, che non si dimenticano mai, come la sensazionale "standing ovation" che abbiamo ricevuto dal pubblico in sala».
Si sta dedicando alla scrittura in questo periodo?
«Da giovane mi sono occupato di giornalismo sportivo. Amo scrivere. Avevo anche proposto una sceneggiatura, sono un grande appassionato di storia, nel 1986 a Jeffrey Katzenberg, è stato presidente della Disney Studio. Lo "script" gli era molto piaciuto, ma in quel periodo era molto impegnato nella produzione di oltre dieci film. Penso di essermi appassionato di giornalismo e di storia grazie a mio padre. Era capitano dei tanca durante la Seconda Guerra Mondiale, si era arruolato tre giorni prima di Pearl Harbor, ma ha anche lavorato in un giornale. Era un tipografo, addetto alla tastiera della linotype, macchina per comporre meccanicamente del testo e stamparlo su carta».
Venezia è la vostra seconda casa?
«Venezia è un sogno che condivido con Laura. Lei è nata in America ma è veneziana, anzi di Murano. A casa di mia moglie, negli States, la sua famiglia parlava sempre in dialetto, non in italiano. E' lei che mi ha fatto conoscere Venezia, bellissima città. Ricordo che quando recitavo in "Hatfileds & Mccoys", che considero un capolavoro "eastern" con Kevin Costner, avevo dei giorni di ferie e abbiamo deciso di trascorrere oltre una settimana proprio qui a Venezia».
Cosa le piace di Venezia?
«Venezia, di sera, è ancora più bella e romantica. Mi piace la luce di Venezia che la rende unica, proprio come accade nel cinema che a mio parere è l'elemento più importante nella realizzazione di un film».
Come è stato conoscere sul set, in Messico, il principe Alberto di Monaco?
«Ricordo che per lui ho scritto una scena. Avevamo girato in esterni, a Durango, nel cuore del Messico, aveva una parte ne "Il battaglione di San Patrizio", un film di guerra durante la prima metà dell'Ottocento che racconta la storia dei soldati irlandesi che formarono un battaglione e lottarono a fianco delle truppe messicane contro gli stati Uniti. Alberto ha il cinema nel sangue, è una questione di codice genetico, sua mamma era l'attrice Grace Kelly».
E domani cosa farà?
«Tomorrow? Mi piacerebbe andare a trovare i miei amici Al Colombo. Per me Domenico Stanziani è un grande "impresario" che sa creare così tante sinergie tra le persone. La spontaneità e l'amicizia che si respira nella Corte del Teatro è molto bella».