MESTRE - Quattro mesi non sono bastati.
LO STALLO
Per il 1. febbraio è in programma l'udienza per la verifica delle domande tempestive dei creditori dell'ex cooperativa sociale Me.Sto.lo che gestiva l'osteria sociale gourmet, finita sommersa dai debiti dovuti alla crisi ma, soprattutto, alle maxi-spese sostenute anni fa con la trasformazione del locale. Di certo, in questi mesi, la curatrice fallimentare Emanuela Vigani, commercialista di Jesolo incaricata dal Tribunale, ha tentato di trovare qualche società interessata a rilevare il locale che, come patrimonio, ha qualche batteria di pentole, gli arredi e quella concessione fino al 2027 del Palaplip da parte del Comune, che ne tiene bloccata la restituzione all'amministrazione cittadina. Tra gli operatori contattati ci sarebbero state catene della ristorazione che si sono subito sfilate anche per l'insufficienza dei parcheggi per i potenziali clienti, ma anche la coop sociale Controvento che, in questi anni, si è specializzata nel rimettere in piedi (e far funzionare a meraviglia) altri locali mestrini. Ma, di fronte ai costi insostenibili in termini di riscaldamento d'inverno e raffrescamento d'estate, anche Controvento si sarebbe agilmente sfilata dall'operazione.
La missione impossibile dovrebbe quindi continuare ancora nei prossimi mesi, almeno fino all'estate, nella speranza di monetizzare qualcosa da distribuire ai creditori che sono soprattutto le banche che avevano concesso i mutui per le ristrutturazioni (resterebbero da pagare ancora 450mila euro circa), quindi la ditta che ha in carico le manutenzioni e i consumi elettrici e di gas, e i fornitori che - ormai con poche speranze - continuano a chiamare perfino gli ex dipendenti incolpevoli dell'osteria.
LA FUGA
Del resto dei tre membri dell'ex cda della cooperativa Me.Sto.lo in città ne è rimasto solo uno: se il mestrino David Marchiori da oltre un anno vive e lavora a Singapore dove è supervisore e chef della Gourmet Italian Osteria, a Singapore si è trasferita dall'ottobre scorso (quando è stato dichiarato il crac) anche l'altra socia, lasciando col cerino in mano il terzo componente del consiglio di amministrazione che, da allora, non passa certamente delle notti tranquille. Ma è stato davvero il Covid il killer che ha ucciso l'osteria Plip? «Ha contribuito a far saltare i conti - racconta chi ha lavorato nell'osteria -, ma il buco era stato creato ben prima, con i lavori per oltre mezzo milione di euro e l'esperienza fallimentare del mercato gourmet nell'altra ala della sala del Palaplip. Si è capito subito che sarebbe naufragato, e lo si poteva tranquillamente prevedere, ma qualcuno ha preferito fare di testa sua».