Il Far West a Mestre, tra coltelli e faide: una lunga scia di sangue

Sabato 5 Novembre 2022 di Davide Tamiello
MESTRE Escalation di violenza a Mestre, tra accoltellamenti e risse per il controllo del territorio

MESTRE - Pensi al dramma di Assago e l’inevitabile conclusione è che sì, alla fine, è andata bene. E questo nonostante un bilancio che parla di due accoltellati in meno di mezz’ora e (forse) una lunga serie di aggressioni simili avvenute nei giorni precedenti. Un ragazzo di 24 anni è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Mestre e un 35enne guineano è stato dimesso ieri mattina per delle ferite più lievi eppure, comunque, è andata bene. Il perché di un bilancio positivo è presto spiegato: quella dell’altra notte a Mestre poteva essere davvero una fotocopia di quanto avvenuto al Carrefour milanese una settimana fa. La notte di follia mestrina, con protagonista Sadem Buoyahia, un 31enne tunisino, non è finita in tragedia per due ragioni.

La prima è stata, banalmente, una buona dose di fortuna: non ha trovato altre persone sulla sua strada.

L’uomo, completamente ubriaco, se l’era presa con i titolari del bar Arcobaleno di via Aleardi che non volevano più dargli da bere e quando un 24enne mestrino era intervenuto per prendere le loro difese aveva estratto il coltello e l’aveva ferito all’addome. Poi la fuga: in via Cappuccina, ad appena 300 metri dal luogo della prima aggressione, aveva sferrato un coltellata al gluteo di un secondo uomo, un 35enne guineano. Nessuna ragione, nessuno screzio: totalmente a caso, la sua colpa era quella di essergli capitato davanti. La seconda variabile che ha fatto la differenza è stata la rapidità dell’arresto. L’uomo è stato bloccato in piazzetta Coin a meno di un’ora dal primo episodio, grazie alle immagini delle telecamere e alla loro diffusione in tempo reale tra tutte le forze dell’ordine. Fine di un incubo, dunque, con un arresto con l’accusa di tentato omicidio. E non è finita: secondo gli investigatori potrebbe essere stato lui l’autore di altri episodi di violenza degli ultimi giorni, come un brutale pestaggio a una barista che stava rientrando a casa dal lavoro e un altro accoltellamento (sempre ad un gluteo) a un 17enne. 

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IL QUADRO
Partita chiusa o quasi, dunque, ma il lavoro degli inquirenti (e non solo il loro) è appena all’inizio. In meno di due settimane ci sono stati 7 accoltellamenti, e al 31enne tunisino al momento possono essere attribuiti solo gli ultimi due. Gli altri sarebbero legati al fenomeno endemico di Mestre: lo spaccio di stupefacenti. Una lunga scia di sangue a partire da un giovane tunisino ferito durante un Festival al parco della Bissuola, passando per altri giovani nigeriani accoltellati tra via Piave e piazzale Giustiniani. Una lotta tra bande rivali con insiemi e sottoinsiemi vari: da una parte la dicotomia atavica dello spaccio di via Piave, tunisini e nigeriani. Ma questo è un frangente che non preoccupa più di tanto gli investigatori, secondo la polizia si tratterebbe di scontri sporadici e non legati a una vera e propria guerra di conquista dei territori. Diverso invece il discorso legato alla faida interna tra nigeriani: ultimamente, un nuovo gruppo starebbe cercando di soppiantare i vecchi. Una nucleo deciso e anche violento: tutte quelle aggressioni si sono concluse con delle coltellate tra collo e torace. Fendenti, dunque, che puntavano a uccidere. 
PIOVRA NERA
Parlando di nigeriani a Mestre il ricordo va al 10 luglio 2018, il giorno della grande retata, quando, cioè, la polizia con un maxi dispiego di forze eseguì una quarantina di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di quella che allora venne definita la “piovra nera”. Una organizzazione strutturata, una macchina perfetta costruita per creare grandi guadagni dal monopolio di mercato sull’eroina gialla. Oggi il fenomeno è molto differente: quella struttura, quel modello, non esiste più. Non c’è un nuovo Kenneth “Ken” Ighodaro, il boss dell’associazione criminale poi arrestato dalla squadra mobile con l’operazione San Michele e condannato a 16 anni di carcere. Ci sono fazioni, piccoli nuclei, spesso famigliari, che cercano di crearsi un loro orticello sicuro con metodi, però, ben più eclatanti e violenti di quelli usati in passato. Per sradicare queste nuove famiglie non basterà qualche singolo arresto per qualche dose. La strada segnata è quello di individuare (se esiste) un disegno criminale più vasto. Da mesi c’è una seconda inchiesta in corso della squadra mobile, i residenti lo sanno e sperano che possa chiudersi il prima possibile.
 

Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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