Stefania, la compagna del sindaco: «Il mio Brugnaro, così ci siamo innamorati»

Domenica 4 Agosto 2019 di Alda Vanzan
Stefania, la compagna del sindaco: «Il mio Brugnaro, così ci siamo innamorati»
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VENEZIA - Il bacio più recente in pubblico gliel’ha dato il 18 luglio in piazza San Marco, alla cerimonia delle lauree di Ca’ Foscari. Lui non ha fatto in tempo a scendere dal palco e lei gli ha buttato le braccia al collo. Davanti a quattromila persone. «Aveva fatto un discorso fantastico ai ragazzi, aveva detto che non contano le cadute, che si può anche fallire, ma che l’importante è avere un obiettivo, un proprio sogno. E crederci. Mi è venuto spontaneo andare ad abbracciarlo». Stefania Moretti è fatta così. Spontanea. Espansiva. E incurante delle critiche. Da quando il “suo” Luigi Brugnaro è diventato sindaco di Venezia, ormai quattro anni fa, i detrattori le hanno affibbiato ogni sorta di appellativi. First lady. Zarina. L’Evita di Ca’ Farsetti. Indiscutibilmente, è una donna presente. E potente. Anche se dice di essere “solo” compagna, mamma, lavoratrice.
 

Signora Moretti, può presentarsi?
«Ho 48 anni, sono toscana di Chiusi, la capitale dell’Etruria, sono mamma di Piera Maria che ha 10 anni, Jacopo di 6, Ettore di 4».
Quando e come ha conosciuto Luigi Brugnaro?
«È stato vent’anni anni fa. A 18 anni mi ero trasferita a Venezia per studiare Lingue orientali, anche se il mio sogno era fare l’hostess o la giornalista. Comunque, mi laureo e mi specializzo in giapponese economico. Il Giappone è il mio grande amore. E lavoro, ho sempre lavorato. Tantissimo. Prima in pizzeria. Poi faccio l’accompagnatrice turistica. Ma stiamo parlando di tanto tempo fa, il settore non era regolamentato. Mio padre storce il naso. Mi dice: o ti trovi un lavoro serio o torni a casa. Io sono figlia unica, i miei hanno un ingrosso di generi alimentari. Comincio a inviare il curriculum. Luigi l’ho conosciuto così, mi ha fatto lui il colloquio di lavoro».
Brugnaro la assunse subito?
«Venni selezionata dal suo socio. Il secondo colloquio me lo fece Luigi. Ricordo perfettamente che quando mi chiamò pensai: ma chi è che chiama alle nove di sera per un secondo colloquio!».
Che ruolo aveva in Umana?
«Ho aperto la filiale di Spinea. E siccome il lavoro interinale era una novità, avevo le televisioni in ufficio ogni giorno. Luigi già allora ero un visionario. Mi diceva: apriremo cento filiali. Io pensavo: questo è pazzo».
Quand’è che è scoccata la freccia di Cupido?
«Non subito. Da brava Capricorno, ero dedita al lavoro. Sempre. Di Luigi avevo stima. Ho cominciato a preoccuparmi il giorno in cui stilò la lista di quelli che secondo lui gli erano rimasti “veri” amici. Umana era già una realtà importante. Nell’elenco aveva messo i nomi di due suoi amici storici. E il mio».
E allora?
«Luigi non ha mai creduto nell’amicizia tra un uomo e una donna».
Quindi il fatto che l’avesse inserita nella lista voleva dire che la voleva come compagna di vita? E lei?
«Gli volevo bene, avevo stima di lui, ma fino a quel momento l’avevo sempre visto come il presidente. E poi mi venuta l’ansia».
Perché?
«Perché sono una perfettina. Liceo classico. 110 e lode all’Università. Lui era già separato ma era stato sposato, aveva due figli. Pensavo: cosa dirà mio papà».
Però alla fine ha ceduto.
«Dentro di me ho sempre saputo che Luigi sarebbe stato il mio destino. E sapevo anche che avrei dovuto rinunciare a una parte di me».
È così che a un certo punto ha fatto un passo indietro?
«Sì. Ero responsabile dell’organizzazione delle filiali, Luigi era presidente della società. Ho deciso, appunto, di fare un passo indietro. Però siccome non riesco a non lavorare, mi sono buttata in una nuova avventura. Così è nata la società Anamu, è la scritta speculare di Umana. Inizialmente dovevo gestire i servizi per i giocatori della Reyer, siamo arrivati a curare gli affitti per le aziende fino all’immobiliare. Ho iniziato per divertimento, è diventata una cosa seria. Abbiamo sei dipendenti. Sono contenta perché è una cosa mia».
Torniamo alla fase del fidanzamento. Brugnaro l’ha corteggiata?
«Tantissimo. Luigi è uomo d’altri tempi».
È gelosa?
«No. Ho rispetto di lui e del suo tempo. Perché lo esigo anch’io».
Quando Brugnaro ha deciso di candidarsi a sindaco di Venezia, nel 2015, lei l’ha ostacolato o assecondato?
«È stata una decisione sua. Mi ha detto: “Stefania, non posso più girarmi dall’altra parte”. Ma la verità è che Luigi si è sempre interessato alla sua città. Quando la Fenice è stata distrutta dall’incendio e bisognava ricostruirla, si è dato subito da fare».
Com’è cambiata la sua vita da first lady? Troppi impegni mondani?
«Da quel punto di vista non è cambiata, avevamo già una vita sociale molto piena. Posso però dire che questi anni di Luigi da sindaco sono stati straordinari. E ci hanno resi più umili, perché ti avvicini alle problematiche della gente. Dopo la campagna elettorale abbiamo voluto mantenere aperto il “Punto comune” di Marghera. Dove io vado spesso. Ascolto le persone che ci espongono i loro problemi e quelle che danno suggerimenti, cerco sempre di dare un contributo».
Un suo impegno diretto in politica?
«No, io mi sento mamma e lavoratrice. Ma un impegno c’è dando una mano al sindaco. Ho sempre fatto così. È lui il “capitano”. Lo è sempre stato, vede vent’anni avanti, è il suo grande dono. Per questo dico: lasciate che sia lui a indicare la rotta».
Una critica al sindaco in questi quattro anni?
«Nessuna. Ma deve portare a compimento quello che ha iniziato, per questo spero che l’anno prossimo venga riconfermato».
Vi sposerete?
«No, per ora no. Ma non perché non creda nel matrimonio. È che crediamo nel fatto di scegliersi ogni giorno».
Un suo difetto?
«Sono perfezionista».
Com’è oggi il ruolo di mamma?
«Educare i bambini non è facile. Io credo nella condivisione, cerco di essere trasparente con loro, dico la verità. I no bisogna saperli dire, ma io voglio che ci arrivino da soli».
Il suo luogo elettivo?
«Sto bene a Tokyo. Con quasi venti milioni di abitanti è la mia dimensione. Anche qui, il futuro è la città metropolitana».
Un aggettivo per descrivere il suo compagno.
«Immenso».
L’ultimo libro che ha letto.
«Sto leggendo un autore giapponese: Kaho Nashiki, “Un’estate con la strega dell’ovest”».
Un capo di abbigliamento che non indosserebbe mai.
«La minigonna con i tacchi».
Il regalo più costoso ricevuto.
«La collana di diamanti quando è nata Piera».
E lei ha regalato “Io Vagabondo” a Brugnaro per il compleanno del 2015.
«Non è stato facile convincere I Nomadi, ci sono riuscita spiegando che era un atto d’amore. Ma solitamente noi non ci facciamo regali, ci piace organizzare feste per stare con gli amici».
Alda Vanzan
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Ultimo aggiornamento: 5 Agosto, 13:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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