MESTRE - Ci teneva tanto che la sua bimba nascesse a Villa Salus. «Spicciati piccolina, non tardare.
La sua mamma voleva che la sua bambina nascesse lì. «Per me era chiudere un cerchio - dice Jessica, 28 anni - in quel reparto sono nata io, mio marito e il mio primo figlio». E Alice Sofia ce l’ha fatta per un soffio, se tardava di un paio di giorni quel reparto non ci sarebbe più stato. Ma lei, all’una di notte del 7 febbraio, è venuta alla luce: una bellissima bambina di 3 chili e 280 grammi e 50 centimetri di lunghezza. Una gioia per mamma Jessica Dal Bo, operatrice socio sanitaria all’Anffas, papà Mattia Da Lio, 34 anni, e il fratellino Federico di due anni, che abitano a Marcon.
«È stato molto bello e al tempo stesso un po’ triste - racconta la giovane mamma - le lacrime di gioia si sono mescolate alla malinconia. Piangeva l’ostetrica, il personale del nido... consapevoli che si stava chiudendo qualcosa di speciale». Anche se qualche vantaggio c’è stato: la neonata e la sua famiglia sono stati coccolatissimi. Superato l’impasse iniziale con la piccola che rischiava di nascere in auto, poi è andato tutto alla grande. «È stato un parto velocissimo, si è risolto in un’ora - continua la mamma - se non ci sbrigavamo a correre in reparto, davvero poteva nascere in parcheggio. Poi tutti ci hanno coccolato. Avevamo la stanza con il lettone e l’intero staff a nostra disposizione. Un privilegio e un ricordo splendido che porterò sempre con me. Siamo state dimesse proprio il giorno che il reparto è stato chiuso e c’era molta nostalgia, soprattutto tra il personale del nido che senza neonati non sapeva dove sarebbe stato impiegato il giorno successivo».
Con la nascita della piccola Alice Sofia si è quindi chiusa un’esperienza. Forse un periodo, durato qualche decennio, durante il quale le mestrine andavano a partorire in Villa Salus. Prima che Mestre avesse un ospedale moderno come l’Angelo. Perché questa esperienza e questa realtà non svaniscano è stato scritto un libro, presentato giovedì al Candiani alla presenza di un centinaio di persone, “Voci in capitolo, per una nascita migliore”. Una scrittura collettiva, coordinata da Roberto Fraioli con il supporto di Marilena Taboga di "Nascere meglio", che intende lasciare una traccia affinchè del “Modello Villa Salus” non si perda memoria.