Mose, cimici nei ristoranti vip: i "capi"
del Consorzio spiati anche alle Calandre

Lunedì 29 Luglio 2013 di Monica Andolfatto
Pio Savioli mentre esce da un'auto, immortalato dalla finanza
VENEZIA - Di fronte alle registrazioni audio-video degli incontri fugaci negli autogrill autostradali lungo la Venezia-Padova e la Padova-Bologna, nei ristoranti dei vip come Le Calandre di Rubano, il Granso stanco di Sottomarina, Da Poppi sulla Romea, Alla Conchiglia di Marghera, e negli uffici delle persone cui è affidato un ruolo di protagonista nella vicenda, c'è poco da replicare con "non ricordo", "non ero io", o "ero da un'altra parte".



Consorzio Venezia Nuova, appalti pilotati e mazzette: indagini ad altissima tecnologia. E fuor di metafora. Sì perché quelle condotte dalla guardia di finanza di Venezia vedono l'utilizzazione di supporti informatici e strumentazioni all'avanguardia per poter consegnare ai magistrati prove documentali che traggano solidità, come dire, dall'evidenza dei fatti. Microspie di ultima generazione posizionate in luoghi considerati strategici per la frequenza dell'utilizzo da parte dei "soggetti attenzionati" e per la qualità della resa del materiale prodotto. E si sa che la pausa pranzo, o l'invito a cena sono i momenti preferiti e considerati più propizi per discutere di affari, comprese le gare del Mose o di altri enti come l'Autorità portuale, o per fissare il quantum per poter essere ammessi alla corte del "grande burattinaio" come il sostituto procuratore Paola Tonini, titolare dell'inchiesta, definisce Giovanni Mazzacurati, ex presidente di Cvn, dimessosi appena due settimane prima di essere travolto dallo scandalo e finire agli arresti domiciliari con alcuni dei suoi fedelissimi, fra cui Pio Savioli fra i più immortalati dalle riprese filmate impegnato a quanto emerso a incassare e dispensare i fondi neri generati da alcune consorziate, e Federico Sutto, segretario di fiducia del "capo".



E poi ci sono le intercettazioni telefoniche, i cosiddetti servizi di osservazione, cioè i pedinamenti, con tanto di telecamere nelle mani dei pazienti investigatori a fissare visi, contesti, passaggi di buste e di gps posizionati sulle auto di Savioli e di altri. Senza mai dimenticare le "carte" che testimoniano movimenti di denaro, contabilità parallele, conti esteri che porterebbero in Svizzera o investimenti immobiliari.



Tre anni in cui il "grande fratello" delle fiamme gialle, su delega del pm, ha restituito su file uno spaccato del mondo Cvn, il concessionario unico per la realizzazione del Mose, in grado di condizionare l'intero sistema economico finanziario non solo lagunare bensì regionale e anche oltre. Ed ecco che l'informativa firmata dal colonnello Renzo Nisi, comandante del nucleo di polizia tributaria, quella consegnata alla dottoressa Tonini, è organizzata nella modalità ipertestuale per consentire al giudice che la legge l'immediato collegamento e quindi riscontro di quanto scritto con le prove ora video, ora audio, in maniera da facilitare la lettura sinottica del risultato finale dell'attività investigativa.



Tre anni. Dal 2009 al luglio 2011 In cui i finanzieri, una decina, del 1. Gruppo tutela entrate, diretto dal tenente colonnello Roberto Ribaudo, si sono dedicati esclusivamente a Cvn e company, raccogliendo e catalogando una mole impressionante di materiale che si è trasformato, con le richieste del pm Tonini e le ordinanze emesse dal gip Alberto Scaramuzza, in un pesantissimo e documentatissimo atto d'accusa contro il modus operandi dei vertici del Venezia Nuova. E, avverte la Finanza, siamo solo all'inizio. Fra i capitoli da affrontare rimarrebbero infatti quelli della corruzione e della concussione finora relegati in secondo piano. Sulla base dell'inquadratura che affida il ruolo di pubblico ufficiale ai componenti del cda di Cvn, considerando quest'ultimo soggetto con pubblica funzione amministrativa, in virtù del mandato ricevuto dal Magistrato alle acque, ergo dal Ministero.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 21:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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