Maxi-frode al fisco sui crediti d'imposta, decine di imprenditori truffati dal consulente: finiscono a processo

Giovedì 29 Luglio 2021 di Cristina Antonutti
Maxi-frode al fisco sui crediti d'imposta, decine di imprenditori truffati dal consulente: finiscono a processo

PORTOGRUARO - Vittime di una frode sui crediti d'imposta, numerosi piccoli e medi imprenditori del Portogruarese e del Pordenonese si ritrovano indagati per indebite compensazioni. Alcuni sono già stati rinviati a giudizio e a settembre cominceranno i processi. Altri - rimasti sotto la soglia dei 50mila euro - continuano a ricevere cartelle da parte dell'Agenzia delle Entrate.
Le false dichiarazioni fiscali per generare crediti di imposta fittizi sono state fatte utilizzando società cartiere che, una volta raggiunto lo scopo, finivano in liquidazione, erano prive di partita Iva o addirittura coinvolte in inchieste. La vicenda è stata segnalata alla Procura di Pordenone attraverso un esposto. «Ne seguiranno altri - spiega l'avvocato Michele Peretto - perchè il Fisco prosegue gli accertamenti e continuano a emergere irregolarità».

LA BEFFA
Chi è stato truffato si ritrova a dover pagare due volte quanto doveva all'Erario, perchè viene pesantemente sanzionato. Uno degli imprenditori coinvolti, ora a processo, è di Portogruaro e si è visto sequestrare oltre 74mila euro dalla Guardia di finanza. I suoi conti sono bloccati e tali resteranno, perchè nè il Tribunale della libertà di Pordenone nè la Cassazione hanno accolto i ricorsi. Il suo caso è la fotocopia di tanti altri. A presentargli il consulente finanziario che prometteva di far risparmiare il 20% sulle tasse, era stato il suo commercialista di fiducia. «È tutto legale - gli aveva detto il consulente - i crediti da utilizzare in compensazione vengono ceduti al solo fine di vederli monetizzati immediatamente e non dopo anni, come avviene quando il rimborso viene chiesto direttamente allo Stato».
Era il 2017, l'imprenditore fu invitato a raggiungere Bologna per andare da un notaio e siglare il contratto di accollo con una società di Casalnuovo (Napoli). Altri due contratti furono firmati in studi notarili di Castelmaggiore (Bologna) e San Vito al Tagliamento.

Nel 2018 il consulente gli disse che la procedura era cambiata e non serviva più andare dal notaio per le asseverazioni, bastava che gli firmasse una procura speciale.

ACCERTAMENTI
Passato un anno l'imprenditore viene sottoposto ad accertamento fiscale e scopre di essere indagato per indebite compensazioni mediante accollo. «Il consulente - spiega il suo legale - lo tranquillizzò, disse che si trattava di un errore giudiziario e che tutto era stato fatto legalmente».
La serenità l'ha persa definitivamente quando, la scorsa estate, si è visto recapitare l'avviso di fissazione dell'udienza preliminare e ha scoperto che le società utilizzate per il cosiddetto accollo erano tutte compromesse. Da truffato si è ritrovato imputato e con il conto corrente della sua azienda sotto sequestro. «Nelle sue stesse condizioni - afferma Peretto - ci sono tanti altri imprenditori, le cui posizioni emergono a mano a mano che l'Agenzia delle entrate fa gli accertamenti sui crediti e scopre che le società con cui erano stati firmati i contratti sono inattive o addirittura sotto indagine».
 

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