«In caserma anche bimba di 2 anni»: la visita all'interno della struttura

Domenica 12 Maggio 2019 di Camilla De Mori
«In caserma anche bimba di 2 anni»: la visita all'interno della struttura
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UDINE - Il Movimento 5 Stelle tiene i riflettori puntati sul caso Udine, balzato all'attenzione delle cronache dopo la protesta delle associazioni di fronte all'ipotesi che le famiglie potessero finire alla Cavarzerani. Alla fine, però, grazie anche all'impegno del prefetto Angelo Ciuni, quasi tutte le famiglie e i soggetti vulnerabili hanno trovato ospitalità in altri alloggi. Ma la deputata grillina Sabrina De Carlo, che già aveva fatto un'interrogazione parlamentare, ieri, accompagnata dai consiglieri regionali Sergo, Dal Zovo e Ussai e comunali Capozzi e Liano, ha voluto appurare di persona la situazione all'ex caserma, che aveva già visitato lo scorso inverno.
 
IL SOPRALLUOGO«Attualmente i profughi ospiti dovrebbero essere 425. Fra loro, ci sono due famiglie, fra cui una con una bambina di due anni, e una donna sola. I gestori hanno messo i moduli abitativi per i nuclei di fronte ai loro uffici per monitorare la situazione. Non siamo entrati per rispetto della privacy», dice la parlamentare. De Carlo, che aveva già chiesto che in caserma non finissero famiglie né bambini, «visto che ho appurato che ci sono, continuerò a battere su questo punto. Non è previsto che in queste strutture vadano famiglie e bambini. Chiederò che vengano spostate: il prefetto mi ha anticipato che stanno provvedendo a trovare una soluzione idonea. Anche secondo lui non devono stare in una caserma». Non esclude una nuova interrogazione, anche sul caso del Centro di Gradisca, che intende visitare. Quella alla Cavarzerani, dice, «è stata una visita molto veloce. Erano sorpresi di vederci. Alcune parti non ci sono state mostrate. Hanno detto che mancavano le chiavi e che mancava il responsabile e non potevano accompagnarci. Mi hanno detto che hanno attivato i corsi di falegnameria, muratura e italiano, ma non è stato possibile visitare i locali in cui si tengono i corsi e neppure quelli in cui danno assistenza medica. Se nel weekend non è facile e per questo la visita è stata molto frettolosa, mi sono ripromessa di tornare durante la settimana, o la prossima o quella dopo». La fotografia (con dossier di video e immagini) che la deputata porta a casa? «I moduli che ci hanno mostrato erano tenuti molto bene, con biancheria usa e getta. C'era un buon odore. Anche i bagni sembravano tenuti abbastanza bene. Ma non abbiamo potuto vedere tutto». De Carlo ha anche sollecitato copia della convenzione con il gestore. Prima del sopralluogo aveva già incontrato alcune associazioni, fra cui Oikos, nell'ambito di «un tour che come M5S abbiamo avviato dal giorno dopo il decreto sicurezza. Un conto è fare la legge, ma quando si applica, si vedono i risultati. Chi vive questi effetti ogni giorno può darci le indicazioni migliori per apportare eventuali migliorie, se fossero necessarie».
PORTEDe Carlo ha anche parlato con qualche profugo e si è stupita del fatto che «quando siamo arrivati, intorno alle 17, l'ingresso della Cavarzerani era chiuso e abbiamo aspettato per entrare. E anche ora che siamo usciti (parlava alle 18.15 ndr) vedo otto profughi fuori che aspettano di entrare. Mi sembra una cosa un po' strana: mi riprometto di appurare il perché». Ma alle 18.33 la stessa De Carlo avrebbe visto aprire le porte. Quanto al caso dei cartelli in italiano, inglese e friulano messi in piazzale D'Annunzio dal Comune nella cosiddetta aiuola dei profughi con il divieto di calpestare l'erba, la deputata si limita ad un commento ironico: «Non tutti i profughi immagino capiscano l'italiano, l'inglese o il friulano».
Camilla De Mori
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