Ucciso a 46 anni da una bombola impazzita, chiesto il processo per i datori di lavoro: non aveva l'attrezzatura

Giovedì 19 Ottobre 2023 di Giuseppe Babbo
Ucciso a 46 anni da una bombola impazzita, chiesto il processo per i datori di lavoro: non aveva l'attrezzatura

JESOLO - Morto nell'incidente sul lavoro al Kursaal di piazza Brescia, chiesto il processo per i datori di lavoro. Si apre un nuovo capitolo per la tragedia avvenuta il 29 novembre del 2021, in cui perse la vita Fabio Da Prat, 46enne operaio di Sambruson di Dolo. La Procura ha concluso le indagini, evidenziando che l'operaio sarebbe stato mandato a rimuovere le bombole antincendio senza manometro né formazione specifica, all'interno dell'edificio che ospita la Casa del Turismo di Jesolo, che gli era stato detto essere vuote. Un manometro di prova gli avrebbe invece consentito di appurare come, in realtà, di gas compresso al loro interno, purtroppo e fatalmente, ce n'era ancora parecchio. Ma la vittima era anche senza formazione: per questo, a conclusione delle indagini preliminari, il pubblico ministero della Procura di Venezia titolare del relativo procedimento penale, Christian Del Turco, ha chiesto il rinvio a giudizio per il suo datore di lavoro, A.S., 47 anni, di Salzano, amministratore unico della R.G.

Impianti Srl, con sede legale sempre a Salzano (l'impresa per la quale lavorava Fabio Da Prat), e per un preposto della stessa, M.G., 53 anni di Mira. Entrambi dovranno rispondere di omicidio colposo in concorso, con l'aggravante di essere stato commesso con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

LA RICOSTRUZIONE
Il prossimo 18 marzo, sarà il giudice a decidere se dovranno andare a processo. Secondo quanto ricostruito nella complessa inchiesta dagli ispettori dello Spisal dell'Ulss 4 del Veneto Orientale, dai carabinieri di Jesolo e dall'ingegner Mario Piacenti, il perito a cui il sostituto procuratore ha affidato la consulenza tecnica d'ufficio ad hoc per ricostruire dinamica, cause e responsabilità dell'incidente, l'intervento di manutenzione dell'impianto antincendio, operazione apparentemente di routine, affidata quel "maledetto" giorno a Da Prat e a un collega più giovane, M.T., 35 anni, di Casale sul Sile (Treviso), vivo per miracolo, tutto sarebbe partito da un equivoco di fondo. L'ufficio Lavori pubblici della Città Metropolitana di Venezia, all'epoca proprietaria del Kursaal (oggi il proprietario è il Comune di Jesolo), aveva incaricato la R.G. Impianti dell'intervento facendo presente una serie di prescrizioni rilevate da un proprio consulente esterno e da ottemperare per ottenere il Certificato di Prevenzione Incendi, tra cui quella di ricaricare le tre bombole a gas inerte per lo spegnimento collocate nell'interrato. Ma dall'azienda, nell'inviare i due operai nel litorale, sarebbe stato detto che le bombole erano vuote, un'informazione scorretta di cui però Da Prat si fiderà.

«CONTROLLO IMPOSSIBILE»
Il controllo sul gas compresso, presente o meno, sarebbe stato comunque impossibile: l'azienda non avrebbe fornito ai due operai lo strumento di misurazione, cioé il manometro portatile, ma gli stessi non avrebbero ricevuto la formazione su procedure corrette di smontaggio delle bombole e sui rischi, mentre le tre bombole, rimosse con gas all'interno, schizzarono come missili impazziti, fino a quando una colpì Da Prat in pieno volto. La madre e il fratello della vittima, per essere assistiti, si sono affidati a Studio3A-Valore Spa, società specializzata nel risarcimento danni, ora si aspettano una risposta dalla giustizia.
 

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