Era una palude malsana, ma nel 1851 qualcosa iniziò a cambiare ed oggi è un gioiello

Martedì 25 Giugno 2019 di Alessandro Marzo Magno
Era una palude malsana, ma nel 1851 qualcosa iniziò a cambiare ed oggi è un gioiello
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L'avvincente storia della tenuta nel territorio di Caorle, ora importante sede di Genagricola, che da oggi apre al pubblico Per l'occasione verranno inaugurati i primi dieci chilometri di piste ciclabili e le opere d'arte realizzate da Alberto Garutti. Un tempo palude malsana venne acquistata nel 1851 da Assicurazioni generali che avviò un moderno progetto di recupero.



LA STORIA
Gli austriaci hanno fatto anche cose buone: le bonifiche. Eh già, la prima bonifica moderna (meccanizzata) nel veneziano non è stata un'idea petto in fuori e mascella volitiva, bensì con le fedine e i baffoni dei tempi di sua maestà cattolica e apostolica, come veniva chiamato l'imperatore d'Austria. Siamo nel 1851 e le Assicurazioni generali comprano quello che, parafrasando Gaetano Salvemini e la sua definizione della Libia, appare essere uno «scatolone di acqua fetida». La tenuta Ca' Corniani, compresa nel territorio di Caorle, è un'enorme area paludosa  1750 ettari e malarica un tempo appartenuta alla famiglia cittadinesca veneziana che le ha dato il nome. Una relazione successiva parla di «pascolo umido che nei periodi piovosi o di alta marea veniva sommerso, il territorio aratorio era limitato alla stretta lente di bonifica naturale che accompagna il fiume presso le sponde, solamente la risaia stabile occupava una discreta estensione». Il chinino era carissimo per cui l'uso era limitato alla cura dei casi più gravi e non veniva mai somministrato a scopo profilattico. Vi si trovano l'edificio padronale, alcune case coloniche per i contadini, nonché l'abitazione del guardiano che deve sorvegliare l'esercizio dei diritti di caccia agli uccelli di palude, ma per il resto a farla da padrone sono le mortifere zanzare anofeli. Le Generali, però, hanno l'occhio lungo e nell'ambito del loro rafforzamento patrimoniale intuiscono che quel posto malsano può diventare ben altro.



L'IMPONENTE RECUPEROI lavori cominciano subito, ma quindici anni più tardi il Veneto passa all'Italia e si vuol dimostrare alla popolazione che è stato un buon affare. Il caso Ca' Corniani viene preso a cuore da Daniele Francesconi, ingegnere, segretario della direzione veneta delle Assicurazioni generali, nonché fervente partiota ed ex combattente del 1848 (notare che la sede centrale delle Generali, a Trieste, è ancora in Austria, ma non ci si creano problemi a dare il ruolo di dirigente a un antiaustriaco). La situazione della tenuta rimane pur sempre disastrosa: gli argini del Livenza Vivo sono talmente bassi da non riuscire a contenere le piene appena anormali. Verso la fine del 1879 cominciano lavori imponenti: si inizia a costruire l'impianto idrovoro e già l'anno successivo entrano in funzione due turbine a vapore le più moderne dell'epoca capaci di smaltire 2200 litri d'acqua al secondo. Vengono avviate le arginature di Livenza Vivo e Livenza Morto, del Piave Vecchio e del Piave Nuovo.
«La bonifica richiese lo scavo dei collettori e dei fossi secondari; arginature, strade, livellazioni di terre, chiaviche di soccorso, sottopassanti alle strade, fabbricati d'ogni specie: la Centrale con grande aia, case coloniche per il bracciantato; l'acquedotto per le erogazioni di acque dolci dal Livenza vivo, pozzi artesiani, la fornace di calce e il tenimento fu dotato anche di molino, di scuole e gli edifici di abitazione relativi», leggiamo sempre in una relazione successiva. Le cose sono state fatte per bene perché quando, nel 1882, una disastrosa piena allaga tutto il basso Veneto, la tenuta Ca' Corniani è la prima a venirne fuori, mentre i terreni attorno sono ancora sott'acqua. La produzione del frumento passa dagli 82 quintali di prima della bonifica ai 5646 del 1883, nel medesimo intervallo di anni il raccolto di mais cresce da 700 a 7336 quintali. Si decide di sacrificare la pur importante produzione di riso e tra il 1885 e il 1915 vengono eliminate le risaie stabili per alleggerire il peso dell'acqua ed eliminare una fonte di malaria. Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento viene installata una nuova pompa da 1000 litri al secondo, vengono costruite dieci nuove case coloniche, oltre a esserne restaurate altre dieci. 
LA RINASCITA E L'OCCUPAZIONEA Ca' Corniani vivono stabilmente 700 lavoratori con relative famiglie, viene istituito l'ufficio telegrafico, alla scuola elementare sono aggiunti l'asilo d'infanzia e una scuola di lavoro femminile. La profilassi antimalarica viene intensificata. Nel 1884 le Generali ricevono il diploma d'onore all'Esposizione generale italiana di Torino per «la bonifica operata a Ca' Corniani». La direzione di Trieste il 4 novembre manda una circolare agli agenti per informarli e per invitarli a studiarsi bene la questione «onde sostenere vittoriosamente qualunque gara di concorrenza giacché, senza jattanza, ci pare di poter affermare che nessuna delle Società Assicuratrici, le quali agiscono in Italia, ci possa vincere mediamente un complesso di condizioni più splendide ed eloquenti».

Un successone, insomma. Ma poi arriva la prima guerra mondiale: l'Austria ha dato, l'Austria toglie. Dopo Caporetto, le truppe asburgiche occupano la tenuta e al momento di andarsene, a inizio novembre 1918, gli austriaci fanno saltare macchinari ed edifici, l'allagamento dura fino all'8 maggio 1919. Si torna all'anno zero: muoiono 170 mila viti su 230 mila e 100 mila piante diverse da legno e da frutto, le strade risultano danneggiate dal passaggio dell'artiglieria, 1000 ettari si ricoprono di canne palustri alte fino a tre metri e mezzo. Sono stati requisiti 1055 capi di bestiame su 1223. Porte, finestre, scale di legno, mangiatoie, sono asportate e utilizzate per costruire alloggiamenti o bruciate per scaldarsi. La malaria ha ricominciato a manifestarsi e tra i coloni debilitati l'epidemia di spagnola miete diverse vittime ogni giorno. Si ricomincia: si restaura, si costruiscono due nuove case coloniche: Vittoria e Risorgimento, alcune vecchie sono demolite. Vengono realizzati un nuovo scolmatore lungo 1700 metri e un acquedotto di 12 chilometri della portata di 100 litri al secondo che attinge dal Livenza Vivo.

DA IERI A OGGI
Oggi l'agricoltura è profondamente cambiata, si è industrializzata. La tenuta di Ca' Corniani rimane la più importante di Genagricola, la divisione agricoltura delle Generali. Da oggi sarà aperta al pubblico. Spiega Francesco Marchese, responsabile marketing di Genagricola: «Un tempo costituiva una vera e propria comunità, ora vogliamo aprirla alla popolazione, farla tornare un centro di aggregazione a disposizione della comunità locale e dei turisti che numerosi affollano il litorale. Verrà raccontata la storia di Ca' Corniani, in modo che il contenuto sia autorevole, ma con un linguaggio semplice, fruibile anche dai ragazzini. Vogliamo farne un avamposto per comunicare l'importanza del mondo agricolo, oggi marginalizzato dalle cronache. Invece tutti mangiamo agricoltura, ogni giorno». All'interno della tenuta ci saranno 32 chilometri di piste ciclabili, oggi viene inaugurato il primo lotto di dieci chilometri, così come si inaugurano le tre opere d'arte realizzate da Alberto Garutti, specializzato in opere d'arte pubbliche, ai tre ingressi della tenuta. 
Alessandro Marzo Magno 
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Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 11:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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