«Gli allevatori hanno perso 7 milioni di euro». Coldiretti: «Stop alle speculazioni sul prezzo del latte»

Domenica 3 Maggio 2020
LA DENUNCIA Coldiretti accusa gli imprenditori che hanno abbassato unilateralmente i prezzi

VENEZIA – Emergenza latte in Veneto. La denuncia la Coldiretti evidenziando che gli allevatori della regione hanno perso almeno 7 milioni di euro dall'inizio dell'epidemia, «a causa della decisione unilaterale di molti caseifici di ridurre il prezzo del latte alla stalla, mettendo in forte difficoltà le imprese agricole già impegnate con gli aumenti dei costi di produzione». La denuncia si basa sulle segnalazioni pervenute on line nella mail sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it e sulle elaborazioni dei dati relativi alle fatturazioni di marzo e aprile rispetto a febbraio, cioè prima del coronavirus.
«Si tratta di vere e proprie speculazioni - sostiene Coldiretti Veneto - messe in atto da industriali e trasformatori che usano come pretesto la chiusura del canale Ho.re.ca, ma chiudono gli occhi sugli aumenti al consumo di prodotti lattiero caseari domestici”. La Coldiretti Veneto annuncia, dunque, che invierà la relativa documentazione alle autorità competenti, “in quanto non c’è alcuna giustificazione di mercato a riduzioni che vanno da 3 a 7 centesimi per litro di latte, mentre sugli scaffali i prezzi al dettaglio stanno addirittura subendo lievitazioni».
«Tutto ciò accade mentre su territorio regionale continuano a giungere ogni giorno numerose cisterne di latte straniero – continua Coldiretti - che va a sostituirsi a quello munto nelle oltre 3mila stalle venete e che finisce negli stabilimenti dei trasformatori che riducono il prezzo agli allevatori, minacciando di non ritirare i quantitativi quotidiani prodotti.

E’ giunto il tempo di scoperchiare la pentola e dire ai consumatori i nomi di chi importa latte cagliato e impoverisce gli allevatori veneti continuando a mettere in commercio prodotti che di veneto non hanno nulla. Agli industriali – conclude Coldiretti - diciamo che i prezzi di marzo e aprile sono da noi considerati acconti e che, alla ripresa delle attività, saranno ripristinati i prezzi contrattualizzati prima della pandemia».

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