Tutti in coda, distanziamenti e misurazioni della temperatura. Alla mostra un solo comandamento: pazienza

Giovedì 3 Settembre 2020 di Alda Vanzan
Misurazione della temperatura all'entrata
1
VENEZIA - Alla Mostra del cinema di Venezia i giovani parlano come i vecchi. È tutto un: ti ricordi? Ti ricordi delle nottate passate davanti alle transenne per assicurarsi il posto in prima fila davanti al red carpet, delle code al self service per un piatto di pasta, dei serpentoni con gli accreditati divisi per colori, di quella volta che misero i cubi di cemento antiterrorismo? Era solo un anno fa. In un anno il Covid ha cambiato tutto. Ha stravolto radicalmente l'organizzazione. E, soprattutto, ha imposto la regola della pazienza. Perché a Venezia77 è tutto più lento, più diluito, più schematico. I cardini sono due: prenotazione e sanificazione. Ed è nel nome di questi due comandamenti che bisogna armarsi di pazienza e rinunciare a ricordare i tempi che furono, quando si poteva entrare in una delle sale anche a film iniziato o uscire dopo dieci minuti per infilarsi a vedere un altro film. Non è più così. Il presidente della Biennale, Roberto Cicutto, continua a dire che se il festival andrà bene dipenderà dal pubblico.

I VARCHI
Serve pazienza per entrare nell'area della Cittadella del cinema, dove si trovano gli stessi varchi con i cubi di cemento di una volta, ma adesso c'è anche il misuratore di febbre. Duplice. Il primo è attaccato a un palo, ci si passa davanti lentamente, chi ha gli occhiali deve toglierli, ma siccome ogni tanto il misuratore si incanta allora subentra l'addetto alla sicurezza con il termoscanner, la pistola puntata sulla fronte. Poi scatta il controllo di zaini e borse. Se l'obiettivo è entrare in una sala per vedere un film, c'è un'altra coda e anche qui va mantenuto il distanziamento, quindi scatta la seconda misurazione della temperatura, mentre la maschera legge il pass dell'accreditato di turno e comunica fila e numero della poltrona scelta. Sgarrare non si può, perché le poltrone non occupabili sono tutte sigillate. E va detto che la scelta della Biennale di far esibire agli accreditati il solo pass ha agevolato non di poco: l'alternativa sarebbe stato stampare o avere a portata di mano tutti i biglietti prenotati. Perché in sala si entra solo se si ha fatto la prenotazione: ieri mattina una signora si è sorbita la fila al PalaBiennale convinta di vedere Lacci di Daniele Lucchetti, ha esibito il suo pass, ma non c'è stato verso: «Signora, senza prenotazione non può entrare». E pensare che la sala era praticamente vuota.


I RECINTI
Nella Cittadella si entra solo da un varco e ce n'è un altro per uscire. E siccome è tutto recintato, non ci sono grandi possibilità di sgattaiolare come e dove si vuole. Ordine e rigore. Anche in sala stampa, al terzo piano del palazzo dell'ex Casinò, dove i computer fissi a disposizione degli utenti sono stati eliminati in virtù del protocollo anti-Covid e bisogna registrarsi ogni volta che si entra, una fila per dettare all'addetto le proprie generalità e ricevere un numerino. Se si esce anche solo per qualche minuto, per rientrare va rifatta la fila. Una ratio c'è: i posti a disposizione, dovendo rispettare il distanziamento sociale, sono stati ridotti e questo comporta che una postazione di lavoro non possa essere occupata a lungo se realmente non è utilizzata. La conseguenza, però, è scontata: file e attese. Nella sala delle conferenze stampa i tempi sono ancor più diluiti: gli incontri con le delegazioni dei film durano sempre mezz'ora, ma poi serve un'altra mezz'ora per sanificare l'ambiente, cambiare le protezioni dei microfoni, disinfettare le sedie riservate ad attori e registi. Durante tutte queste operazioni il pubblico non può restare dentro: deve uscire e poi rientrare. Unica ammissione: può tenere le cuffie per le traduzioni simultanee, pure quelle poi destinate alla sanificazione.
Sicurezza garantita? L'impressione è che i più preoccupati siano molti attori che al Lido sono arrivati con la più sicura delle mascherine, la Ffp2, quella con un alto potere filtrante e che dunque garantisce una più alta protezione, anche se rende faticoso respirare. Ma la prudenza non è mai troppa. All'Excelsior, svuotato di cacciatori di selfie, la febbre te la misurano non solo quanto entri. Anche quando esci.
 
Ultimo aggiornamento: 14:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci