Abusi nella casa di riposo di San Donà: si indaga sui maltrattamenti anche in altri reparti

Domenica 19 Marzo 2023 di Davide De Bortoli/Nicola Munaro
Alcuni parenti degli ospiti davanti alla casa di riposo di San Donà

SAN DONA' DI PIAVE - Non solo i primi risultati (tutti da confermare nei prossimi 40 giorni con gli esami di laboratorio) dell’autopsia della paziente della casa di riposo “Monumento ai caduti” morta a fine febbraio. Anche le testimonianze che i parenti delle vittime degli abusi nella Rsa stanno portando ogni giorno ai carabinieri e in procura, rappresentano l’innesco di una nuova fase dell’inchiesta sui maltrattamenti, sulle sevizie e sugli abusi sessuali nella casa di riposo di San Donà, dove martedì sono stati arrestati per maltrattamenti quattro operatori socio-sanitari (due in carcere, Fabio Danieli e Maria Grazia Badalamenti, coppia nel lavoro e nella vita e due ai domiciliari: Anna Pollazzon e Margie Rosiglioni) mentre un quinto (Davide Barresi) era già finito in cella a novembre per fermare le sue violenze sessuali.

Oltre a loro cinque, altri quattro Oss sono indagati.

Il nuovo fronte, più che allargare l’orizzonte temporale delle indagini, potrebbero ampliare il perimetro degli accertamenti. Finora gli unici maltrattamenti certificati da prove (le intercettazioni audio-video) si sono avuti nel Reparto Viola della struttura. Ma l’autopsia eseguita ieri sull’anziana deceduta dopo un ricovero per delle fratture (causate, per la procura, dalle botte degli inservienti) ha acceso il dubbio che le lesioni trovate sul suo cadavere, seppur non collegabili alla morte come causa, sarebbero successive al suo ricovero nel Reparto Azzurro della Rsa. A questo si aggiungono i racconti dei parenti, e non solo di quello delle vittime accertate dall’indagine della procura di Venezia. «Altro che solo Reparto Viola - ha raccontato a Il Gazzettino il parente di due persone ricoverate negli anni scorsi nella Rsa sandonatese - : gli operatori sotto inchiesta in passato hanno lavorato anche ai reparti Giallo, Rosso e al Verde». E ancora: «Ricordo quegli operatori – spiega – Dalla direzione della struttura è stato detto che lavoravano solo al nucleo Viola», diventato da martedì una sorta di bocca dell’infermo tra sputi in faccia agli anziani, botte, frustate con le chiavi, pannolini sporchi messi in faccia e violenze sessuali di ogni genere.

«È vero erano al Viola - continua - ma solo da quando il personale si è ridotto. In passato hanno prestato servizio al Giallo, al Rosso, al Verde. Per un periodo dopo aver imboccato mia madre nel nucleo Viola andavo da mia suocera nel Verde». Che qualcosa non fosse cristallino nella gestione dei pazienti, la testimone lo aveva capito quasi subito: «Mia mamma presentava diversi lividi sulle cosce, sul mento, sulla fronte, ho tutte le foto. Quando chiedevo spiegazioni mi dicevano che prendeva il farmaco Coumadin o perché veniva spostata nel letto. Era completamente allettata, non si muoveva e purtroppo non parlava - dice la donna- Mi lamentavo, protestavo con la direzione e se andavo due volte al giorno era anche per qualche sospetto. Dopo aver appreso delle brutalità ripenso a certe reazioni. Quando mi avvicinavo lei si irrigidiva, percepiva che qualcuno si stava avvicinando e aveva paura. Io la salutavo per darle un bacio o una carezza ma lei chiudeva gli occhi, provava un senso di timore. Ora posso collegare queste reazioni». L’indagine, quindi, non è per nulla finita.

Ultimo aggiornamento: 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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