VENEZIA - Compie oggi 93 anni una delle memorie storiche del remo. Sono state 46 le primavere che Gino Macropodio ha trascorso a bordo della sua barca come gondoliere. «Non vedo lati negativi, la cosa più bella è forse il fatto che si possa conoscere il mondo. È un lavoro che consente di relazionarsi con chiunque».
Gondolieri, voga alla veneziana, licenze
Macropodio non si spiega nemmeno come sia cambiato il tempo: «Una volta si diceva che si vogava alla veneziana, oggi si dice che lo si fa alla veneta, mah, non capisco il perché, stiamo perdendo la nostra storia». Altro fatto che spiace al gondoliere è la possibilità di acquistare la licenza: «Una volta la si dava di padre in figlio, si tramandava un saper fare, un modo di approcciarsi che era tutto nostro. E chi voleva entrare in questo mondo lo faceva dal basso, partendo da giovane sostituto, per poi imparare e crescere, fino a diventare gondoliere». L'amore per il remo si sente ancora oggi, l'età non intacca la lucidità: «Ho tantissimi bei ricordi, ho avuto la fortuna di essere amico di grandi personaggi del cinema, come Peter O'Toole, o "Perry Mason" (Raymond Burr era l'attore che lo interpretava, ndr). Ma ho un bel ricordo anche di altri personaggi come Indro Montanelli e del pittore Salvador Dalì. Era un personaggio particolare, mi ha anche firmato il cappello da gondoliere, purtroppo con l'alluvione del 1966 l'ho perso».
Chi è il gondoliere storico Gino Macropodio
Nato a San Nicolò dei Mendicoli, Macropodio ha vissuto in una casa che lui definisce «curiosa: ha una storia particolare, è stata bombardata durante una guerra ed è appartenuta al musicista Bonaventura Furlanetto». Lì ha abitato fino al 1980, poi si è trasferito a Cannaregio, dove vive ancora oggi. Ma l'uomo è stato un po' cittadino del mondo, specialmente degli Stati Uniti: «D'inverno non c'era lavoro, quindi, non essendomi io sposato, tra il 1957 e il 1996 sono sempre andato a San Francisco, oltre che Chicago e New York. Non sono andato solo nel 1958: mi sono ammalato di tifo». L'amore per il suo mestiere e i contatti che questo gli ha procurato, l'hanno fatto anche finire in prima pagina sul Wall Street Journal: «Nel 1978 avevo stretto rapporti di amicizia con molte persone, tra cui un giornalista che veniva a Venezia. Ha voluto raccontare il lavoro del gondoliere».