Maxi-sgombero all'ex Telecom: 50 sbandati nel palazzo a sei piani nel cuore di Mestre

Martedì 15 Novembre 2022 di Fulvio Fenzo
Il palazzo di via Carducci, sede della ex Telecom di Mestre
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MESTRE - Chi c'era, racconta di averli visti fuggire da tutte le parti. Giù per le scale del palazzone di sei piani dopo aver raccolto le loro poche robe, saltare dalle finestre oppure scendere dall'esterno aggrappati alle griglie d'acciaio fissate alle pareti che dovrebbero impedire l'accesso agli sbandati. «Come quando calpesti un formicaio, e tutte si muovono impazzite. Una cosa mai vista». E sì che, di sgomberi, all'ex Telecom tra via Carducci e il Museo M9, nel cuore di Mestre, ne hanno già visti parecchi.

Ma, appunto, svuotati gli uffici abbandonati, tutti rientravano nel giro di qualche giorno. E l'altro giorno, nell'ennesimo blitz della polizia locale, non riuscivano nemmeno più a contarli, perché erano velocissimi: chi ne ha registrati 39, altri ne hanno visti almeno 45, forse perfino di più. Alla fine la versione ufficiale si sarebbe attestata su 42 senza dimora sgomberati dall'ex Telecom. Dove, adesso, verranno murati tutti gli accessi e le finestre dei piani inferiori. E sono tantissimi.

IL BLITZ
Chi sa le lingue, lo definirebbe un melting pot. «Erano di tutte le nazionalità. Africani, dell'Est Europa, qualche asiatico. Perfino degli zingari. Dentro all'ex Telecom c'era di tutto». Del resto il palazzo abbandonato è enorme: si parla di dodicimila metri quadri di locali vuoti da anni, in attesa di un recupero che appare sempre più lontano. Svanita l'ipotesi di trasformarlo nel primo hotel con 130 camere a 5 stelle della terraferma, con un investimento di 35 milioni di euro sulle quali però le banche hanno deciso di non puntare facendo naufragare definitivamente il progetto, la proprietà, ossia il fondo Goethe amministrato dalla Sgr Serenissima e nei forzieri della Deutsche Bank, starebbe cercando di cederlo tanto che, proprio la scorsa settimana, era in programma un sopralluogo di una società interessata. Sopralluogo che, però, è saltato non solo per la concomitanza con il blitz, ma per le condizioni in cui si troverebbero ormai tutti i locali che, in quest'ultimo anno, sono stati ripetutamente occupati e poi liberati (quasi al ritmo di uno sgombero al mese) da sbandati e tossicodipendenti che poi, di giorno, si muovono tra il centro e la zona martoriata di via Piave.

«MURARE TUTTO»
«Dentro le condizioni sono allucinanti - racconta ancora chi ci ha messo piede -. Bottiglie e sporcizia sono niente rispetto agli escrementi che sono ormai ovunque. Il primo passo sarà murare ogni apertura dei primi livelli, perché si è visto che le griglie di ferro che erano state installate non bastano. Anzi, le usano per arrampicarsi e salire dove non ci sono». Di mattoni per murare ogni possibile accesso ne serviranno un'infinità, tante sono le porte e le finestre sul perimetro esterno dell'edificio, dal lato che si trova dietro il palazzo delle Poste fino alla corte interna. Un lavoraccio, insomma. «Ma almeno così non entraranno più. Almeno lo speriamo».

TUTTO FERMO
Ed è dei giorni scorsi anche la notizia della situazione di stand-by in cui si trova anche l'edificio confinante con l'ex Telecom, quello delle Poste, che risulta ancora affittato da Telecom-Tim pagando al fondo italiano Prelios 400mila euro l'anno per un palazzo di fatto quasi vuoto, cifra della quale l'azienda telefonica recupera 80mila euro l'anno di canone dalle Poste. Prelios ha recentemente confermato che, allo stato attuale, non sarebbe ancora stato definito nulla in merito alla riqualificazione anche di questo complesso affacciato su piazzale Donatori di sangue. Gli investitori di Dh Hotels che volevano realizzare il 5 stelle, infatti, avevano tentato di acquistare anche questo stabile per affiancare all'hotel funzioni residenziali di lusso, e pareva ormai cosa fatta anche l'acquisto della palazzina Meucci dalla Fondazione di Venezia, titolare dell'M9. Dh Hotels voleva acquisirlo per poi demolirlo e farne una piazzetta a corredo del nuovo hotel a 5 stelle. Saltati i finanziamenti per l'albergo da 130 camere, è venuta meno anche l'opzione sulla palazzina tra le Poste e l'M9, ritornata così a pieno titolo alla Fondazione di Venezia. Insomma, tra uno sgombero e l'altro, si muovono solo i senza dimora. In attesa di far murare porte e finestre per fermare anche loro.


 

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