Moto ondoso, gli Stati generali: «Venezia sarà una città lenta, ma i trasporti costeranno di più»

Mercoledì 15 Novembre 2023 di Elisio Trevisan
La riunione di ieri mattina di tutti coloro che navigano in laguna

VENEZIA -  Venezia sarà più lenta e più cara. Così potrà salvarsi dal moto ondoso che, accanto alle acque alte ora tenute a bada dal MoSe, è tra le piaghe che ne minacciano l’esistenza. È la determinazione della Giunta Brugnaro, delle altre autorità e istituzioni che hanno competenze sulla laguna, delle remiere, ma può diventare l’obiettivo anche degli operatori economici che in laguna lavorano, e dovrà trasformarsi in un imperativo, anzi in un modo d’essere e di comportarsi, per i diportisti e per chiunque giri in laguna con una barca. Con questo impegno sono usciti ieri dagli Stati generali sul moto ondoso, dopo oltre quattro ore di confronto, i più di 60 rappresentanti della città sull’acqua convocati dal sindaco Luigi Brugnaro in una palestra del nuovo Polo Nautico di San Giuliano. Hanno parlato di moto ondoso e di come combatterlo, e la sintesi è proprio il riconoscimento che Venezia è una città lenta, perché non ha strade e ci si muove a piedi o, al limite, in barca. E adesso la città dovrà scoprire che la lentezza non è un handicap ma un’opportunità: per vivere meglio, per eliminare il moto ondoso che sta sbriciolando le fondamenta, per far provare ai turisti un’esperienza unica al mondo. Venezia, dunque, sarà più lenta anche nei movimenti in barca e sarà pure più cara, perché la lentezza, in un mondo che corre sempre più veloce, è un lusso che costa, ma è l’unica dimensione che può salvarla e garantirle un futuro. È la prima volta che tutti i soggetti che hanno a che fare con l’andare in barca si sono ritrovati uno di fronte all’altro. 
 

L’ORGANIZZAZIONE
Dopo le ben 17 commissioni sul moto ondoso organizzate dalla consigliera comunale di Forza Italia, Deborah Onisto, che ha così preparato il terreno, il sindaco si è fatto interprete di tutte le realtà, che poi sono l’anima della città, e ha fatto una sintesi che diventerà il documento della città lenta. È stata la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano ad aprire il dibattito, proseguito con oltre 60 interventi, tra gli altri, del prefetto di Venezia, Michele Di Bari, del presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, Fulvio Lino Di Blasio, del comandante della Polizia locale, Marco Agostini, e di tutte le altre forze dell’ordine (c’era anche il questore Gaetano Bonaccorso), autorità civili e militari, nonché delle associazioni di categoria e sportive, oltre al nuovo presidente dell’Autorità per la laguna, Roberto Rossetto, collegato da remoto. «Il moto ondoso per Venezia è un problema reale, e in maniera reale vogliamo affrontarlo, da una parte con la deterrenza e dall’altra con la premialità. - ha riassunto il sindaco - Per cui cerchiamo di far cambiare la mentalità delle persone, non solo degli operatori ma anche di quelli che vivono la città. A Venezia il tempo è un qualcosa di particolare, la lentezza diventerà il suo vantaggio e la sua specificità, e lo diciamo anche ai nostri amici che verranno a visitarla: abbiate pazienza, si andrà più piano perché dobbiamo avere meno moto ondoso, più tranquillità e più bellezza della vita». Prima di cominciare Brugnaro aveva teso la mano a tutti, anche alle remiere scusandosi con loro per aver parlato delle “barchette” che protestano in bacino di San Marco, sostenendo di essere stato frainteso. Messi a proprio agio, i presenti sono intervenuti in un clima di collaborazione sapendo che quella lentezza invocata dal sindaco coinvolge tutti, diportisti, trasportatori, imprese di lavori lagunari, piloti e gestori del servizio pubblico di trasporto, linee private come Alilaguna, barchini, taxi. Gli imprenditori privati e le cooperative non hanno detto di no, ma hanno fatto presente che rallentare la velocità vuol dire aumentare i costi, per cui dovranno agire sulle tariffe, e lo stesso vale per i biglietti dell’Actv. I rappresentanti delle remiere hanno posto l’accento sulla sicurezza (proponendo anche di installare segnali di pericolo nei punti più critici come davanti alle società sportive), e anche sulla necessità di scavare i canali, come avviene per quelli industriali: perché una cosa è l’onda che si forma in un canale profondo 3 metri, tutta un’altra in uno di 2 metri. Oggi purtroppo i canali cittadini sono mantenuti aperti dal passaggio delle barche, ma quando non viene effettuato un corretto dragaggio e ci si affida alle eliche si alzano sedimi e si intorbidisce l’acqua, così muoiono le alghe che producono ossigeno e i fondali si abbassano. Altro problema sollevato è quello dei barchini, le utilitarie o le spider della laguna, che montano motori da 40 cavalli e vengono guidati senza uno straccio di patente e quindi nessuna preparazione. 
 

NORME IGNORATE
Le norme, in realtà, ci sono come ha ricordato Valerio Volpe, responsabile del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche (Piopp), a proposito del limite dei 7 chilometri orari quando si passa davanti a tutte le isole.

Non viene mai rispettato, come del resto quasi nessuna norma che riguarda la mobilità in laguna. In definitiva quella di ieri a San Giuliano è stata una tappa importante nella lotta al moto ondoso, e bisogna darne merito al sindaco. Perché ora diventi una tappa fondamentale si deve passare dalle parole ai fatti ed eliminare tutte le rendite di posizione che incrostano la vita in laguna peggio dei molluschi sulle chiglie delle barche. Tanto per fare un solo esempio, a Venezia le imbarcazioni non montano l’Ais, il ricevitore Gps che ne identifica posizione e velocità, e i motoscafisti si sono opposti anche con ricorsi in Tribunale; inoltre questa è l’unica città al mondo dove un tassista dichiara da solo se sta effettuando il servizio di taxi o di noleggio, a seconda della convenienza, e purtroppo una norma nazionale glielo consente.

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