Il Coronavirus non ferma il Mose di Venezia: due giorni di prove

Giovedì 26 Marzo 2020 di Roberta Brunetti
Il Coronavirus non ferma il Mose di Venezia: due giorni di prove
VENEZIA I cantieri del Mose vanno avanti, con tante difficoltà, con qualche defezione. Se gli operai edili sono fermi da un paio di settimane, per mancanza di dispositivi anti-Covid 19, gli impiantisti, che in questa fase rappresentano il grosso dei lavori, non hanno mai sospeso le attività. E la prossima settimana si terrà regolarmente anche la prova di sollevamento della schiera di Chioggia. Ma per rispettare le nuove norme di sicurezza, nella control room dove si aziona il sistema di dighe mobili, il personale dovrà indossare le mascherine, mentre nel tunnel sotto le paratoie i tecnici saranno muniti anche di guanti e occhiali di protezione.

OBIETTIVI E LIMITI
Così, in questo momento in cui tutta l'Italia si è fermata, a Venezia si fa di tutto per non bloccare i lavori del Mose. Quasi un paradosso per un'opera che ha avuto una storia tanto lunga e travagliata, segnata da innumerevoli ritardi e slittamenti della data di fine lavori. Ora fissata al 31 dicembre 2021, ma con la possibilità di alzare le barriere, in caso di acque alte eccezionali, già questo autunno. Obiettivi ribaditi come un mantra dopo i danni causati dalle maree di novembre e dicembre. Obiettivi che ora si vorrebbero mantenere, nonostante l'emergenza sanitaria.

Lo aveva fatto intendere, già il 12 marzo, il commissario straordinario al Mose, Elisabetta Spitz, in una lettera agli amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova, in cui ricordava la pubblica utilità dell'opera e raccomandava di proseguire i lavori nel rispetto delle misure sanitarie. In quell'occasione, però, non c'erano stati i tempi tecnici per organizzare la prova di sollevamento del 16 marzo a Malamocco in sicurezza, che alla fine era stata annullata. Da allora sono arrivate nuove strette dal Governo, mentre Cvn e imprese hanno cercato di organizzarsi, ma con molte difficoltà.

LAVORI E TEST
Le imprese edili consorziate, quelle che garantiscono la logistica alle bocche di porto, di fatto si sono fermate. Si tratta di qualche decina di lavoratori, per cui non sono ancora stati trovati dispositivi di sicurezza a sufficienza. Chi sta andando avanti sono gli impiantisti delle società che hanno vinto le gare, con circa 300 persone coinvolte. Lavori strategici per mettere in funzione il Mose in autunno. Ma la situazione non è semplice. In questi giorni ci sono stati anche dei sopralluoghi dello Spisal, chiesti dallo stesso Cvn, a garanzia che tutto sia in regola. Tra gli ultimi obblighi per i cantieri c'è anche quello di misurare la temperatura degli operai, di qui la necessità di acquistare termometri scanner. Preoccupano anche le forniture dei dispositivi per il futuro, che come è già capitato possono essere requisiti dalla protezione civile per essere dirottati dove c'è più necessità. E in prospettiva si aprirà anche il tema del personale in trasferta che dovrà tornare a casa per le ferie, ma non è chiaro se potrà farlo.

In questo scenario oggi e domani iniziano le prove in bianco, in vista del sollevamento della schiera di Chioggia martedì e mercoledì prossimo. Finora, pur con le difficoltà legate al coronavirus, i tempi per la messa in esercizio degli impianti sono stati rispettati. E a Chioggia, per la prima volta, le paratoie saranno sollevate con due compressori, di cui uno del sistema di controllo. Un altro passo per testare il sistema. Un altro passo di una strada che resta in salita.
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