Venezia. Paolo Conte in piazza San Marco, l'incanto del distacco. La recensione

Martedì 11 Luglio 2023 di Gianpaolo Bonzio
Venezia. Paolo Conte in piazza San Marco, l'incanto del distacco. La recensione

VENEZIA - Sono da poche terminate le ovazioni dei 3500 spettatori, al termine di una serata memorabile, quando un gruppo di appassionati si avvicina al palco nella speranza di vederlo apparire. Ma il maestro, in linea con il suo carattere riservato, ha già preso il motoscafo per l'aeroporto per tornare ad Asti con un volo privato. Paolo Conte è capace di infiammare piazza San Marco con la sua arte, i suoi itinerari dentro la storia del jazz, e i suo racconti di marginalità, ma non si rivolge mai direttamente al pubblico.

Nulla di più lontano, ripensando solo alla domenica precedente, ai lunghi discorsi di Laura Pausini sulla sua vita e sulla sua famiglia.

LA SODDISFAZIONE

Il palco è stato sostanzialmente spogliato rispetto alla vistosa produzione della cantante romagnola, delle torri rimangono solo le impalcature e non c'è stato tempo di garantire una copertura visti anche i brutti ricordi della pioggia. Ma per gli organizzatori di Veneto jazz, che sono riusciti ad inserire questa tappa prima di Umbria jazz e Firenze, a parte il tempo stabile la soddisfazione è davvero grande.
Che la serata avrebbe incantato il pubblico, composto anche da parecchi ragazzi in platea, lo si era capito quasi subito con una partenza quasi a razzo con gli immancabili "Aguaplano", "Sotto le stelle del jazz" e "Recitando".
Ma è stato soprattutto con "Uomo camion" che Conte (abito scuro, occhiali gialli e con il suo inconfondibile approccio pensieroso) ha delineato il suo altrove, dove compaiono figure spesso in secondo piano, come è la quotidianità di chi passa la vita sulle strade accompagnato magari da una semplice radiolina. La band lo segue passo dopo passo confermando un affiatamento notevole e di spessore. Con "Dancing" e soprattutto "Gioco d'azzardo" entrano in scena altri elementi come, ad esempio i rapporti sentimentali, inseriti in un contesto dove gli arrangiamenti navigano con incredibile coerenza espressiva tra lo swing antecedente la rivoluzione be-bop, il tango e la rumba. Non a caso uno dei suoi pianisti di riferimento è sempre stato Art Tatum.

PARIGI

Dopo una pausa di un quarto d'ora arriva l'impedibile "Gli impermeabili" dove le atmosfere parigine la fanno da padrone. E' la parte centrale del concerto, quella che inizia con l'intramontabile "Via con me" (dai maxi schermi si nota un accenno di sorriso), "Max" e "Le chic et le charme". Qui entra in scena soprattutto la sua band alla quale vengono affidati ampi spazi di improvvisazione in un contesto colorato dalle sonorità caratteristiche del mondo yiddish. È in questa ultima fase che la serata prende definitivamente il volo con il pubblico entusiasta in piedi a ringraziare i musicisti, mentre Conte non perde di vista il racconto del suo mondo a Nordovest fatto di pianure e risaie, tra brotolii e kazoo.
C'è ancora il tempo per un insperato bis con una versione di "Vieni con me" molto sostenuta ed ancora più accattivante seguita anche dal coro degli spettatori. Poi il maestro ringrazia ancora facendo capire che l'energia, a 86 anni, è davvero finita. Un altro capitolo che segna la storia musica in piazza San Marco.

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