A Kiev per cure specialistiche, marito e moglie veneziani bloccati nell'hotel: «È un inferno»

Domenica 27 Febbraio 2022 di Nicola De Rossi
A Kiev per cure specialistiche, marito e moglie bloccati nell'hotel
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MARTELLAGO (VENEZIA) - «Qui è un inferno, bombardano dappertutto, siamo terrorizzati: riportateci a casa». A Martellago, nel Veneziano, c'è forte apprensione per le sorti di una coppia di quarantaseienni residenti nel capoluogo del comune che da giovedì si trovano asserragliati e bloccati, con altre dodici coppie italiane, in un hotel nei sobborghi di Kiev, la capitale ucraina.

I due, così come gli altri connazionali, sono incolumi e stanno bene, ma ieri la madre della donna, che peraltro è molto conosciuta perché gestisce un'attività commerciale nella frazione di Maerne, sempre più allarmata ha chiesto aiuto anche al sindaco di Martellago per premere sulle autorità affinché si possa sollecitare il rimpatrio della figlia e del genero: il primo cittadino del centro alle porte di Mestre, Andrea Saccarola, ha subito preso contatti con la locale stazione dei carabinieri e con la Prefettura. Ma allo stato attuale non resta che aspettare e sperare. La coppia è partita alla volta della capitale dell'Ucraina lunedì mattina per ragioni strettamente mediche. «Ben conoscendo la situazione di estrema tensione con la Russia, mia figlia nei giorni precedenti aveva contattato la clinica dove doveva recarsi per delle cure fissate da tempo, ma qui l'avevano tranquillizzata, assicurandole che non vi era alcun problema né rischi di un imminente conflitto».


E invece, com'è tristemente noto, nella notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio il presidente russo, Vladimir Putin, ha rotto ogni indugio ordinando l'invasione del Paese vicino e i due martellacensi si sono ritrovati all'improvviso nel bel mezzo della guerra. «Hanno cercato subito di raggiungere l'ambasciata italiana prosegue la madre della quarantaseienne , ma l'edificio è stato preso d'assalto da decine e decine di persone, altri italiani che si trovavano in Ucraina, e hanno dovuto chiuderlo. Sono in stretto contatto con la Farnesina, che sa della loro presenza a Kiev e che ha detto loro di restare nell'hotel dove alloggiano e di non muoversi per nessun motivo: al momento non possono andare a prendere nessuno».


CHIUSI
Il fatto è che la situazione è sempre più critica e c'è il terrore che l'albergo possa essere colpito da un momento all'altro da qualche bomba. «Sono chiusi tutto il giorno nell'hotel e la notte dormono nel bunker dell'albergo». continua il racconto la madre, che quanto meno riesce a restare in stretto contatto con la coppia attraverso il telefono: la linea audio non funziona sempre, ma sms, whatsapp e videomessaggi viaggiano abbastanza regolarmente. Mamma, sentiamo le sirene che suonano di continuo, avvertiamo i bombardamenti, sempre più vicini, abbiamo visto passare anche carrarmati mi riferisce. È tanto agitata, terrorizzata. Hanno ancora cibo, ma le scorte dell'albergo si stanno via via esaurendo e i negozi sono stati presi d'assalto e svuotati: da mangiare non se ne trova più da nessuna parte, soltanto sigarette. E temo che la realtà sia ancora peggiore perché non so se mia figlia, per non farmi preoccupare ulteriormente, mi dica davvero tutto quanto». Ieri mattina la quarantaseienne ha inviato un videomessaggio alla mamma cercando di rasserenarla: «stiamo bene, qui c'è una bella giornata di sole, ci vediamo presto». «Ma poi è scoppiata a piangere racconta la madre Sperano e pregano che possa esserci una tregua, che dia modo alle nostre autorità di andare prenderli e di farli salire sul primo aereo per l'Italia».

Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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