SAN DONÀ - «Mia mamma ha subìto violenza? Era nel modulo viola, è morta in ottobre e vorrei lasciala “andare” almeno nella mia testa». È una delle richieste più struggenti di una figlia quasi in lacrime rivolta alla direzione della “Monumento ai caduti” durante l’assemblea con i parenti di ieri.
«Mia mamma è morta molto male per le sue patologie, ma anche per la trascuratezza che c’è stata qui – ha continuato la donna – Ho la cartella clinica e mi è stato detto in ospedale: il medico mi ha riferito che le sarebbero state dovute amputare le gambe per le piaghe che riportava. Venivo quasi tutti i giorni a vederla, ora vi chiedo: ha subìto violenza? Ditemi qualcosa, è stata qui quasi due anni». E ancora: «Mia mamma aveva paura - ha spiegato un’altra donna - diceva che di notte c’era un uomo nel reparto giallo e non era “persa”».
PROVVEDIMENTI DRASTICI
«I colpevoli saranno licenziati», ha promesso Dalla Bella. Nella Sala Montalcini ieri pomeriggio ci sono stati momenti di tensione. Alcuni dei familiari a più riprese hanno ribadito di aver segnalato i disagi e la preoccupazione in passato, ma di non essere stati ascoltati. Alcuni hanno spiegato di aver evidenziato problemi dal 2018, altri addirittura prima. E qualcuno dei presenti ha evidenziato anche un cambio di rotta, con l’arrivo del direttore Maurizio Padovan. «Vogliamo ricostituire il Comitato dei familiari – ha spiegato Padovan-, un organo di rappresentanza con il compito di dialogare con la struttura. Vi convocheremo ancora, perché nel tempo la vicenda si evolverà. Ci premeva darvi un segnale di tempestività. I fatti rilevati sono circoscritti al Nucleo Viola». Tra le richieste alcune informazioni più precise sul tipo di reati a sfondo sessuale che hanno avuto come vittime gli anziani.
SINDACO
Sul piede di guerra alcuni parenti di ospiti deceduti. «L’incontro di oggi è stato voluto dalla direzione della struttura – ha spiegato il sindaco di San Donà Andrea Cereser – Ci sono delle responsabilità dirette o indirette e verranno accertate, nessuno potrà sottrarsi all’esito delle indagini». «Non si tratta di “coraggio” ma è loro dovere – ha tuonato uno dei parenti – Sembra quasi che siano degli eroi, ma la cosa è risalente da tempo e nessuno ci ha ascoltato».
L’AZIENDA SANITARIA
Ma quali sono i controlli che fa l’azienda sanitaria sulle case di riposo? «Controlliamo i requisiti dell’accreditamento – spiega il direttore generale Mauro Filippi –, che il personale sia nel numero e nei profili adeguati. Controlliamo i farmaci: che non siano scaduti e ci sia una fornitura regolare e poi ovviamente attraverso il medico curante si esercita un controllo di tipo clinico all’interno della struttura». Un medico di famiglia di San Donà, infatti, si è accorto che qualcosa non funzionava. «Lo ha comunicato e da questa segnalazione è partita la denuncia - continua Filippi – Ci sono più medici, in base al numero degli ospiti: vanno nella struttura tutti i giorni e si occupano del loro gruppo, garantendone l’assistenza. L’Ulss manda il geriatra, il chirurgo quando serve. È fondamentale che tutti gli operatori tengano bene gli occhi aperti. Sono molto favorevole anche all’utilizzo di telecamere, se non c’è nulla da nascondere le telecamere non danno fastidio e poi serve riaprire le strutture ai familiari». Tra i presenti anche un referente del Codacons di Mestre, che si costituirà parte civile nel processo per i maltrattamenti avvenuti nella residenza sanitaria.
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