Il Covid non batte il vero amore: riesce a farsi ricoverare vicino alla moglie

Lunedì 1 Febbraio 2021 di Tomaso Borzomì
Il Covid non batte il vero amore: riesce a farsi ricoverare vicino alla moglie

VENEZIA - Sessant'anni di quotidianità non si possono cancellare con un colpo di spugna. Però capita che ad un certo punto della vita una malattia prema il tasto pausa e si fermi tutto.

Franca, 81 anni, dal 2017 è stata costretta alle cure di una casa di riposo alle Zitelle per motivi di salute, lasciando però Vittorio, di due anni più grande, nella loro casa, perché, dato che era in salute, non poteva accedere alla struttura. Non è mancato giorno in cui l'uomo portasse il croissant alla mattina alla moglie, fermandosi fino a pranzo, tornando a casa, per poi esser pronto alla porta all'apertura, alle 15, fino a cena, quando tornava a casa. Una storia d'amore che il covid ha reso più difficile, come raccontano la figlia Ivetta e il marito Michele, genitori di tre figli. «Abbiamo dovuto vendere la casa dei miei per sostenere le spese della casa di riposo, portando mio padre qui, con me. È stato davvero bravo, perché sballottato di qua e di là, non ha battuto ciglio», spiega. 


Il pensiero era però soprattutto all'amore di una vita, dato che stanno insieme dal 62 e sono sposati da due anni dopo: «Pioggia, vento, sole, afa, acqua alta, nulla l'ha fermato. Ogni tanto ho pensato che volesse stare peggio di salute pur di stare con mia madre». Poi il 24 febbraio 2020 lo stop: «Gli è capitata un'ischemia, è rimasto in ospedale per due mesi e l'ha superata bene, ma il covid c'ha messo lo zampino. Era come se la vita gli si fosse interrotta, perché non potendo andare lì, con le visite bloccate, si è intristito e chiuso sempre di più nella sua camera». 


Un dolore che anche la figlia e la famiglia hanno respirato quotidianamente: «D'estate è riuscito a vedere di nuovo sua moglie attraverso un plexiglas, noi, per quanto possibile, cercavamo di portarlo in giro, in barca con i nipoti, in spiaggia, ma poi è arrivato l'autunno». E di nuovo una ricaduta: «Prima era scherzoso, allegro, poi, è come se volesse star male per vedere di nuovo il suo amore». A dicembre tutta la famiglia è stata colpita dal covid, Vittorio compreso, che dall'ischemia in poi, avrebbe avuto i punteggi per entrare nella struttura, ma il virus aveva stoppato anche i nuovi ingressi: «A ottobre è arrivata la chiamata, sarebbe potuto tornare a vivere con mia madre, ce lo ha chiesto lui, non è stato facile». Ma ancora una volta il destino lo ha messo alla prova: «Il covid gli ha imposto altri mesi di attesa, aveva le valigie pronte e non vedeva l'ora». Proprio a dicembre Ivetta e Michele hanno dovuto affrontare un momento particolarmente duro: «Abbiamo avuto la pelle d'oca quando ci ha detto di volerla rivedere almeno una volta prima di morire». Il 14 gennaio è arrivato il momento e la figlia ha potuto assistere al suo ingresso grazie al cuore degli inservienti che hanno ripreso il momento con una videochiamata: «Si è fatto i nove giorni di isolamento come se niente fosse, debilitato dagli ultimi malanni è stato comunque forte, l'amore per sua moglie l'ha portato oltre anche a questo ostacolo e ora sono insieme, in una camera loro, sotto allo stesso tetto». E se Franca fatica a esprimersi, gli occhi dicono tutto: «Si capisce la felicità di entrambi. Lui voleva entrare lì anche perché, dopo anni, sono tornati a vivere insieme». 
 

Ultimo aggiornamento: 11:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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