Daniele Del Giudice lo scrittore lanciato da Calvino. Pubblicati i saggi inediti dell'autore senza memoria

A due dalla scomparsa esce per Einaudi "Del narrare" un nuovo libro di suoi scritti a cura di Enzo Rammairone.

Sabato 18 Novembre 2023 di Raffaella Ianuale
Daniele Del Giudice e il libro "Del narrare" (Einaudi) a cura di Enzo Rammairone

VENEZIA - «Ho cominciato a scrivere a undici anni, quando mi regalarono una macchina da scrivere. Me la regalò mio padre l'anno stesso in cui morì; mi regalò una enorme Underwood arrugginita e una fiammante Bianchi 28. In quell'anno scoprii la macchina da scrivere e al tempo stesso la bicicletta, diametro 28 dei cerchi e manubrio da corsa, quella che avevo sognato fin da ragazzino e che era il segno della raggiunta maturità». Uno spaccato autobiografico, l'esordio di uno scrittore diventato poi tra gli autori più significativi del secolo scorso e degli inizi del Duemila. Fino a quando la sua memoria lo ha abbandonato, una malattia precoce che ha cancellato la sua cultura e il suo narrare. Rimane il rammarico di quanto avrebbe ancora potuto scrivere in quei vent'anni di ricordi sprofondati nel magma che ha risucchiato la sua parte più nobile: la mente. A due anni dalla scomparsa di Daniele Del Giudice, il 2 settembre del 2021 a Venezia, esce per Einaudi "Del narrare" un nuovo libro di suoi scritti a cura di Enzo Rammairone.

Un volume che arricchisce la raccolta di racconti, romanzi, reportage pubblicati da Del Giudice, nato a Roma nel 1949 e veneziano d'adozione. Aveva infatti scelto Venezia come luogo elettivo della sua maturità di uomo e scrittore.

SAGGI POSTUMI
Il nuovo libro è una raccolta postuma di saggi perlopiù inediti, perché l'attività saggistica di Daniele del Giudice è ben maggiore rispetto a quella narrativa. Sono prefazioni, articoli su riviste, conferenze e interventi in convegni per la prima volta raccolti in un volume. Un lavoro di selezione elaborato da Enzo Rammairone, nato a Treviso, da anni a Roma, autore di programmi culturali per la Rai, che di Del Giudice fu amico fino all'ultimo, collaboratore e curatore del suo archivio che dai Colli Euganei, dove si trova ora, verrà trasferito alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. «Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo sa del suo incedere pacato e mite, predisposto al sorriso e all'ascolto: che tu fossi José Saramago o un semplice studente curioso, c'era sempre un sincero interesse conoscitivo che lo muoveva» così il curatore descrive l'amico Del Giudice.
La prima parte del libro è dedicata agli autori che hanno accompagnato Daniele Del Giudice, come Magris, Conrad, Primo Levi, Calvino, Svevo, Bernhard, Freud, Verne e Stevenson. La seconda si concentra invece sull'atto del narrare con le sue teorie e il suo sentire. Qui sono fondamentali le esperienze culturali che Del Giudice fece fuori dalla scrittura come le lezioni universitarie e l'ideazione di "Fondamenta - Venezia città di lettori". Ne esce un ritratto inedito. Oltre al cultore della parola e della perfezione linguistica e sintattica viste come responsabilità di un lavoro lento e ben fatto, emerge dai saggi la sua vasta conoscenza, la capacità di pensiero, le infinite letture sempre a metà tra letteratura e scienza in quella sua originale passione per la tecnologia e il volo. Il suo segno distintivo emblematico in volumi, sempre editi da Einaudi, come "Atlante occidentale", "Orizzonte mobile" e "Staccando l'ombra da terra", che contiene il racconto "Unreported inbound Palermo", ripreso poi insieme a Marco Paolini per trasformarlo nello spettacolo teatrale "I-Tigi, Canto per Ustica" sulla tragedia del DC9 Itavia.

AUTORI AMICI
Il punto di partenza della nuova raccolta di saggi è Primo Levi. Un impegno che occupa Del Giudice diversi mesi nel 1996 è la rilettura dell'intera produzione di questo scrittore: il risultato è il testo introduttivo alla prima edizione Einaudi delle "Opere complete" di Levi. Nel suo saggio vede l'autore di "Se questo è un uomo" impegnato in due atti tra loro connessi: sopravvivere e raccontare i campi di sterminio. Era un chimico deportato ad Auschwitz che Del Giudice definisce «testimone dell'inaudito». "Del narrare" prosegue con il capitolo dedicato a Italo Calvino che firmò la quarta di copertina de "Lo stadio di Wimbledon", il primo romanzo di Del Giudice pubblicato nel 1983. Quest'atto è spesso stato visto come un passaggio di testimone tra lo scrittore maturo e il giovane promettente. In realtà quella tra Calvino e Del Giudice «è una storia di fiducia e stima reciproca, un rapporto che è rimasto saldo nel tempo e mai interrotto» scrive Rammairone nella sua introduzione. Ci sono poi gli scrittori di viaggi come Robert Louis Stevenson, Joseph Conrad e Jules Verne e il progetto Congo. Del Giudice ha infatti lasciato numerosi file word in cui parla del suo desiderio di fare un viaggio in Congo per ripercorrere i luoghi di "Cuore di tenebre" di Conrad. Ma quel viaggio non verrà mai intrapreso.


Si arriva infine alla "Zona del narrare" con la raccolta di saggi in cui Del Giudice spiega come considera la scrittura. «Se devo indicare cos'è per me il romanzo e il narrare, preferisco una definizione spaziale - sono le parole di Del Giudice - penso il romanzo come zona e campo di energie». Ma anche «detesto il romanzo delle stanze chiuse, ho bisogno di spazio, di strade, del territorio, dei bassifondi delle città, dei fiumi, delle montagne, della geografia che ho sempre privilegiato sulla storia». Infine il linguaggio: «Ciò di cui disponiamo per poter narrare - scrive Del Giudice - è un lessico straordinario, la cui ricchezza è dovuta alle contaminazioni linguistiche degli invasori, alla stratificazione dei passaggi successivi, sovrapposti alla radice greco-latina-indoeuropea».
Nel libro appena pubblicato da Einaudi non viene documentata l'attività degli anni Settanta di Daniele Del Giudice critico letterario militante, collaboratore di "Paese sera". E chissà che questa sua produzione possa essere riletta in futuro grazie alla pubblicazione di un nuovo volume.
 

Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 14:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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