"Figa e sfiga", il nuovo disco di Sir Oliver Skardy e l'apologia della fortuna

Venerdì 24 Settembre 2021 di Fulvio Fenzo
Sir Oliver Skardy

MARGHERA - E venne il giorno di “Figa e sfiga”. Esce oggi, 24 settembre, nei negozi il nuovo album di Sir Oliver Skardy, il leader degli ex Pitura Freska, costruito in prima persona sia scrivendo musica e testi, che seguendo tutte le fasi della lavorazione: dagli arrangiamenti, alle registrazioni, ai missaggi.

Dodici brani che il “Grande bidello” (Skardy-Gaetano Scardicchio è tuttora al lavoro in un istituto d’arte veneziano) ci presenta in prima persona.

LE CANZONI
Si parte con la canzone che dà il titolo all’album, prodotto da Alma Music e distribuito da Azzurra Music, cioè “Figa e sfiga”. «Tutto il mondo sa cos’è la sfiga, ma in pochi sanno cos’è la figa, intesa come fortuna. Perché ce ne vorrebbe tanta, ma scarseggia - spiega Skardy -. Ovviamente se avessi detto “fortuna e sfortuna” sarei risultato piuttosto banale. Cosa può risolvere tutti i problemi del mondo? La figa, ovvero la fortuna, anche se a dire il vero gli orientali affermano che una intensa attività sessuale aiuta a sconfiggere anche i virus». C’è poi “Venessia comune giamaican”: «Essere un comune vuol dire avere qualcosa in comune, per cui per me se Venezia vuole distaccarsi dalla terraferma può farlo anche subito. Io prendo in giro queste proposte divisive, schierandomi a favore della musica e dell’arte». Altro tema è “Brexit”: «Ha un testo che più demenziale non si può. L’importante per il genere umano è comunque trovare un nemico da combattere, anche se magari non c’è. “Kendo” è invece una canzone dedicata ai gruppi che si sciolgono. A volte è per motivi economici, altre volte è per motivi sentimentali, o perché cambiano gli interessi, c’è chi va a giocare a biliardo, chi va a caccia, c’è chi va a fare il corso di tango e chi va a fare kendo, l’arte marziale giapponese. È una parola che mi suonava bene». Di gruppi si parla anche in “Cover band”: «È una canzone contro il conformismo musicale. Credo che alla lunga questo sia un sistema distruttivo perché svilisce chi propone musica propria. Tutti noi musicisti abbiamo fatto delle cover, però il rischio è quello di disabituarsi alla novità».

STORIE D’AMORE E DI MARGHERA
Quindi arriva “Ocio al sciafon”: «Un ragamuffin che parla di una cotta per una ragazza, e non si tratta mai di un innamoramento a prima vista, ma di qualcuno che vedi tutti i giorni e poi scatta la scintilla. Poi, come tutte le mie canzoni d’amore, non c’è un lieto fine... Un tema che poi riprendo anche in “Skardymoovie”. “C’era una volta in Marghera” mi è stato ovviamente ispirato dalla colonna sonora di Morricone per in “C’era una volta in America” di Sergio Leone. Mi piaceva l’idea di raccontare la storia di Marghera e del territorio come l’ho vissuta io sin da bambino». E siamo a “Comizio”: «Per tutti quelli che non ne possono più delle canzoni di amore, una bella canzone contro i politici». Tributo a Santana con “No dipendo da nisuni”: «Non sono io a parlare, ma la musica stessa, perché la musica non ha mai avuto una rappresentanza politica». Chiusura con “Tutankamen” e “Menarosto”: «La prima è un elogio alla giovinezza, e al contempo un’invettiva a tutti quelli che hanno rovinato la vita a questa povera gioventù. È un po’ una mia versione di “Mi piaccion le sbarbine” degli Skiantos. “Menarosto” è invece la sigla della serie web che abbiamo realizzato su YouTube, che prende anche di mira tutta la miriade di programmi televisivi dedicati alla cucina e agli chef». E ce n’era bisogno.
 

Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 10:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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