Antonio Maschio, il gondoliere che spiegò i misteri della Divina Commedia

Lunedì 17 Settembre 2018
Antonio Maschio nell'illustrazione di Bergamelli
Se sono rimaste leggendarie le pagine di Goethe, quando descrive i gondolieri veneziani che vogando nella notte cantavano e si rispondevano tra loro a colpi di strofe del Tasso e dell'Ariosto, una piccola porzione della memoria cittadina va senza dubbio dedicata ad Antonio Maschio, un gondoliere che nella seconda metà dell'Ottocento fu un conoscitore di Dante Alighieri di fama internazionale. Al punto da ricevere il plauso dei più noti letterati dell'epoca.

Nato a Murano nel 1825, prima di dedicarsi al remo lavorò come commesso in una bottega di rigattiere; un giorno gli capitò fra le mani una copia de La Divina Commedia e sfogliandola rimase colpito dal tredicesimo canto de l'Inferno, dedicato alla selva dei suicidi, popolata da animali demoniaci come le Arpie e le nere cagne che azzannano gli scialacquatori dei propri patrimoni. Fu l'inizio di un amore destinato a durare tutta la vita. Anche una volta divenuto gondoliere, Maschio intraprese lo studio sistematico da autodidatta dell'intero poema dantesco.

Spinto da una passione singolare e da un entusiasmo contagioso, il gondoliere dantista imparò a memoria l'intera Commedia, che si propose di declamare a lume di buon senso, che lo portò (anche attraverso lo studio delle opere minori di Alighieri e nella sua biografia dantesca) a partorire interpretazioni a volte molto originali anche sui concetti e sui luoghi oscuri e di difficile individuazione. Fra le tesi che sostenne, per esempio, quella relativa al sito del Purgatorio, che secondo Antonio Maschio si trovava agli antipodi di Roma e non di Gerusalemme e da identificare col dilettoso monte descritto nell'Inferno; e quella, ancor più singolare, relativa alle sette grotte di Catone (nominate nel Purgatorio), le quali si troverebbero secondo il gondoliere nell'intervallo fra la città del fuoco e le porte del Purgatorio stesso.

Malgrado una certa mancanza di cautela nell'elaborazione delle sue tesi (così come l'assenza di una preparazione sistematica), i suoi commenti rivelarono una chiave di lettura originale e insolita, al punto che studiosi e letterati di tutto rispetto come Nicolò Tommaseo che lo definì gondoliere e piloto del Bucentoro di Dante e Alessandro Manzoni non mancarono di tributargli lodi sincere e ammirazione per l'ingegno e la passione; a questi si aggiunsero poi le buone parole spese da Gino Capponi e Karl Witte (Johann Heinrich Friedrich Karl Witte, il laureato più precoce al mondo nominato dottore in filosofia a 13 anni al punto da essere ancora oggi presente nel Guinness dei Primati, ma soprattutto uno dei più grandi studiosi di Dante Alighieri, fondatore nel 1865 della tedesca Dante-Gesellschaft, che anticipò di oltre vent'anni la nascita dell'analoga Società Dantesca Italiana).

Antonio Maschio ebbe modo di far conoscere le sue conoscenze sul Sommo Poeta con una serie di conferenze, tenute con successo, nelle maggiori città italiane, fra cui la stessa Firenze.
Di lui finì per occuparsi la stampa nazionale e quella straniera: Egli ha mandato a memoria quasi tutto il poema del nostro maggiore Poeta, lo declama, il commenta, con meraviglia non solo, ma con diletto di chi lo ascolta, scriveva un quotidiano italiano nel citare un articolo del francese Monde Illustré. Ne nacquero anche diverse pubblicazioni: Nuovi pensieri sull'Inferno di Dante (pubblicato nel 1869), Il Trionfo di Francesca da Rimini, del 1871, Pensieri e chiose sulla Divina Commedia (del 1879, che contiene i due precedenti studi riveduti e ampliati); Il vero itinerario dantesco e Una passeggiata dantesca, del 1886 e 1894. Non lascerò giammai di studiare questo divino Maestro scriveva nella prefazione al suo primo lavoro ch'è divenuto ormai per me l'oggetto di tutti i miei pensieri; come pure quale figlio del popolo m'ingegnerò di comunicare ai miei fratelli i tesori, le delizie e i diletti che sono a larga mano profusi nel Poema di Dante. Grazie all'intervento di alcuni suoi estimatori, lasciata la voga divenne bidello del liceo ginnasio Marco Foscarini di Venezia. Morì nel 1898, due anni dopo aver dato alle stampe il suo ultimo saggio: Il Purgatorio di Dante dov'è?. La sua Murano gli dedicò una fondamenta, laddove esiste ancora oggi la sua casa natale.


 
Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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