Vincenzo, il meteoman veneto: «Avevo paura dei temporali, ora li anticipo con la stazione in giardino»

Domenica 30 Luglio 2023 di Alda Vanzan
Vincenzo Clarizia, esperto di meteo e previsioni del tempo

Il paradosso è che è un veneto d’adozione, eppure i veneti lo amano. Anche i friulani. Gli mandano messaggi di ringraziamenti (“Mi hai salvato l’auto”), quando lo incrociano per strada il selfie è tassativo. «Mia moglie un po’ storce il naso, ma cosa ci posso fare? La mia “moneta” è questa, non faccio nulla a scopi commerciali. Io penso che ognuno di noi sia chiamato fare qualcosa per gli altri e se ognuno mette i suoi talenti, il risultato c’è».
Il meteoman veneto si chiama Vincenzo Clarizia, ha 52 anni, vive a Jesolo («Città che adoro»), di professione è arruolato in un corpo di polizia e nel tempo libero si diletta a osservare e studiare il cielo, i venti, le correnti.

I quattro “eventi” che hanno devastato il Veneto e il Nord Italia tra il 18 e il 25 luglio, lui li aveva tutti previsti. Peraltro, con parole chiarissime. E oggi c’è gente che lo ringrazia per essere riuscita a mettere la macchina al riparo dalle mitragliate della grandine. La sua pagina Facebook “Meteoclari” ha più di 20mila follower. Ma ci sono anche i tremila e passa iscritti alle sue 13 liste broadcast che puntualmente ricevono le allerte. Vere. Senza clamori né nomi altisonanti.


Vincenzo Clarizia, sui social Meteoclari: si presenti.
«Ho 52 anni, sono nato a Domodossola, in Piemonte, perché la mia famiglia di origini pugliesi, Ostuni per la precisione, per motivi di lavoro si era trasferita al Nord. Dal 2014 vivo a Jesolo, ora lavoro a Mestre».


Com’è nata la passione per il meteo?
«Da una mia fobia: da bambino avevo paura dei temporali, che in Piemonte, in Val d’Ossola, complice l’effetto eco delle montagne, sono particolarmente forti. Avrò avuto 7-8 anni quando mia mamma, sapendo quanto ero goloso di fragole, trovò un escamotage: “Vincenzo, se non arrivano i temporali le fragole non crescono e non diventano belle, grosse e succulente come piacciono a te”».


La scintilla per la meteorologia?
«Il colonnello Bernacca. Ero bimbo quando guardavo “Che tempo fa”, mi piaceva il suo modo di spiegare le previsioni con la bacchetta mentre indicava la cartina geografica, con lui era tutto semplice. Bernacca è stato il mio idolo. Invece di giocare con le macchinine, in cameretta avevo una cartina dell’Italia e una bacchetta e lo imitavo».


Studi?
«A 18 anni, di nuovo con la famiglia in Puglia, mi sono iscritto a un corso di meteorologia all’Aeronautica di Brindisi. Ma il meteo non è mai stato il mio lavoro, mi sono arruolato in un corpo di polizia, ho lavorato a Venezia, Treviso, Jesolo, ora a Mestre. Sono sposato e ho tre figli, i due più grandi, 24 e 22 anni, sono carabinieri, il piccolo ha 13 anni».


Quanto ha cominciato a prevedere il tempo?
«2014, Jesolo. I siti avevano previsto il disastro per Pasqua e Pasquetta. Invece Pasquetta fu una giornata favolosa, solo che in spiaggia non andò nessuno perché tutti avevano disdetto. Ci fu una giusta protesta da parte degli operatori economici, lo stesso presidente della Regione Luca Zaia si arrabbiò per quelle previsioni sbagliate. Lì mi sono sentito chiamato in causa. Mi dissi: sto a Jesolo, mi interessa la meteorologia, perché non essere utile alla comunità? Così aprii la pagina Facebook “Meteoclari”, dove “clari” è l’inizio del mio cognome, ma dà anche il senso della chiarezza. In poco tempo mille follower: non ci credevo».


La formula del suo successo?
«Ho studiato il microclima della costa. Gli altri siti dicevano “ecco il meteo a Nordest”, generalizzando, io invece ho cercato di capire le differenze tra le diverse zone. E i riscontri sono stati positivi: a Jesolo poteva esserci il sole anche se a Treviso pioveva. Oggi ho 20.500 follower».


E quanto guadagna?
«Nulla, ho fatto sempre tutto a titolo gratuito. La mia moneta? I ringraziamenti della gente che è riuscita a mettere in salvo la macchina».


La Regione del Veneto ha chiesto lo stato di emergenza nazionale per i quattro eventi atmosferici di luglio. Che lei aveva previsto: come ha fatto?
«Io non studio solo sui modelli matematici. Sulla pagina Facebook ho spiegato, penso in maniera semplice, cos’è successo: è stato come mettere una pentola a bollire sul gas, il gas era il Sud Italia, dove le temperature erano folli, il coperchio erano le Alpi. Se una pentola bolle, sul coperchio si formano goccioline, no? Ecco, in atmosfera è successa la stessa cosa, si è sviluppata una energia elevatissima, le forti correnti ascensionali hanno portato le goccioline in alto, dove si sono ghiacciate, poi sono scese, ma sono state risospinte su. Il chicco di grandine saliva e scendeva, le molecole di ghiaccio si univano tra loro, era un agglomerato di chicchi, quelle arrivate a terra sono giunte a pesare fino a 150 grammi».


È normale?
«La causa principale è il cambiamento climatico. Nel Nord America questi fenomeni avvengono da anni. La fascia tropicale si è un po’ alzata, la media termica di 30 gradi che era a Tunisi ora è arrivata a Napoli».


Non trova che sia una moda prevedere che tempo farà?
«Nell’autunno 2021 ho superato al Cnr l’esame di tecnico meteorologo. In tutta Italia siamo in 156 iscritti all’albo. Tra di noi ci confrontiamo e abbiamo delle regole non scritte: mai usare l’esagerazione nel dare allerte. Frasi come “Arriva Caronte” da noi le sentirete mai».


La notte del 19 luglio tra le province di Venezia e Padova c’è stato il disastro tra vento e grandine. È vero che aveva avvisato i cittadini che la seguono?
«Con Whatsapp ho fatto 13 broadcast, ognuno composto da 256 persone che hanno ricevuto il mio messaggio di allerta. Mi seguono anche dal Friuli».


La sua attrezzatura?
«A Jesolo, nel giardino di casa, ho una stazione meteorologica professionale, censita sul sito europeo Meteo Network. Una soddisfazione, ma la cosa più bella è stata portare la meteorologia a scuola: ho tenuto lezioni alle medie e alle elementari di Jesolo grazie al patrocino del Comune e del sindaco Christofer De Zotti».


Il piccolo, ora grande, Vincenzo ha ancora paura dei temporali?
«Per fortuna no, ma mi preoccupano i cambiamenti climatici. Non sono favole, non è complottismo: le temperature medie in Italia sono aumentate di due gradi in vent’anni, quello che una volta accadeva in un secolo».

Ultimo aggiornamento: 17:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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