“Tita” Falcieri, gondoliere e assistente personale di Lord Byron

Lunedì 11 Gennaio 2021 di Alberto Toso Fei
Illustrazione di Matteo Bergamelli

 «In questi giorni è morto a Londra, lo annunzia il Times, Giovanni Battista Falcieri, gondoliere e servo intimo e fedele di lord Byron, il quale dopo la morte dell'illustre poeta prese servizio presso lord Derby, padre dell'attuale ministro. Il nostro corrispondente di Londra ci scrive che il Falcieri aveva una pensione di lire sterline 140 all'anno, e che è morto vecchissimo». Con questa nota laconica, ma tutto sommato esaustiva, la Gazzetta di Venezia – il 15 gennaio 1875 – informava i suoi lettori della morte di “Tita” Falcieri, il gondoliere di Byron, avvenuta alcuni giorni prima.

Fra i gondolieri veneziani che hanno avuto un ruolo nella storia Giovanni Battista “Tita” Falcieri merita una menzione speciale, visto che fu il gondoliere e poi il servitore personale di George Gordon Byron durante il soggiorno veneziano del Lord inglese, che lo conobbe a Ca' Mocenigo dove a partire dal settembre del 1818 aveva preso in affitto un'intera ala della porzione centrale della dimora sul Canal Grande (in cui si trasferì, come scrisse Percy Shelley, «con quattordici domestici, due scimmie, cinque gatti, otto cani, una cornacchia, uno sparviero, due pappagalli e una volpe. E tutta la masnada – annotò Shelley – va in giro negli appartamenti come se ognuno fosse il padrone».), e che lo seguì poi fino alla sfortunata spedizione greca. Tita Falcieri era nato a Murano nel 1798 (fu battezzato il 18 maggio di quell'anno) e apparteneva a una famiglia di regatanti che fino a gran parte dell'Ottocento si era distinta in diverse competizioni al remo.

«Egli, come il padre e i fratelli – scrisse “La Voce di Murano” quando giunse in laguna la notizia della morte, per rivendicarne i natali – oltre che di robusta e bellissima forma, era di carattere leale ed integro». Pur di averlo con sé Byron ne pagò il congedo dal servizio militare (allora obbligatorio) e proprio all'antivigilia della partenza per la Grecia indennizzò la famiglia con dodicimila lire. Fu anzi Tita Falcieri a tenere la mano del Lord negli ultimi istanti di vita: «Alle quattro, dopo essersi consultato col medico, sembrò essere consapevole della sua fine imminente – scrisse più tardi il conte Pietro Gamba, che nel 1824 aveva accompagnato l'inglese a Missoloungi per combattere in favore dell'indipendenza greca dall'impero Ottomano –; quello anzi fu l'esatto momento. Il dottor Millingen, Fletcher e Tita erano accanto al letto ma i primi due, non riuscendo a trattenere le lacrime, erano usciti dalla stanza. Anche Tita piangeva, ma non uscì perché Byron gli prese la mano. Byron lo guardò a lungo e disse in italiano, con un mezzo sorriso: “Oh questa è una bella scena”». Il gondoliere accompagnò il corpo di Byron in Inghilterra e dopo i funerali rimase a servizio da un amico del Lord, John Cam Hobhouse, prima di tornare a combattere a fianco dei greci per la loro indipendenza; nel 1828 tornò in Gran Bretagna, mettendosi al servizio di James Clay nel corso del suo Grand Tour avvenuto tra il 1829 e il 1830, e successivamente di Benjamin Disraeli (destinato a diventare per due volte primo ministro del partito conservatore, una trentina d'anni più tardi), che seguì nel suo viaggio in Oriente tra il 1830 e il 1831.

Disraeli lo pose poi a servizio del padre Isaac, critico e storico, a Bradenham Manor nel Buckinghamshire, fino al 1848. In quella data, alla morte del letterato, fu ancora Hobhouse a prodigarsi per Tita, facendolo impiegare presso il governo inglese. A Bradenham Manor Tita aveva conosciuto Sarah, che portò con sé a Londra e che divenne sua moglie; dopo la morte del veneziano, nel 1874, fu Disraeli in persona a interessarsi della vedova, e non esitò a parlare con la regina Vittoria in persona per poter far ottenere alla donna una pensione. Sarah Falcieri non beneficiò a lungo del riconoscimento: morì infatti tre soli anni dopo il marito. Giovanni Battista “Tita” Falcieri non tornò mai più a Venezia; fu sepolto a Londra dove rimasero a vivere anche i suoi figli. Ancora oggi, nella City, abitano alcuni discendenti del gondoliere di Byron. Una sua bis-nipote, Claudia Oliver Falcieri, gli ha dedicato un libro: “A Most Faithful Attendant”.

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