UDINE - Le urla di dolore di Lisa Puzzoli, la giovane mamma di 22 anni di Villaorba di Basiliano (Udine), accoltellata a morte dall'ex fidanzato sull'uscio di casa il 7 dicembre 2012. E le sue grida di aiuto rivolte al fratello Luca che si trovava vicino. Sono risuonate ieri mattina nell'aula A del tribunale di Udine dove è cominciato il processo per omicidio a carico dell'ex fidanzato Vincenzo Manduca, 27 anni, macellaio emiliano di Santa Sofia di Forlì, da allora detenuto nel carcere di Udine.
E l'ascolto in aula dei file audio, tra cui proprio quello dei drammatici momenti dell'omicidio, registrato dalla vittima stessa. Come era solita fare in ogni incontro con il proprio ex, registrava le conversazioni. E anche quel pomeriggio, quando lui aveva suonato alla porta di casa prospettandole un problema per l'assegno di mantenimento della loro bambina, aveva acceso il cellulare per catturare lo scambio di battute.
L'audio, finito agli atti del processo, è stato ascoltato in aula, subito dopo l'ammissione delle prove e il gratuito patrocinio per l'imputato. È stato un momento straziante, che ha gelato il sangue di chi era presente. Lo stesso Manduca ha avuto l'unico momento di cedimento sulle urla della ragazza. Si è tappato le orecchie con le mani e ha abbassato il capo, rimanendo in silenzio.
«Nella prima registrazione, l'incontro tra i due è sull'ingresso principale. Manduca dice alla ragazza che deve consegnargli della documentazione da firmare. Potrebbe passarle i fogli tra le inferriate del cancello, ma dice che non si fida, perché ha paura che non glieli restituisca - ha spiegato in aula il comandante dei carabinieri Giovanni Sergi, chiarendo i passi della registrazione - Allora lei si porta su un secondo cancello e lo apre e viene a contatto con Manduca. L'aggressione avviene in un minuto e mezzo».
In aula è stata ascoltata anche la registrazione della chiamata che lo stesso imputato fa al 112 pochi minuti dopo l'omicidio. «Ho ucciso la mia ex, voglio consegnarmi, dov'è la caserma? - dice - Ho deciso di diventare la persona che dite che io sono: un criminale».
Ultimo aggiornamento: 14:23
E l'ascolto in aula dei file audio, tra cui proprio quello dei drammatici momenti dell'omicidio, registrato dalla vittima stessa. Come era solita fare in ogni incontro con il proprio ex, registrava le conversazioni. E anche quel pomeriggio, quando lui aveva suonato alla porta di casa prospettandole un problema per l'assegno di mantenimento della loro bambina, aveva acceso il cellulare per catturare lo scambio di battute.
L'audio, finito agli atti del processo, è stato ascoltato in aula, subito dopo l'ammissione delle prove e il gratuito patrocinio per l'imputato. È stato un momento straziante, che ha gelato il sangue di chi era presente. Lo stesso Manduca ha avuto l'unico momento di cedimento sulle urla della ragazza. Si è tappato le orecchie con le mani e ha abbassato il capo, rimanendo in silenzio.
«Nella prima registrazione, l'incontro tra i due è sull'ingresso principale. Manduca dice alla ragazza che deve consegnargli della documentazione da firmare. Potrebbe passarle i fogli tra le inferriate del cancello, ma dice che non si fida, perché ha paura che non glieli restituisca - ha spiegato in aula il comandante dei carabinieri Giovanni Sergi, chiarendo i passi della registrazione - Allora lei si porta su un secondo cancello e lo apre e viene a contatto con Manduca. L'aggressione avviene in un minuto e mezzo».
In aula è stata ascoltata anche la registrazione della chiamata che lo stesso imputato fa al 112 pochi minuti dopo l'omicidio. «Ho ucciso la mia ex, voglio consegnarmi, dov'è la caserma? - dice - Ho deciso di diventare la persona che dite che io sono: un criminale».