Zennaro, l'imprenditore è ancora "ostaggio" in Africa e la sua azienda sarà costretta a chiudere: 26 dipendenti in ferie coatte

Lunedì 19 Luglio 2021 di Nicola Munaro
Marco Zennaro
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VENEZIA - Khartoum, 18 luglio 2021, ieri. Firmato Cristiano Zennaro, cioè il papà di Marco Zennaro, il quarantaseienne imprenditore veneziano che dopo tre mesi passati tra una cella di sicurezza della polizia di Khartoum (a 50 gradi e senza ombra) e un carcere statale del Sudan, ora, pur libero, non può lasciare lo stato africano. Destinatario, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.  Oggetto: l'annuncio di una ricaduta pesante figlia della detenzione di Marco, e cioè che da oggi la ZennaroTrafo di Marghera chiuderà e che i 26 dipendenti andranno in ferie coatte, poi si vedrà.

Il futuro? Tutto nelle pieghe di ciò che sarà del titolare della ditta, cioè Marco.


L'ANNUNCIO

A mettere tutto in una lettera a cuore aperto inviata alla Farnesina dalla capitale del Sudan è il padre del quarantaseienne imprenditore. «Egregio signor ministro - esordisce Cristiano Zennaro - tralasciando le sofferenze patite nella sfera della vita privata e delle conseguenze psicologiche che tutto questo sta arrecando» a Marco, che da quattro mesi è in Sudan e ha passato due giorni da persona libera, quattordici agli arresti in una struttura alberghiera, settantaquattro giorni in carcere e il resto con il vincolo di divieto di lasciare il paese «mi urge evidenziare - continua la lettera - come aziende di conduzione prettamente familiare non possano durare senza la presenza del proprio titolare per così lungo tempo. Purtroppo il protrarsi di questa condizione, certamente assimilabile alla natura di ostaggio, sta portando conseguenze di danno irreversibile all'attività produttiva in essere da tre generazioni. Ci sono 26 dipendenti e famiglie che attendono da mesi il ritorno del loro titolare. Con la morte nel cuore da domani l'azienda è costretta a sospendere la produzione e al personale è stato richiesto di usufruire delle ferie. Sono sicuro che conosce bene le ripercussioni e le conseguenze che tutto ciò comporta».


LA MANIFESTAZIONE

Oggi alcuni dipendenti di Zennaro saranno a Roma, a manifestare per la liberazione del quarantaseienne veneziano trattenuto in Sudan da due cause civili dopo che le rispettive azioni penali nei suoi confronti sono cadute una dopo l'altra. Resta in piedi un procedimento avanzato da un miliziano filo-governativo che contesta a Zennaro la fornitura di una partita difettosa di trasformatori elettrici e per i quali vorrebbe un risarcimento di 700mila euro, dopo che Marco Zennaro ne aveva già pagati 400mila. L'udienza in calendario è stata rinviata al 9 agosto, congelando la situazione e impedendo la restituzione del passaporto all'imprenditore. 


«Sono spiacente informarla che nonostante tutto non ho ancora ricevuto un chiaro riscontro sulla ferma determinazione da parte delle nostre istituzioni circa la volontà concreta di far ritornare Marco in Italia - è la stoccata di Cristiano Zennaro a Di Maio -. Mi viene continuamente ripetuto che la Farnesina sta lavorando al caso ma è plausibile ritenere a questo punto che non sia stato percepito il carattere di urgenza che necessita la sua possibile risoluzione. È evidente infatti che ogni ulteriore giorno trascorso sul suolo di questo paese, mio figlio è esposto al rischio di ulteriori procedimenti giudiziari combinati ad arte con il puro scopo estorsivo ricattatorio. È evidente inoltre che sia scaduto ogni termine per lo scambio di corrispondenza prettamente diplomatica tra omologhi ministeri italiani sudanesi che ad oggi non ha ottenuto alcuna efficacia né alcun minimo riscontro. La invito cortesemente a fare tutto quanto nelle sue possibilità perché questo incubo possa giungere domani stesso alla sua fine senza ulteriori attese».


LA SITUAZIONE PSICOLOGICA

Il quarantaseienne è a tutti gli effetti un uomo libero, e vive in hotel con il padre, ma le regole dello stato africano impediscano che possa lasciare il Sudan finché ogni causa non sarà chiarita in via definitiva. Il rinvio della scorsa settimana è arrivato proprio quando si intravedeva uno spiraglio per il ritorno in Italia (ora bloccato almeno fino al 25 luglio per le feste religiose in Sudan, ndr) ed è stato un colpo che Marco Zennaro ha sentito. Forse più di altri già ricevuti in questa storia processuale infinita. «La condizione psicologica di Marco è dolorosa e faticosamente sopportabile non ancora a lungo - conclude il padre - Questa ingiusta costrizione fisica sta incrinando la sua psiche in maniera gravemente degenerativa».

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