Hotel in centro storico chiuso per Covid: il giudice "taglia" l'affitto di 300mila euro

L‘avvocato Jacopo Molina: «Riconosciuto che la ripresa è stata graduale e questo vale molto per Venezia»

Martedì 1 Novembre 2022 di Michele Fullin
La Piazza deserta nel lockdomw

VENEZIA - Il Tribunale riduce il canone di locazione di un albergo veneziano dopo che la proprietà aveva chiesto la risoluzione del contratto perché nei mesi peggiori non aveva fissato l'importo pattuito contrattualmente. Questo per una ragione molto banale: il posto era chiuso, come tutti gli altri, a causa delle restrizioni imposte dal lockdown e dai provvedimenti successivi. Ci sono state altre sentenze di questo tipo, ma la novità è che in questo caso è stato riconosciuto un certo disagio all'albergatore da aprile 2020 a maggio 2022 nonostante lo stato di emergenza fosse stato ufficialmente chiuso il 31 marzo. Il fatto di aver riconosciuto una certa incertezza anche oltre rappresenta il primo caso in cui un giudice modula un canone locativo.

ALBERGO CHIUSO
Il caso riguarda un albergo di una quindicina di camere in pieno centro a Venezia, che da aprile 2020 all'aprile 2021 versò circa 270mila euro di canone complessivo invece di 350mila portando in difesa i famosi Dpcm del governo Conte in cui si chiudeva tutto e si vietava la mobilità anche all'interno delle città, salvo casi eccezionali.
Il giudice Giuseppina Zito aveva disposto a fine 2021 la prosecuzione del rito locatizio con lo scopo di accertare la gravità del lamentato inadempimento contrattuale.
È documentalmente provato ed incontestato che parte conduttrice-opponente ha versato da aprile 2020 fino a giugno 2022 l'importo totale di 461.565 euro invece di 761.280 sulla scorta delle previsioni contrattuali, mentre da luglio 2022 ha ripreso a pagare l'importo mensile a canone pieno di 32.940 euro.

IMPOSSIBILITÀ PARZIALE
Per il giudice la pandemia aveva messo il locatore nell'impossibilità di fornire la sua prestazione (il pagamento) a causa di una impossibilità parziale nel godimento dell'immobile. Pur essendo rimasto nella disponibilità dell'albergatore, il suo utilizzo a fini commerciali è stato temporaneamente molto ridotto e quando poi l'utilizzo è tornato totale, il contratto ha potuto essere interamente rispettato.
Ritenuto che i canoni della solidarietà contrattuale e della buona fede prescrivono di salvaguardare gli interessi altrui ma non fino al punto di subire un apprezzabile sacrificio personale o economico del proprietario locatore - continua il giudice - si ritiene accoglibile la domanda dell'hotel non azzerando ma riducendo il canone nella misura pari all'importo totale già versato fino a giugno 2022, pari ad 461.565, rispetto al dovuto contrattualmente stabilito di 761.280.
A seguire l'albergo, l'avvocato Jacopo Molina, che si era occupato durante la pandemia di casi di inadempimento contrattuale causato dal covid. In alcini casi era stata la forte riduzione del fatturato, in questo, la impossibilità di usare l'immobile come albergo.
«Il giudice - commenta Molina - ha riconosciuto la domanda di rideterminazione anche perché la ripresa è stata graduale e in particolar modo per Venezia, in considerazione della sua vocazione internazionale».

 

Ultimo aggiornamento: 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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