MESTRE - Il 4 settembre, un mese prima della strage del bus di La Linea con i suoi 21 morti (20 turisti e l'autista Alberto Rizzotto) e 15 feriti, sul cavalcavia Superiore di Marghera iniziavano i lavori di rifacimento e ristrutturazione delle barriere di protezione, i guardrail. Se l'amministrazione comunale veneziana e gli uffici tecnici avessero rispettato il cronoprogramma, il 23 maggio scorso il cavalcavia ristrutturato sarebbe stato collaudato e consegnato.
Ed è questo il nuovo filone preso dall'indagine condotta dalla procura di Venezia, che adesso vuole capire come mai i lavori siano iniziati cinque anni dopo il via libera, dato in Giunta nel 2018, e come siano stati usati i fondi accantonati per l'intervento.
IL COMUNE
Ma il versante amministrativo è ciò su cui si sta concentrando la magistratura. La domande sono due: perché si è cominciato dopo? E perché - e dove - sono stati spostai i fondi dedicati? Domande che non sono un'accusa implicita ma fanno parte di tutte quelle verifiche impostate dalla procura di Venezia per arrivare a dare una risposta a come sia potuta accadere una simile tragedia, su una delle strade più trafficate della città. Oltretutto, per stessa ammissione del procuratore Bruno Cherchi, le carte relative alle segnalazioni di pericolo legate allo stato del cavalcavia Superiore erano già state acquisite dalla procura dopo un'intervista dell'assessore ai Trasporti, Renato Boraso. Era il 2021 e non era emerso nulla, a detta di Cherchi. Dopo la tragedia del 3 ottobre quelle carte sono state rispolverate e ne sono state aggiunte altre, comprese quelle relative allo spostamento di tutto ciò che riguardava i lavori di ristrutturazione del guardrail del cavalcavia Superiore.
LA RELAZIONE
Il via libera all'"Adeguamento normativo e il consolidamento del nuovo cavalcavia superiore di Marghera" arriva con una delibera di Giunta firmata il 12 settembre 2018 dal sindaco Luigi Brugnaro. Poi tempi burocratici, pandemia da Covid 19 e (anche) spostamenti di previsioni di bilancio, quindi fondi destinati, hanno ritardato le varie fasi dell'avvio dei lavori, che adesso dureranno un anno e mezzo. E sì che il Comune aveva in mano una relazione sulle tante criticità riscontrate nel 2017 con le analisi, commissionate da Ca' Farsetti stessa, sui materiali e sulla vulnerabilità sismica, ed effettuate dagli Ingegneri Associati Gianfranco Baldan, Gianluca Pasqualon e Gianluca Baldan e da Ecis Srl. Aspetti che si trovano ancora in quel cavalcavia costruito nel 1967 e da allora "mai stato oggetto di interventi significativi di rafforzamento strutturale", come si legge nel Documento preliminare alla progettazione allegato alla delibera del 2018. Gli ingegneri parlavano di cordoli, "particolarmente degradati sul lato Marghera, con evidenti distacchi di porzioni di materiale"; la sicurvia e i parapetti: "Su entrambi i lati del viadotto, specialmente su quello verso Marghera, si rileva un importante e diffuso danneggiamento". "I guardrail, ove presenti, non sono conformi alle vigenti disposizioni legislative"; e, ancora, i pulvini: "... dilavamento del calcestruzzo prodotto dall'azione dell'acqua mal canalizzata, distacchi del copriferro ed esposizione delle armature metalliche all'intradosso, distacco di porzioni di calcestruzzo. Sono presenti, inoltre, evidenti rotture al di sotto degli appoggi".
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