MESTRE - Pensi al dramma di Assago e l’inevitabile conclusione è che sì, alla fine, è andata bene. E questo nonostante un bilancio che parla di due accoltellati in meno di mezz’ora e (forse) una lunga serie di aggressioni simili avvenute nei giorni precedenti. Un ragazzo di 24 anni è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Mestre e un 35enne guineano è stato dimesso ieri mattina per delle ferite più lievi eppure, comunque, è andata bene. Il perché di un bilancio positivo è presto spiegato: quella dell’altra notte a Mestre poteva essere davvero una fotocopia di quanto avvenuto al Carrefour milanese una settimana fa. La notte di follia mestrina, con protagonista Sadem Buoyahia, un 31enne tunisino, non è finita in tragedia per due ragioni.
La prima è stata, banalmente, una buona dose di fortuna: non ha trovato altre persone sulla sua strada.
IL QUADRO
Partita chiusa o quasi, dunque, ma il lavoro degli inquirenti (e non solo il loro) è appena all’inizio. In meno di due settimane ci sono stati 7 accoltellamenti, e al 31enne tunisino al momento possono essere attribuiti solo gli ultimi due. Gli altri sarebbero legati al fenomeno endemico di Mestre: lo spaccio di stupefacenti. Una lunga scia di sangue a partire da un giovane tunisino ferito durante un Festival al parco della Bissuola, passando per altri giovani nigeriani accoltellati tra via Piave e piazzale Giustiniani. Una lotta tra bande rivali con insiemi e sottoinsiemi vari: da una parte la dicotomia atavica dello spaccio di via Piave, tunisini e nigeriani. Ma questo è un frangente che non preoccupa più di tanto gli investigatori, secondo la polizia si tratterebbe di scontri sporadici e non legati a una vera e propria guerra di conquista dei territori. Diverso invece il discorso legato alla faida interna tra nigeriani: ultimamente, un nuovo gruppo starebbe cercando di soppiantare i vecchi. Una nucleo deciso e anche violento: tutte quelle aggressioni si sono concluse con delle coltellate tra collo e torace. Fendenti, dunque, che puntavano a uccidere.
PIOVRA NERA
Parlando di nigeriani a Mestre il ricordo va al 10 luglio 2018, il giorno della grande retata, quando, cioè, la polizia con un maxi dispiego di forze eseguì una quarantina di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di quella che allora venne definita la “piovra nera”. Una organizzazione strutturata, una macchina perfetta costruita per creare grandi guadagni dal monopolio di mercato sull’eroina gialla. Oggi il fenomeno è molto differente: quella struttura, quel modello, non esiste più. Non c’è un nuovo Kenneth “Ken” Ighodaro, il boss dell’associazione criminale poi arrestato dalla squadra mobile con l’operazione San Michele e condannato a 16 anni di carcere. Ci sono fazioni, piccoli nuclei, spesso famigliari, che cercano di crearsi un loro orticello sicuro con metodi, però, ben più eclatanti e violenti di quelli usati in passato. Per sradicare queste nuove famiglie non basterà qualche singolo arresto per qualche dose. La strada segnata è quello di individuare (se esiste) un disegno criminale più vasto. Da mesi c’è una seconda inchiesta in corso della squadra mobile, i residenti lo sanno e sperano che possa chiudersi il prima possibile.