Venezia. Addio all'ultimo battiloro d'Europa: "Mario Berta" chiuderà a ottobre 2025: «Nessun giovane disposto a lavorare qui, mancano voglia e passione» - Foto

Sabato 4 Novembre 2023 di Michele Fullin
VENEZIA Il laboratorio di Marino Menegazzo alle Fondamente Nove

VENEZIA - Tra meno di tre anni l’azienda taglierebbe il traguardo del secolo di vita, ma senza un interesse delle istituzioni o di persone disposte ad imparare una delle più antiche lavorazioni che si svolgono a Venezia da mille anni, non ci sarà nulla da festeggiare. Insediata alle Fondamente Nove in quella che per 45 anni fu la casa di Tiziano, la ditta Mario Berta Battiloro è l’unica in Europa a produrre foglia d’oro tirata a mano. Una foglia sottilissima al punto che da un grammo di metallo a 24 carati si ricava un metro quadro di foglia. A usare il martello con maestria e precisione è Marino Menegazzo, mentre a tagliare la foglia e a “costruire” gli album con 25 fogliette che si mettono a volare solo con il respiro, sono la moglie Sabrina Berta e la figlia Sara.


LA CRISI
Fino al 2007 l’azienda impiegava 14 dipendenti, per lo più donne. Poi, con la crisi del 2008 e le altre crisi globali a seguire, i dipendenti non ci sono più e nonostante gli ordini dall’Italia e dal mondo ci siano, per l’azienda pare non esserci un futuro roseo. «In questo momento - spiega Menegazzo - avremmo abbastanza lavoro, ma nel passato abbiamo accumulato dei debiti anche per aver tenuto con noi più di 10 persone che lavoravano qui. Dalla crisi del 2007 abbiamo tenuto duro fino al 2015 per aiutare i nostri dipendenti. Più che dipendenti, in realtà, erano parte della famiglia. Così, adesso però non ci resta che vendere il nostro laboratorio per chiudere i debiti e anche l’attività perché non c’è margine di vedere giovani leve che possano lavorare con noi. Manca la voglia, manca la passione.

E a questo si aggiunge il fatto che non possiamo dare un futuro a loro, poiché neppure le istituzioni veneziane danno lavoro agli artigiani veneziani. È successo ad esempio con i restauri della Ca’ D’Oro o con la ricostruzione della Fenice, alla quale prima del 1996 fornivamo l’oro per restaurare pareti e arredi».

 


APPRENDISTI INTROVABILI
Come per tante attività artigianali, la carenza di apprendisti è una delle cause della crisi. «Da quest’anno siamo rimasti in tre. Non ci sono più giovani disposti a fare quest’arte minore che nella Serenissima era considerata alla pari del vetro. Ho provato a far venire altra gente, ma nessuno si è appassionato. Ho provato persino con un quarantenne che aveva perso il lavoro a Murano. Era entusiasta, l’ho assunto, ma è durato solo tre giorni, diceva che non ce l’avrebbe fatta. Ma ci vogliono anni di pratica, bisogna rubare con l’occhio cose che per me sono scontate ma per altri non lo sono e io sono felice di insegnare. Ma niente. Ultimamente sono venute visite dall’Accademia, da scuole del Veneto e persino dal Canada. Finora, però, non c’è nessuno che si sia appassionato. Siamo a un passo dalla chiusura. Mi sono dato una data, se non cambia nulla: ottobre 2024. Mi spiace solo che ancora due anni avremmo celebrato il secolo di vita».


NOTI NEL MONDO
Con la foglia d’oro di Berta sono state ricoperte la palla della Dogana, le palle di una cupola di San Marco, l’angelo del campanile. Ma anche la Madonnina del duomo di Milano o la croce della basilica del Rosario di Lourdes. Partendo dall’oro purissimo, la gamma di Berta ha raggiunto i 17 colori. «Ci conoscono in tutto il mondo - riprende - perché siamo l’élite della produzione e la differenza con la foglia industriale si vede e si sente. La foglia d’oro battuta a mano non ha solo un fascino romantico, ma è proprio una foglia diversa. Cercavamo con Regione, Comune e altri qualcuno che potesse aiutarci ad avere un posto dove poter insegnare ai giovani il mestiere e dare loro la possibilità di fare i lavori, visto che chiuderemo. Oppure, darci la possibilità di creare un piccolo museo con macchine e attrezzi originali del 1926. In passato avevamo fatto un appello proprio sul Gazzettino al sindaco Brugnaro e al presidente Zaia di venire a visitare il nostro laboratorio, prima che sia troppo tardi. Loro, magari, potrebbero far aprire gli occhi a qualcuno per far andare avanti questo mestiere millenario e lo aiuti a non farlo morire».

Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 08:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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