Il debito con la Banca passa da 9mila a 300mila euro, l'odissea della Ferramenta Ecco come è andata a finire

Sabato 27 Giugno 2020 di Davide Tamiello
Il debito con la Banca passa da 9mila a 300mila euro, l'odissea della Ferramenta Ecco come è andata a finire
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MIRA - Una palla di neve diventata una valanga. Il parallelismo non sarà dei più tecnici, ma rende bene l'idea di come i soci della Ferramenta Pasqual di Mira abbiano vissuto questi ultimi sedici anni, stretti nella morsa di un mutuo e di un rosso in conto corrente che di mese in mese diventava sempre più profondo rischiando di travolgerli. Un debito di 9mila euro trasformatosi, nel tempo, in una voragine da oltre 300mila tra tassi, commissioni e interessi passivi. I soci hanno deciso di opporsi al decreto ingiuntivo della Flaminia Spv Srl, società finanziaria di Roma che ha ereditato le incombenze di Veneto Banca: il tribunale di Treviso ha dato loro ragione, riducendo il debito di un decimo. 
 

Il debito con la banca si moltiplica

Tutto nasce da un conto corrente acceso con Veneto Banca nel 1997. A quello si aggiunge, inoltre, un mutuo in parallelo. Dal 2000, però, in quel conto corrente si accumula uno scoperto che l'azienda rivierasca non riesce a ripagare: si tratta di poco più di 9mila euro. Una bella cifra, ma non irraggiungibile, periodi buoni e meno buoni sono una regola per ogni piccola azienda. Il problema, in questo caso, è che gli interessi passivi sono alti, e molto. E il debito da piccolo, si fa immenso, mese dopo mese. Nel 2011 la ferramenta va in crisi, il patrimonio immobiliare viene ipotecato. Nel 2016, il debito in conto corrente arriva a superare i 300mila euro (317mila) e a quel punto la Flaminia (subentrata nel frattempo a Veneto Banca) presenta un'ingiunzione di pagamento. I soci non ci stanno e si rivolgono, nel 2017, all'avvocato Federico Veneri, che presenta un'opposizione.
 

Competenze illegittime: la sentenza

Giovedì, la sentenza firmata dal giudice Elena Merlo del tribunale di Treviso: quei rincari tra il 2000 e il 2016 erano illegittimi. Per quanto riguarda il conto corrente erano state addebitate «competenze illegittime per 202.388 euro, di cui 10.459 di oneri non dovuti, 33.180 di commissioni sostitutive non dovute, 15.926 di maggiori commissioni di massimo scoperto, 142.821 di maggiori interessi passivi». Per il mutuo, invece, le competenze illegittime hanno raggiunto cifra 81.412, «79.314 di maggiori interessi passivi e 2.098 di oneri non dovuti». Il tribunale ha quindi stabilito che con gli interessi giusti, il rosso in conto corrente fosse di 21.394 euro (e non 305.820, come richiesto dalla finanziaria). Aggiungendo il residuo di mutuo da pagare, si arriva a 32.920 euro. «Ora- aggiunge l'avvocato Veneri- chiederemo i danni, compresi quelli da stress: i soci hanno vissuto un vero inferno in questi 16 anni». 
Ultimo aggiornamento: 12:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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