SAN DONÀ - Oltre 600mila euro la richiesta di risarcimento danni rivolta alla casa di riposo "Monumento ai caduti" dagli eredi di Rita Coppo, 93 anni, morta un anno fa dopo il volo in carrozzina dalla scala antincendi. Mentre proseguono le indagini della magistratura sui maltrattamenti degli Oss, arriva la prima richiesta di risarcimento presentata dall'avvocato Matteo Cibinetto, di San Donà, per conto dei quattro figli dell'anziana vittima della tragica caduta in sedia a rotelle.
L'INCIDENTE
Rita Coppo, dovendo spostarsi in sedia a rotelle, era stata trovata dagli operatori sulle scale antincendio tra i due blocchi definiti "Modulo rosa" e "Modulo giallo", dove era ricoverata.
L'INCHIESTA
Già lo scorso anno la sua morte aveva creato non poca inquietudine nei familiari dell'anziana, anche per le modalità con cui la struttura aveva comunicato il decesso. «Mia mamma è morta nelle prime ore del mattino aveva spiegato una delle figlie Gli operatori della Monumento ai Caduti hanno telefonato due volte: la prima verso le 10.30 dicendo che era caduta e circa mezz'ora dopo dicendo che era morta, senza altre precisazioni. Ho richiamato io perché volevo capire quali erano state le cause della morte e solo a quel punto ci sono state fatte le condoglianze. Un gesto che, in quel momento, ho interpretato come mancanza di sensibilità da parte del personale. Io e mia sorella avemmo voluto vederla dopo la sua morte, purtroppo, però non è stato possibile, e anche per questo aspetto ci ha turbato. Era ricoverata là da circa tre mesi, avevamo affidato nostra madre alle loro cure con fiducia dopo che altri familiari erano stati ricoverati nella stessa struttura per anziani».
DENUNCE
«Dopo un anno non è stato possibile trovare un accordo con la Rsa - spiega l'avvocato Cibinetto Ora chiediamo un risarcimento in favore dei figli e degli altri congiunti per la sofferenza causata della morte violenta, determinata dalla negligenza, della signora Coppo, oltre all'amarezza per avere ricevuto comunicazioni non del tutto chiare in quei momenti. I figli vogliono che sia chiarito il motivo della morte, da cui deriva anche una responsabilità penale, con indagini in corso da parte della Procura».
Il procedimento penale, già avviato, lo scorso 22 marzo ha comportato l'iscrizione nel registro degli indagati dell'amministratore delegato di Isvo, la società che gestisce la casa di riposo, Paolo Dalla Bella, del responsabile della sicurezza Gianni Fabris e dell'allora direttrice della struttura, Claudia Palmarini, ora non più in attività. E il candidato sindaco di centrodestra Alberto Teso avverte dei rischi economici cui si sta andando incontro. «C'è il rischio di una pioggia di denunce avverte i conti della casa di riposo potrebbero essere in difficoltà. Tra l'altro non sappiamo ancora per quale motivo Ipab abbiamo versato per intero la propria quota di capitale sociale nella società pubblico-privata Isvo, pari a 3 milioni e 240mila euro, mentre la società privata deve ancora versare 2 milioni e mezzo di euro».
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