La rabbia delle imprese: "Chi sarà costretto a chiudere non riaprirà più"

Martedì 3 Novembre 2020 di Paolo Guidone
L'incontro all'M9 di Mestre

«Tutte le imprese stanno subendo gli effetti di scelte politiche che non sono ragionate e che non possono essere accettate, ogni impresa che chiuderà non riaprirà più e per lo Stato sarà una Caporetto». Il padrone di casa era il presidente di Confcommercio Venezia, ma la gran parte delle richieste che Massimo Zanon ha indirizzato al Governo e alle istituzioni locali per non far morire di pandemia l’intero apparato produttivo veneziano, sono state sottoscritte, sia pure con sfumature diverse, da tutte le associazioni di categoria che ieri si sono ritrovate nel chiostro dell’M9 per rappresentare gli interessi di commercianti, agricoltori, industriali, agenti di viaggio, albergatori, ristoratori e artigiani. Tutti accomunati dal timore di dover subire misure di contenimento del Covid ulteriormente restrittive e che rischiano di dare il colpo di grazia a interi comparti produttivi che non si erano ancora ripresi dagli effetti del lock down della scorsa primavera. «Non riusciamo a far capire a chi ci governa che le spese già sostenute dalle imprese per difenderci dal Covid sono state del tutto inutili -ha ricordato Zanon - e se questa situazione dovesse durare ancora un altro anno chiuderemo tutti». In queste settimane di “grande incertezza e confusione”, alle associazioni di categoria veneziane è toccato l’ingrato compito di raccogliere (e moderare verbalmente) le richieste e le lamentele dei propri iscritti. «I nostri associati sono arrabbiatissimi perché si trovano in forte difficoltà economica e chiedono di poter lavorare senza le ultime limitazioni di orari perché gli aiuti che sono arrivati e arriveranno sono del tutto insufficienti – spiega Zanon – e se abbiamo scelto di non organizzare questo incontro in piazza Ferretto, come pure ci era stato richiesto da molti associati, ma al chiostro dell’M9, è stato per evitare il rischio che venissero danneggiate le vetrine dei nostri locali e dei nostri negozi. Ma i problemi intanto restano, sono di tutti e li dobbiamo denunciare fortemente». «Vogliamo essere consultati quando si prendono le decisioni politiche – sottolinea Cristina Giussani presidente provinciale e regionale Confesercenti - e ora di fronte alle limitazioni degli orari che ci sono state imposte servono urgenti interventi di ristoro e che siano molto più cospicui rispetto a quelli precedenti altrimenti molte nostre aziende saranno costrette a fermarsi». «Quando in primavera c’è stato il lock down totale non ci siamo mai fermati e con grande responsabilità abbiamo messo il nostro lavoro sopra ogni altra cosa ma ora siamo fortemente preoccupati perché viviamo in un’economia circolare dove tutti sono sulla stessa barca - ricorda Andrea Colla presidente di Coldiretti Venezia – e questa interconnessione è dimostrata dal fatto che come agricoltori siamo abituati a produrre alimenti freschi a chilometro zero che poi viene consumato soprattutto nella catena Horeca che comprende hotel, bar e ristoranti , attività che sono in grave difficoltà a causa della chiusura delle 18 e lo stesso sta avvenendo con la grande distribuzione organizzata. Per questo gli agricoltori veneziani chiedono di essere messi nella condizione di poter aggredire i mercati esteri, perché se oggi i turisti non possono più a venire da noi allora dobbiamo fare in modo che i nostri prodotti arrivino ai turisti». 
«Pensiamo che l’ultimo Dpcm si sia completamente dimenticato di alcune categorie produttive importanti e tra queste ci sono certamente gli artigiani – spiega Massimo Doglioni vice-presidente di CNA Metropolitana Venezia – per questo auspichiamo che questa grave dimenticanza venga corretta al più presto dal Governo.

I nostri associati si trovano in grande difficoltà perché hanno subito e stanno ancora subendo gravi danni economici che non sono stati risarciti, senza contare i ritardi riscontrati nel pagamenti della cassa integrazione».

Ultimo aggiornamento: 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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