«Mio padre era una persona perbene»: la rabbia e il dolore della figlia Eliana

Mercoledì 9 Febbraio 2022 di D.Tam.
Luciano Bertagnolli
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VENEZIA - «Mio padre è andato in pensione vent'anni fa ed è morto l'anno scorso. Com'è possibile che figuri ancora tra gli indagati?» A parlare è l'avvocata Eliana Bertagnolli, figlia di Luciano Bertagnolli, l'ex direttore di Amav che per un corto circuito giuridico risulta tra i destinatari dell'avviso di conclusione delle indagini per la maxi inchiesta della Dda di Trieste sul traffico di rifiuti tra Friuli Venezia Giulia e Veneto. Risulta indagato, peraltro, come presidente del Cda della Savno di Vittorio Veneto (Tv). «Mio padre - continua la figlia - è andato in pensione nel 2002.

Ma io non ricordo che abbia mai fatto parte di questa società, posso solo pensare che potesse aver preso parte a qualche partecipata negli anni in cui lavorava».


Al di là dello spiacevole equivoco sul fatto di iscrivere nel registro degli indagati una persona deceduta, la donna non è l'unica a non capire cosa c'entrasse realmente Bertagnolli con Savno. Anche in Veritas, la società partecipata del Comune per la gestione dei rifiuti nata dalle ceneri prima di Amav e poi di Vesta, nessuno ricorda un legame tra l'ex direttore e la società di Vittorio Veneto. Non di certo, quantomeno, nel periodo preso in considerazione dagli inquirenti per le indagini, quello cioè tra il 2017 e il 2020.


«Aveva un glaucoma ed era quasi cieco - continua - l'ho sempre assistito io in questi anni, era uscito da tutte le cariche che aveva coperto in passato, sicuramente non era in grado di lavorare. Posso solo ipotizzare che in qualche caso potesse figurare ancora il responsabile legale oggettivo. Non ho altre spiegazioni per giustificare perché sia stato tirato dentro a questa indagine. Quello di cui sono certa però è che non ha mai ricevuto un avviso di garanzia. Io l'ho saputo dal giornale».


A distanza di un anno dalla morte, quindi, la notizia del coinvolgimento in un'inchiesta della Dda è stato come riaprire una ferita ancora dolorosa. Il procuratore capo di Trieste, ieri, si è scusato per l'errore e ha aggiunto che contatterà la famiglia di Bertagnolli. Resta da chiarire che cosa sia andato storto e che elementi possano aver portato a tirare in ballo il nome dell'82enne nell'inchiesta che vede anche altri quattro manager veneziani nel mirino della Direzione distrettuale antimafia di Trieste per il trasferimento di 480mila tonnellate di rifiuti dal Friuli al Veneto e all'estero.


«Vedere mio padre accostato ingiustamente a un simile malaffare mi ha fatto molto male - conclude Eliana - lui era una persona per bene, di alta statura morale: non aveva nulla a che fare con tutto questo. Non è giusto avergli riservato questo trattamento, non è giusto averlo fatto ora che non c'è più, non è giusto averne infangato la memoria in questo modo».

Ultimo aggiornamento: 09:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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