Venezia. Aeroporto, cresce il numero di passeggeri nonostante la tassa d'imbarco: oltre 11 milioni nel 2023

Ai primi di aprile rispetto agli stessi giorni del 2023, la crescita dei decolli progressivi è stata del 7% (803 contro i 747 dell'anno scorso)

Domenica 14 Aprile 2024 di Elisio Trevisan
Aeroporto

MESTRE - L'aeroporto di Venezia sta sviluppando più di quanto previsto. «Venezia crescerà ancora ma solo del 5%, meno di quanto avremmo potuto svilupparci» aveva pronosticato Enrico Marchi, presidente del Gruppo Save che gestisce il sistema aeroportuale del Triveneto, quasi due mesi fa illustrando i contenuti della lettera che aveva scritto al sindaco Luigi Brugnaro per chiedergli di abolire la tassa d'imbarco di 2,5 euro, per ogni passeggero in partenza dal Marco Polo, istituita a maggio del 2023. Tassa a causa della quale l'aeroporto intercontinentale veneziano è diventato il più caro d'Italia (aggiungendo ai 2,5 euro i 6,5 di addizionale imposti a tutti gli scali del Paese) e le compagnie low cost, più colpite perché con costi dei biglietti più bassi, sono in fibrillazione tanto che Ryanair minaccia di chiudere la sua base a Tessera per il periodo invernale, e ha già tagliato frequenze e 6 rotte invernali e uno dei quattro aerei che fanno base su Venezia spostandolo in Spagna e in Portogallo, oltre ad aver posizionato un aereo al Ronchi dei Legionari di Trieste aprendovi sette nuove rotte.

La crescita di passeggeri nonostante la tassa d'imbarco

Ai primi di aprile, invece, rispetto agli stessi giorni del 2023, la crescita dei decolli progressivi è stata del 7% (803 contro i 747 dell'anno scorso). Un 2% in più, dunque, rispetto a quanto previsto da Save, che fa ben sperare. I 13 milioni di passeggeri attesi da aprile ad ottobre, cioè per la stagione estiva 2024, come annunciato da Save a fine marzo nel corso di un workshop con 65 operatori, tra compagnie aeree, enti del turismo e tour operator, secondo i nuovi dati potrebbero essere anche di più. E questo, sempre, nonostante la tassa d'imbarco come aveva già osservato il Comune di Venezia rispondendo alla lettera di Marchi: «Il 2023 per l'aeroporto si è chiuso con oltre 11 milioni di passeggeri, un +21,4% rispetto al 2022, e un andamento positivo del +3% rispetto al corrispondente mese del 2019, in gran parte per i voli internazionali. Un segno, dunque, della vitalità e della capacità attrattiva del nostro aeroporto. Dati che confermano che l'introduzione della addizionale di 2,5 euro non ha influito nella ripresa del traffico post-pandemia». Save aveva risposto che quel che conta non è la crescita dei voli internazionali delle compagnie di bandiera, ma la situazione delle low cost che costituiscono il 50% del traffico del Marco Polo. I nuovi dati, non essendo ancora usciti quelli di Assaeroporti, provengono da Aeroporto Online, un sito sulle analisi gestionali degli aeroporti creato da Massimo Soppani, ingegnere veneziano, ex direttore generale dell'aeroporto Marco Polo dal 2004 ed ex direttore generale del Catullo di Verona (tra il 2009 e il 2012). Secondo questa analisi, dunque, la partenza della stagione estiva è buona per Venezia e Verona (che nei primi 7 giorni di aprile cresce del 12% con 222 decolli contro i 199 dei primi di aprile 2023), mentre va male Treviso che è in media negativa per 4 giorni su 7 registrando un meno 3% progressivo. Viste le dinamiche dei mesi precedenti, per "Aeroporto Online" «non si può escludere che alla base ci sia la decisione di Save di sacrificare Treviso per mantenere al più alto livello possibile il traffico del Marco Polo».

Per quanto riguarda Venezia, la crescita è bilanciata su tutti i giorni della settimana «senza registrare variazioni particolari nella componente low cost ad eccezione di un più evidente sbilanciamento di Ryanair verso EasyJet». In attesa della sentenza del Consiglio di Stato sul ricorso contro la tassa d'imbarco presentato da Save e dalle compagnie low cost Ryanair, Wizz Air, EasyJet e Volotea, per Save, dunque, continua la crescita.

Il segnale delle compagnie low cost

Un segnale di una possibile disaffezione verso Venezia paventata ai primi di marzo anche da EasyJet («con la tassa, Venezia è diventato uno degli aeroporti più cari su cui volare in Europa, quindi non ci sarà da stupirsi se ad un certo punto le compagnie inizieranno ad indirizzare i loro investimenti altrove») si potrebbe forse individuare sull'andamento del Catullo di Verona, dove «la crescita è dovuta per la gran parte a Ryanair e Volotea che fanno salire notevolmente la componente low cost comune (Ryanair, Easyjet, Wizz Air e Volotea), dal 50% circa dei mesi precedenti al 65%». E per "Aeroporto Online" «i margini potenziali di miglioramento sono ancora notevoli dato che ad oggi sono 3,3 i giorni di vuoto operativo accumulati su 7 di calendario». Chiaro che bisogna sempre fare le proporzioni tra gli 803 decolli di Venezia e i 222 di Verona. 

Ultimo aggiornamento: 12:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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