VENEZIA - «Mi ha detto la detenuta I. che Sissy è stata uccisa dall'agente A. perché dava fastidio alla direzione del carcere femminile della Giudecca e ad alcune detenute e agenti di polizia penitenziaria che nella struttura veneziana si comportavano in modo promiscuo e con corruzione». È la versione portata in aula ieri dall'ex comandante delle agenti di custodia della Giudecca che aveva raccolto la testimonianza di una detenuta sulla morte di Maria Teresa Trovato Mazza, per tutti solo "Sissy", l'agente di polizia penitenziaria ventottenne, originaria di Taurianova (Reggio Calabria), morta il 12 gennaio 2019 dopo che il suo corpo era stato rinvenuto in un lago di sangue l'1 novembre 2016 in un ascensore dell'ospedale di Venezia, con un proiettile che le aveva trapassato il cranio.
La versione della detenuta
Secondo la detenuta - ora sotto processo per calunnia nei confornti dell'agente e difesa dagli avvocati Mauro Serpico e Anna Rosso - la morte di Sissy non sarebbe altro che un omicidio. Due i moventi dell'uccisione, portati in aula dall'ex comandante della Giudecca.
«La detenuta I.
L'inchiesta diventata poi processo nasce dal racconto fatto dalla detenuta: dalle sue parole usciva un quadro a tinte fosche di quanto sarebbe avvenuto all'interno del penitenziario femminile veneziano, contraddistinto da forti tensioni esistenti tra varie agenti penitenziarie a causa di gelosie per relazioni sentimentali. Sissy sarebbe stata mal vista per le ripetute segnalazioni presentate alle superiori, che peraltro non avrebbero avuto alcun seguito. La detenuta sostiene di aver ricevuto confidenze da Sissy e altre agenti e di aver assistito a diversi episodi che la portarono a fare la segnalazione. In un'occasione ascoltò la guardia da lei indicata come la possibile assassina, dire ad una collega: «A Sissy ci penso io». Successivamente Sissy rientrò alla Giudecca con alcuni lividi e le raccontò di essere stata picchiata da quella collega e da una sua amica. L'1 novembre 2016 quella stessa guardia sarebbe rientrata in carcere sconvolta. E, in una successiva occasione, si sarebbe messa in ginocchio di fronte alla detenuta implorandola di non raccontare nulla di quanto sapeva.
Questo mentre la scorsa estate la procura si è vista respingere per la terza volta la richiesta di archiviazione dell'inchiesta sulla morte dell'agente.