Schianto in laguna: dopo tre decenni sta ancora chiedendo giustizia per il figlio morto a 14 anni

La tragedia ad ottobre del 1992. Il papà: "Quando si avvicina questa data è come se venissi preso a bastonate perché non ho trovato giustizia"

Lunedì 9 Ottobre 2023 di Nicola Munaro
Riviera San Nicolò al Lido di Venezia. Il Luogo dove Nicolò morì nel 1993

VENEZIA - Trentuno anni fa, oggi. Una storia quasi dimenticata e una famiglia che chiede giustizia. È la vicenda di Luca Boscolo, 14 anni, di Sacca Fisola annegato in laguna, davanti a riviera San Nicolò, al Lido, dopo che la barca sulla quale viaggiava assieme al fratello si era scontrata con il motoscafo cabinato di Giampietro Crosera, veneziano di Cannaregio e all’epoca direttore sportivo del Calcio Venezia. Quella era la notte tra il 2 e il 3 ottobre 1992 «e ogni volta che si avvicinano questi giorni e questa data - dice Gianpaolo Boscolo, papà di Luca - è una cosa tremenda, come se venissi preso a bastonate perché non ho trovato giustizia, hanno detto quello che hanno voluto».
 

IL GRIDO
«Vogliamo giustizia per Luca perché dai tribunali non è stata fatta giustizia - continua il papà - Ci devono ancora dare la conferma di cosa è successo: loro dicono che è stata la barca di Luca a causare l’incidente, ma nel rapporto del nostro medico legale c’è scritto che comunque Luca sarebbe morto annegato e che poteva essere salvato quella notte». Il grido del genitore, che è quello della famiglia di Luca, arriva dopo che anche la Corte europea di Strasburgo ha respinto l’istanza presentata dall’avvocato Fabio Liberatore Castellano - legale del comitato “Verità e Giustizia per Luca Boscolo” - per far riaprire il caso almeno dal punto di vista dei risarcimenti dal momento che il fronte penale si era chiuso a doppia mandata con l’archiviazione della posizione di Crosera.
 

LE ISTANZE
Per due volte il comitato aveva chiesto alla seconda sezione Civile del tribunale Civile di Venezia una nuova perizia sulla quale poi basare la futura discussione del caso in civile. Un primo ricorso per un accertamento tecnico preventivo sulla dinamica dell’incidente, discusso a fine ottobre 2021, era stato respinto dal tribunale Civile spingendo così l’avvocato Castellano a ritentare una seconda volta, impugnando l’ordinanza di rigetto. Il Collegio però, dopo aver accolto l’impugnazione e fissato un contraddittorio discusso a marzo 2022, ha respinto la richiesta della difesa della famiglia. «L’avvocato le ha provate tutte - continua Gianpaolo Boscolo -, noi adesso cerchiamo uno spiraglio per riaprire il processo. Sì, abbiamo ancora qualche speranza, ho mandato anche una raccomandata al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, con tutti i fogli e gli articoli raccolti. Ho chiesto che mi rispondesse. Hanno dato la colpa a Luca, ma non è andata così: spero che tutti si mettano una mano sul cuore».
 

LA STORIA
Il corpo senza vita di Luca Boscolo fu trovato quasi cinque ore dopo l’impatto, verso l’1.30 del 3 ottobre, da un sommozzatore della Guardia di finanza che dopo diverse immersioni aveva intravisto un corpo adagiato sul fondale, a circa un metro e mezzo di profondità.

Quella sera Luca era a bordo di un cofano con il gemello Nicola: stavano tornando dall’Ospedale al Mare dove avevano accompagnato il padre Gianpaolo, infermiere. Erano usciti dal canale di via Manuzio quando si sono trovati di fronte al motoscafo cabinato di Crosera, proveniente dall’Arsenale e diretto a Santa Maria Elisabetta, che li ha centrati in pieno. Crosera stava accompagnando alcuni giocatori del Venezia al Lido dopo un allenamento nel campo dei Bacini. Anche Luca era un calciatore del Venezia.

Ultimo aggiornamento: 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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