Il gin veneziano che fa sospirare di soddisfazione

Lunedì 18 Settembre 2023 di Maurizio Maestrelli
Marco Vian

VENEZIA - Dieci, cento, mille. La progressione, in termini numerici, dei gin italiani sembra inarrestabile.

E va di pari passo a quella mondiale. Così se Market Data Forecast, un'agenzia che si occupa di ricerche di mercato, ha registrato un valore mondiale del distillato di ginepro pari a 22 miliardi di euro nel 2022, e previsto per il 2028 un aumento in percentuale del 5,8%, con diverse migliaia di brand a competere per il successo tra i consumatori, le etichette italiane stanno rapidamente raggiungendo il migliaio di unità. Un numero quasi impensabile appena una decina di anni fa e perfino nel 2020, quando se ne contavano circa 300. Le ragioni di questo successo travolgente? Diverse ovviamente: per chi vi si avvicina per la prima volta il gin affascina per il blasone storico che possiede, ma è anche il distillato che trova il maggior numero di applicazioni nel mondo della mixology, dal Martini cocktail al Negroni, ed è facile da usare anche a casa con un semplice gin tonic, il drink che ha "svezzato" all'alcol, come una specie di "rito di passaggio", diverse generazioni.


VELOCE
Dal punto di vista dei produttori invece il gin ha in più anche il vantaggio di essere "veloce" da produrre, i gin invecchiati in botte come per whisky e rum sono una rarità, di poter essere prodotto anche per "infusione" di botaniche in soluzione alcolica (il cosiddetto gin compound) ed poi è "personalizzabile" nel senso che pur mantenendo, o dovendo mantenere, il timone sulle note distintive del ginepro permette un uso abbastanza libero nella scelta delle altre botaniche che si possono impiegare: tra le più comuni si trovano i semi di coriandolo, la radice di angelica e quella di iris.
Il mix tra economicità, originalità e fenomeno di moda ha scatenato quella che qualcuno definisce la seconda "gin craze", facendo riferimento alla prima che imperversò nel Regno Unito nel XVII secolo, e altri considerano invece una bolla pronta a sgonfiarsi dopo oltre un decennio di crescita impetuosa. Ma soprattutto ha scatenato la fantasia di produttori storici e produttori debuttanti in tutta Italia. Tra i primi, e per restare dalle nostre parti, vanno sicuramente citati i gin realizzati dalle Distillerie Poli di Schiavon, Vicenza, che al primo Marconi 46, un gin particolarmente elegante, distillato a bagnomaria e arricchito dalle note balsamiche di pino cembro, menta e pino mugo, ha fatto seguire il Marconi 42, dal profumo di macchia mediterranea con basilico, timo e rosmarino ai quali si è aggiunto da pochi giorni il Marconi 44 dalle note più agrumate. Ma va anche ricordato il "recupero" da parte della padovana Bonollo dello storico marchio torinese Ballor che ha recentemente lanciato il Gin di Emilie utilizzando, oltre ovviamente al ginepro, menta piemontese e bergamotto di Calabria.
E se i grandi nomi scommettono sul gin, nel mare magnum con il quale si identifica questo distillato si possono trovare giovani emergenti di qualità. Perché oggi, di fronte a un'offerta che sembra quasi illimitata, il problema è distinguere chi sa fare un prodotto significativo e chi invece si limita a cavalcare l'onda. Tra i primi registriamo la storia di Marco Vian, trentenne veneziano con un passato da bartender, rientrato in "patria" dopo una lunga esperienza a Barcellona dove già aveva iniziato a cimentarsi con microdistillazioni. «Sono rientrato a Venezia in periodo Covid e con il desiderio di produrre un mio gin - racconta - che facesse tesoro sia delle mie precedenti esperienze sia del patrimonio aromatico della mia terra. Gin dei Sospiri è nato così, nel 2020 e con solo botaniche del territorio del Veneto».
E in modo particolare dell'isola di Sant'Erasmo, lo storico orto di Venezia, dove Vian raccoglie a mano basilico e timo limone, cardo mariano «ma solo il pistillo», specifica, gambi e botoli, i secondi germogli, dei famosi carciofi locali e «qualche castraura, ma non molte perché sono troppo preziose», aggiunge. E infine la salicornia, pianta commestibile che cresce su terreni salmastri e che è oggetto di una riscoperta anche in cucina. «Il ginepro lo raccogliamo in un piccolo appezzamento di terra che abbiamo in gestione dalle parti di Valdobbiadene, tutto il resto arriva da Sant'Erasmo», conclude: «Tutte le botaniche provengono da agricoltura biodinamica e tutte sono raccolte a mano, facciamo tre distillazioni presso Genziana Distillati a Crespano del Grappa e, dal 2020, produciamo una media di 4500 bottiglie l'anno».
Una goccia rispetto ai grandi brand anglosassoni come Tanqueray e Beefeater, ma i numeri se si sa fare bene il proprio lavoro, con costanza ed estro creativo, passano in secondo piano. Gin dei Sospiri è raffinato, possiede delle accattivanti note sapide e un'aromaticità originale che lo distingue nel suddetto mare magnum. Perché, va detto, ha una brillante idea al concepimento e una centrata costruzione dalla nascita.

Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 09:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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