Moto ondoso a Venezia: gps e incentivi, la ricetta del popolo del remo

Giovedì 31 Ottobre 2019
Moto ondoso a Venezia: gps e incentivi, la ricetta del popolo del remo
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VENEZIA - Una legge speciale sul traffico acqueo emanata a livello nazionale, specifica per la laguna di Venezia, che preveda un unico ente di gestione delle acque, visto che attualmente si assiste a una commistione di competenze che dà luogo a continui garbugli. 
E delle regole certe che stabiliscano le caratteristiche che possono avere i motori e gli scafi, fissando quindi dei limiti non solo alla velocità, ma anche all'onda sostenibile in ciascuna zona, come pure limiti di inquinamento acustico e dell'aria.  Soprattutto per le barche da lavoro. Con dei contributi da erogare per incentivare il cambio dei natanti e delle propulsioni in un arco temporale prestabilito.
 
Non è la lettera a Babbo Natale, ma parte del documento che 34 associazioni veneziane, tra società di voga, di canottaggio, di vela hanno presentato a prefetto e sindaco come proposte concrete per arginare il moto ondoso, giudicato un problema non solo per gli appassionati che escono in barca, ma un attentato alla tutela del patrimonio materiale e immateriale di Venezia e della sua Laguna. 
E se la salvaguardia della città attraverso una legislazione nazionale è un obiettivo ambizioso a medio-lungo termine, ci sono delle proposte che si potrebbero mettere in campo da subito. 
GLI OBIETTIVIAd esempio una sorveglianza continua con postazioni mobili e fisse non solo in bacino San Marco, ma anche in canale della Giudecca, in canal dei Marani e delle navi, e pure dietro le Fondamente Nove.
I risultati di questi controlli, poi, si potrebbero divulgare settimanalmente con un report online, in modo che sia possibile sapere quante contravvenzioni sono state comminate e a quali tipi di barche.
La lotta al moto ondoso passa poi attraverso l'insegnamento obbligatorio a scuola delle tecniche di voga e della conoscenza della laguna, in base a una collaborazione che si potrebbe instaurare tra Comune e Ufficio scolastico provinciale. 
DIBATTITO SUL GPSA medio termine, poi, torna a fare capolino l'idea del Gps, già approvato come ultimo atto della Provincia, prima che l'ente fosse soppresso, e mai entrato in vigore a causa dell'acceso contenzioso giudiziario innescato dai tassisti che non ne volevano sapere e che lo considerano un'ingerenza nella privacy. E in tribunale l'obbligo del Gps stabilito da più livelli di enti locali, è crollato. 
Ma la situazione, secondo i proponenti è tale che lo strumento satellitare di localizzazione va rispolverato e ne vada studiata l'imposizione a tutte le categorie di imbarcazioni. 
All'interno comunque di una pianificazione delle forme di mobilità e di gestione del traffico acqueo sostenibili, per preservare il patrimonio culturale e artistico della città. 
Quindi i rappresentanti delle remiere e della vela chiedono di essere interpellati ai tavoli istituzionali sul traffico acqueo.
E propongono l'introduzione di zone no wake, cioè in cui non sia possibile produrre scia, sinonimo di movimentazione di acqua che possa creare danni alle fondamenta e ai fondali, aree peraltro già presenti nel nord Europa e in America. Zone in cui le metodologie di controllo della scia e dei suoi effetti sono immediate e riscontrabili. 
Ma soprattutto si punta sull'interscambio merci, di cui si parla da anni e anni, ma che non è mai diventato realtà: un'organizzazione diversa delle consegne di merci via acqua, zona per zona, permetterebbe di ridurre considerevolmente i passaggi dei mototopi, che attualmente lavorano per fornitura, ciascuno in tutta la città.
RIO NUOVOIntanto torna la protesta anche per il Rio Novo, e i residenti chiedono l'istituzione di una zona a traffico limitato perchè l'ordinanza del Comune, a loro dire sarebbe troppo blanda.
Il gruppo ha preso in esame i dati Arpav del 23 settembre scorso, giornata vietata al trasporto merci, ma con passaggio dei taxi: è risultato che il biossido di azoto ha avuto un picco alle 8 e la media giornaliera è stata superiore del 35 % rispetto alla media annua, e il superamento di tale livello è perdurato per 16 ore (dalle 5 alle 20). Il giorno successivo, invece, quando non sono transitati i taxi ma solo le barche da trasporto lo stesso valore ha superato il tetto solo per 5 ore, dalle 6 alle 10, mentre i valori di altre sostanze avrebbero concentrazioni più alte. Ma in definitiva i taxi, per numero e costanza dei transiti, secondo i residenti contribuirebbero di più alla produzione di smog.
Raffaella Vittadello
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