Mestre. Accumulo di urina nel rene dopo il parto, ma la diagnosi arriva tardi. Neomamma risarcita dall'Ulss

Domenica 22 Gennaio 2023 di Nicola Munaro
Mestre. Accumulo di urina nel rene dopo il parto, ma la diagnosi arriva tardi. Neomamma risarcita dall'Ulss di 29mila euro

MESTREPoco meno di 29mila euro compresi i danni fisici, le spese processuali, di consulenza e i danni morali. È quanto l'Ulss 3 dovrà pagare ad una donna di Zelarino per una diagnosi tardiva di un importante accumulo di urina all'interno del rene che l'aveva costretta a settimane di ricovero prima all'Angelo (in Rianimazione per una grave insufficienza respiratoria e in medicina generale) e poi all'ospedale di Padova dov'era stata sottoposta ad un intervento di frantumazione di un calcolo renale.

Problema renale che si era presentato tre giorni dopo il parto, nel maggio 2011.

PUNTATA FINALE

A condannare l'Ulss Serenissima al risarcimento in favore della donna - difesa dall'avvocato Giorgio Caldera - è stata la corte d'Appello di Venezia che ha ribaltato la sentenza in primo grado del tribunale. Nel riscrivere la puntata finale del processo, sposando i motivi del ricorso presentato dalla donna, «la Corte ritiene che i medici del Pronto soccorso, sebbene si siano prodigati nell'immediato nell'esecuzione degli accertamenti diagnostici non hanno tempestivamente attuato i necessari protocolli volti ad escludere possibili effetti patologici urinari che avrebbero potuto riguardare una puerpera dopo il parto avvenuto a distanza di appena tre giorni». Un intervento è stato fatto, ma solo dopo, come ricostruiscono i giudici di secondo grado.

«I sanitari solo a seguito degli esami delle urine effettuati il giorno 31 maggio 2011» cioè due giorni dopo l'ingresso in Pronto soccorso, ossia dopo due giorni dall'ingresso in Pronto Soccorso «comprendevano la presenza di una infezione in atto a carico dell'apparato urinario e dei conseguenti gravi effetti respiratori che si stavano profilando». Cosa che «i medici non hanno verificato adeguatamente nella fase di accertamento e all'atto dell'ingresso al Pronto soccorso, la sussistente eziopatogenesi urinaria del quadro settico che la riguardava, ritardando in tal modo, il trattamento urologico volto alla rimozione dell'ostruzione uretrale e al ripristino del deflusso urinario». Ad aggravare la situazione il fatto che la donna avesse partorito pochi giorni prima, cosa che - si legge ancora in sentenza - «avrebbe dovuto allarmare i sanitari, considerando che la paziente potesse essere oggetto di infezione dell'endometrio» causata proprio da una migrazione di virus. In sostanza «la Corte ritiene sussistente la responsabilità dei sanitari dell'Ospedale dell'Angelo, quanto meno dal punto di vista del ritardo diagnostico».
 

Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 09:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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