Scandalo Mose, congelati i profitti
delle aziende del Consorzio

Mercoledì 3 Febbraio 2016 di Paolo Navarro Dina
Scandalo Mose, congelati i profitti delle aziende del Consorzio
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La richiesta è giunta direttamente dai tre commissari del Consorzio Venezia Nuova (Luigi Magistro, Francesco Ossola, Giuseppe Fiengo). E il presidente dell’Autorità nazionale Anti-corruzione, Raffaele Cantone se ne è fatto carico "girando" la richiesta al prefetto di Roma, Franco Gabrielli.
E alla fine il risultato è stato raggiunto. Da oggi, le singole imprese, molte delle quali finite nel mirino della Magistratura per l’indagine sul sistema Mose, e che continuano ad opera per il Consorzio Venezia Nuova nei cantieri delle dighe mobili alle bocche di porto, potranno riscuotere gli utili derivati dai loro contratti di lavoro solo al termine degli interventi effettuati. E questo solo per l’esigenza di "evitare - come dice il dispositivo del Prefetto di Roma - che l’utile conseguente alla consumazione di un’attività criminale possa essere distribuito ai soggetti che, attraverso la stessa impresa, realizzano i propri interessi, ovvero le imprese consorziate".
Nel frattempo, tutti i denari verranno accantonati in un apposito fondo fino all’esito dei giudizi in sede giudiziaria penale o civile. In pratica, si dice alle aziende: i soldi li potrete vedere, ma solo al termine dei lavori effettuati e completato il percorso in Tribunale. A far scattare questa decisione una richiesta di parere avanzata proprio a Cantone dal triumvirato che ora regge il Cvn che aveva domandato, ancora nel 2014, un chiarimento sul comma 7 dell’articolo 32 decreto legge n.90 sulla ripartizione degli utili alla conclusione dei contratti d’appalto. Così, Cantone, sollecitato dai tre commissari, si è rivolto al Prefetto di Roma, competente sul Consorzio Venezia Nuova, come ente concessionario dello Stato.
Il risultato non si è fatto attendere. Infatti con un’apposita nota, Gabrielli ha chiarito i termini. E a questo proposito il prefetto ha sostanzialmente recepito le richieste di Cantone (e quindi dei tre commissari al Consorzio Venezia Nuova) stabilendo due presupposti: il primo di estendere l’accantonamento dell’utile di impresa derivante dalla conclusione dei contratti d’appalto anche agli utili conseguiti dalle singole imprese consorziate; il secondo, che vi sia un divieto di distribuzione degli utili fino all’esito di eventuali azioni civili di risarcimento del danno. Nel suo documento di risposta a Cantone, il prefetto Gabrielli, avvalendosi anche di un parere in materia dell’Avvocatura dello Stato, ha tenuto conto di altri passaggi che fanno parte del regime di contratti in atto al Consorzio Venezia Nuova.
«Nel caso in specie - chiarisce ancora il rappresentante di Governo - a fronte dell’esecuzione della concessione, la remunerazione assicurata al Cvn è determinata in un importo pari al 12 per cento da commisurarsi sui corrispettivi consuntivi lordi dei lavori, mentre la parte restante va distribuita tra le imprese consorziate esecutrici delle opere». Tutto questo nella logica e con l’obiettivo di garantire comunque la prosecuzione delle attività delle imprese affidatarie di pubbliche commesse coinvolte in procedimenti giudiziari. "Un criterio - si dice ancora nella nota del Prefetto - che si applica a quelle aziende attualmente dirette da amministratori straordinari impegnate in contratti d’appalto con lo scopo di evitare al contempo che l’utile conseguente ad un’attività criminale possa essere redistribuito ai soggetti dell’azienda stessa».
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